La visione della follia e la cura dell’alienazione e dello squilibrio mentale nel Terzo Millennio – con una riflessione sulle ingiustizie e le discriminazioni nella società contemporanea, con la presentazione di “Esclusione, sofferenza, guerra. Tesi provvisorie sulla guerra, sull’esclusione sociale, sulla privazione dei diritti, sulla sofferenza oscura” di Sergio Piro (Sensibili alla Foglie – 2023) in programma domani alle 17:00 nel Foyer del Teatro Massimo di Cagliari per un nuovo appuntamento sotto le insegne di Legger_ezza 2023, il progetto di Promozione della Lettura a cura del CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna – giunto alla sua quinta edizione e realizzato in collaborazione con la Libreria Edumondo, che trae spunto dalla letteratura per affrontare le questioni cruciali del presente.
La parola ad Antonio Esposito, uno dei curatori del volume, insieme con Dario Stefano Dell’Aquila e Roberta Moscarelli, che illustrerà i contenuti dell’opera, ripubblicata vent’anni dopo la prima edizione (La città del sole, 2002) con la prefazione di Teresa Capacchione (Associazione Sergio Piro), ma anche spazio agli interventi preziosi di Gisella Trincas (presidente UNASaM), Daniele Pulino e Alessandro Montisci: fin dal titolo “Esclusione, sofferenza, guerra” rimanda ad alcuni dei temi fondamentali per lo psichiatra campano, tra i protagonisti della stagione di lotte per la chiusura dei manicomi e tra i sostenitori della riforma promossa da Franco Basaglia.
Sergio Piro (1927 – 2009) laureato alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Napoli (con internato all’Istituto di Psicologia) poi specializzatosi in neuropsichiatria a Cagliari (dove aveva trascorso l’infanzia) con una tesi su “Semantica del linguaggio schizofrenico”, già libero docente in Psichiatria e in clinica delle malattie nervose e mentali presso l’ateneo partenopeo e direttore dell’Ospedale psichiatrico Materdomini di Nocera Superiore, dalla fine degli anni sessanta fu tra i principali esponenti della psichiatria fenomenologica, impegnandosi per una radicale trasformazione dell’approccio clinico e terapeutico alla malattia mentale.
Distaccatosi dal mondo accademico, portò avanti le sue idee fino a scontrarsi con le istituzioni, tanto da essere licenziato dal Materdomini, dove aveva sperimentato modalità alternative a quelle tradizionali, costituendo una “comunità terapeutica” in linea con la Psichiatria Democratica di Franco Basaglia a Gorizia.
La sua sfera di interessi spazia dalla medicina, e in particolare la psichiatria, alle scienze umane e sociali – dalla semantica all’antropologia, la linguistica e epistemologia – accanto all’impegno nelle battaglie politiche contro il sistema, con una speciale attenzione per le esperienze territoriali e nell’attuazione della riforma per un approccio più moderno, rispettoso e attento alla sofferenza psichica. Precursore del movimento di rinnovamento e critica alla psichiatria tradizione, autore de “Il linguaggio schizofrenico” (1967) e “Le tecniche della liberazione” (1971), dedicò l’ultima parte del suo lavoro di ricerca a un Osservatorio sull’abbandono degli “psichiatrizzati” da parte dei servizi di salute mentale.
“Esclusione, sofferenza, guerra” racchiude dieci “tesi” scritte da Sergio Piro su argomenti, ieri come oggi, di forte attualità, dall’aspirazione a una pace duratura e al superamento dei conflitti bellici, con riflessioni che traggono spunto dalla situazione contingente per approdare a considerazioni generali, da cui emergono connessioni evidenti sui rapporti di forza e la sofferenza delle vittime. «La guerra, lo sfruttamento dei popoli militarmente deboli, le diseguaglianze economiche, la rapina delle risorse, la negazione del diritto di sopravvivenza, la negazione della cultura e del progresso, il dominio dei ricchi sui poveri e dei forti sui deboli, la distruzione della natura, tutto ciò si collega senza soluzione di continuità con le condizioni di esclusione sociale circoscritta e di violenza diffusa, presenti con evidenza massima e crescente all’interno degli stati imperiali dominanti e delle società del benessere».
L’incapacità di proteggere e difendere le persone fragili e emarginate, cui si aggiunge una negazione dei diritti civili, conduce al paradosso di una «guerra fra gli esseri umani in ogni forma di odio, di aggressività, di oppressione, di persecuzione, di sadismo macro-sociale, micro-sociale, singolare». Tra le ragioni di esclusione, anche la malattia mentale, mentre è più che mai necessario contrapporsi a una visione del mondo che non tenga conto dei principi fondanti della civiltà, dell’empatia e del senso di umanità.
«Questo libro… è un tentativo di ricostituire un modo comune, intensamente politico, di percepire le prassi di cura e di richieste di cura» – sottolinea Teresa Capacchione –. «Si tratta di ritrovare una dimensione non assistenziale, non caritativa, della problematica della sofferenza incentrandola sul nesso che si dà tra pratiche di esclusione e la persistenza/intensificazione della guerra all’interno della nostra società. [….] Esso è per dir così un breviario sul significato politico delle lotte all’esclusione e sul modo in cui esse divengono elementi di un conflitto più ampio, di natura addirittura antropologica, quello concernente le forme di identificazione e di narrazione sociale prevalenti. C’è “guerra” dove c’è identità forte ed escludente, non soltanto dove vi è rumore di armi».
Ingresso gratuito fino a esaurimento posti.