A pochi chilometri dal centro abitato di Tempio Pausania, nel bosco di Curadureddu, proseguono le attività espositive di Organica, il museo di arte ambientale dedicato all’arte contemporanea e alla fotografia, diretto dal critico d’arte Giannella Demuro.
Si inaugurano domenica 21 agosto, alle ore 11:00 nelle sale del CEDAP, due nuove mostre: per la sezione di arte contemporanea, l’appuntamento è con “Vie di Fuga”, il nuovo progetto installativo-multimediale dell’artista Giusy Calia a cura di Mariolina Cosseddu, mentre la sezione di fotografia ospita la mostra “L’arte della lavorazione del sughero in Sardegna”, reportage naturalistico e antropologico di Roberto Graffi.
Nel pomeriggio, a partire dalle ore 15:00, nell’ambito di Organica GreenLAB, sezione del museo dedicata all’ambiente e alla creatività sostenibile, si terrà il laboratorio creativo La Gazza ladra, condotto da Maria Viola Oggiano.
Il lavoro di Giusy Calia “Vie di Fuga” mostra una divertita follia compositiva fatta di oggetti e forme tanto concrete e reali da apparire inverosimili perché disposte in luoghi del tutto stranianti. La mostra è curata dalla storica e critica d’arte Mariolina Cosseddu che, nel testo critico che accompagna l’esposizione, illustra la poetica sottesa al lavoro: “La dominanza della figura femminile, la presenza irrinunciabile dell’acqua, il simbolismo degli oggetti della memoria, sono elementi costruttivi di una visione del mondo che declina dolore e bizzarria, passione e giocosità, malinconia e assurdità, tutto perfettamente in equilibrio sul filo del rasoio. Eppure, a scorrere le immagini che compongono “Vie di Fuga”, non si può non prendere atto che qualcosa è successo, qualcosa che equivale a una svolta, a una nuova dimensione dello sguardo e dello spirito indagatore.
Basta soffermarsi sull’immagine che idealmente apre il percorso visivo e si presta a diventare l’incipit della narrazione: la figura onirica della donna che, mentre si lascia trasportare dalle placide acque, rivolge il suo nostalgico saluto a ciò che lascia prima di iniziare un viaggio misterioso di cui la valigia conserva i segreti. Allegoria reale, diremo, di un passato da cui allontanarsi e di altre attese che premono all’orizzonte. La duplicità dell’immagine riflessa contribuisce non poco al gioco seduttivo del doppio come dimensione dell’ignoto, delle possibilità, delle scelte. Come quella di affidare al vento un velo trasparente di felicità manifesta nel gesto liberatorio che mostra la figura femminile a suo agio tra gli oggetti di casa disposti con naturalezza sulla superficie del lago.
Il meccanismo che sorregge la costruzione di questi “tableaux vivants” fotografici appare dunque regolato dall’intento di smaterializzare le forme, alleggerirle dal peso della concretezza del quotidiano e proiettarle in quella dimensione che chiamiamo sogno, dove tutto è concesso e tutto può accadere. Spazio di libertà certo ma anche luogo di realtà progettata e trasformata dal desiderio e dalla ricerca estetica che di fatto rende le composizioni di Giusy Calia visioni surreali. Con un carico di significati reconditi che chiamano in causa il lettore sollecitato a interrogarsi sulla follia visiva di immagini destabilizzanti. Come tentare un’immersione subacquea tra oche e galline del cortile di un ignaro Bruno Petretto o, ancora, mimare su un coccodrillo di plastica una bella nuotata dentro una presunta piscina naturalmente vuota”. (M. Cosseddu)
Giusy Calia (Nuoro, 1971), coltiva il suo interesse per le immagini fin da piccola, utilizzando la fotografia come strumento narrativo per mantenere vive le cose speciali che vedeva. La sua prima macchina fotografica è stata una Nikon Fm2 e la sua ricerca artistica è da sempre strettamente legata a al suo percorso formativo. Dopo la laurea in Filosofia, a cui è seguito un PhD in Letterature Comparate, nel 2006 si trasferisce a Milano per studiare fotografia alla John Kaverdash School: moda, reportage, camera oscura, still life. Nel 2007 frequenta un corso di videomaker presso la New York Academy.
Attualmente sta concludendo il suo percorso accademico in Psicologia Clinica. Molti dei suoi primi scatti sono realizzati all’interno di vecchi ospedali psichiatrici abbandonati. Tema principale delle opere è la figura femminile, di cui esamina le variazioni: passione, follia, assenza, seduzione, dolore, bellezza. I primi lavori sono ispirati alla figura di Ofelia, eroina shakespeariana morta suicida per annegamento. L’artista è da sempre affascinata dall’acqua, elemento con il quale sente un forte legame, tanto che diverse sue opere sono realizzate proprio nell’acqua: una regressione al grembo materno necessaria per tornare al silenzio del liquido amniotico. Nel 2009 un suo lavoro arriva in finale al “Premio Terna” (Italia) per le arti visive. Nel 2010 partecipa alla Biennale di Venezia curata da Vittorio Sgarbi. Nel 2013 realizza una mostra personale al Museo Mart di Rovereto (Italia): “Image’s Alchemy”. Un anno dopo le sue opere rappresentano la Sardegna alla Biennale Russa di Mosca. Espone le sue opere dal 2004 in collezioni pubbliche e private in Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Belgio e Jugoslavia e Italia.
Accanto alla mostra di Giusy Calia, il 21 agosto si inaugura anche la mostra “L’arte della lavorazione del sughero in Sardegna” del fotografo Roberto Graffi, presentata dal designer Nicola Vasa. Attraverso l’obiettivo della macchina fotografica, l’approfondita e minuziosa ricerca di Graffi riesce a catturare l’anima delle persone, consegnando all’osservatore un affresco di un mondo che ruota intorno ad un materiale naturale antico e prezioso, il sughero – dalla estrazione della pianta madre alle tante fasi della lavorazione – un mondo che oggi rischia di scomparire.
Un piccolo esercito di scorzatori, trasportatori, bollitori, tagliatori, quadrettai, operai, operaie, mogli, mariti, figli, nipoti, famiglie intere che “guardano tranquillamente in macchina, tutti come fotogrammi di uno stesso film di passione per il lavoro, dedizione e spirito di sacrificio. Volti sereni che oggi rischiamo di non rivedere, custodi di mille segreti di un mestiere antico tramandato di padre in figlio, apprendisti e operai che son diventati bravi artigiani, imprenditori e industriali coraggiosi” (Nicola Vasa).
Roberto Graffi (Etiopia, 1967) inizia a fotografare e apprendere i rudimenti della tecnica dal padre fotografo. Dopo un breve periodo di formazione nello studio di famiglia, decide di intraprendere un percorso personale che lo porterà a frequentare artisti in varie parti del mondo, con particolare predilezione per i grandi maestri della fotografia. Al suo attivo ha numerose mostre personali e collettive e ha collaborato con numerose realtà museali. L’arte della lavorazione del sughero in Sardegna, uno dei suoi lavori più importanti, ha debuttato a Boston nel 2009. Attualmente lavora intensamente a due nuovi progetti fotografici, sperimentando l’uso di materiali diversi in accostamento o sostituzione al tradizionale supporto cartaceo.
Nel pomeriggio del 21 agosto, dalle 15:00 alle ore 19:00, nell’ambito di Organica GreenLAB, sezione del museo dedicata all’ambiente e alla creatività sostenibile, si terrà La Gazza ladra, laboratorio creativo di gioielli eco-friendly. Partendo da semplici fogli di carta l’art-designer Maria Viola Oggiano insegnerà ai partecipanti a costruire gioielli dal design fresco e attuale utilizzando la tecnica “quilling”, filigrana di carta modellata in varie forme: un modo sostenibile e creativo per dare nuova vita alla carta stampata e realizzare idee regalo originali e a bassissimo impatto ambientale (per info e prenotazioni: 347 2570908).
Tutti gli eventi di Organica si tengono alle pendici del Monte Limbara, nei dintorni di Tempio Pausania: nel bosco di Curadureddu e presso il CEDAP – Centro di Educazione e Documentazione sull’Ambiente e sul Paesaggio. Lo spazio del CEDAP dispone di due sale espositive, una dedicata all’arte contemporanea e l’altra alla fotografia ed è anche un punto informativo per le attività escursionistiche, ambientali e culturali del territorio.
La località è raggiungibile da Tempio, Olbia e Sassari lungo la strada statale SS 392, e poi a piedi percorrendo uno dei suggestivi sentieri che si inoltrano nei boschi del Limbara.
Orari apertura del CEDAP: dal martedì al giovedì 13:00-18:00; dal venerdì alla domenica 12:00–18:00, chiuso il lunedì.
Info: cell. 339 5906900 | tramedarte.org | [email protected] | Facebook @tramedarteassociazione | Instagram @tra.med.arte | YouTube.