La magia del nouveau cirque e intriganti e raffinate coreografie contemporanee, tra l’ironia della commedia e il pathos dell’antica tragedia per la Stagione 2023-2024 de La Grande Prosa | Danza e Circo Contemporaneo al Teatro Civico di Alghero, organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con la direzione artistica di Valeria Ciabattoni, con il patrocinio del Comune di Alghero e il sostegno della Fondazione Alghero e con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura e della Regione Sardegna e il contributo della Fondazione di Sardegna.
Dodici titoli in cartellone tra dicembre e aprile con i nomi di punta del teatro italiano, accanto alle creazioni di grandi coreografi.
Fantasia in scena – martedì 12 dicembre alle 21:00 – con “Ouverture des Saponettes”, un originale e poetico “concerto per bolle di sapone” di e con Michele Cafaggi, per la regia di Davide Fossati (produzione Studio TA-DAA!) che apre il cartellone con la magia e il fascino del nouveau cirque. Un emozionante racconto senza parole, che vede protagonista un buffo personaggio, uno stravagante «direttore senza orchestra, musicista senza strumenti, cantante senza fiato» per una misteriosa e avvincente partitura «per pensieri fragili», ma anche leggeri e silenziosi «come bolle di sapone».
Il simpatico ed eccentrico maestro di musica conduce il pubblico «nel mondo fragile e rotondo delle bolle di sapone per un “concerto” dove l’imprevisto è sempre in agguato: da strani strumenti nascono bolle giganti, bolle rimbalzine, bolle da passeggio, grappoli di bolle…» e diventa possibile entrare nella sfera lucente di una bolla gigantesca… “Ouverture des Saponettes” mescola suggestioni e numeri circensi alle atmosfere del varietà, tra clownerie, pantomima e musica per incantare e divertire grandi e piccini… come in un sogno ad occhi aperti.
Un classico del Novecento – giovedì 18 gennaio alle 21:00 – con “Natale in Casa Cupiello” di Eduardo De Filippo, trasformato in un intrigante “spettacolo per attore cum figuris”, da un’idea di Vincenzo Ambrosino e Luca Saccoia, che vede protagonista lo stesso Luca Saccoia nel ruolo di Tommasino, il figlio insofferente e ribelle, con i pupazzi e alle maschere creati da Tiziano Fario, per la regia di Lello Serao (produzione Teatri Associati di Napoli/Teatro Area Nord e Interno 5, con il sostegno di Fondazione Eduardo De Filippo e Teatro Augusteo). «Il presepe è l’orizzonte dentro cui si muove tutta l’opera sia in senso reale che metaforico» – spiega il regista Lello Serao –, «è l’elemento necessario a Luca Cupiello per sperare in una umanità rinnovata e senza conflitti, ma è anche la rappresentazione della nascita e della morte, è il tempo del passaggio dal vecchio al nuovo… è una iconografia consolidata e al tempo stesso da destrutturare di continuo». In quel rito Tommasino infine si riconcilia con la figura paterna e con l’universo familiare, ritrovando in fondo anche se stesso, in seno alla storia, in equilibrio fra tradizione e innovazione.
Una riflessione sulla vita di coppia, tra tenerezza e passione – sabato 3 febbraio alle 21:00 – con “Vicini di Casa”, dalla commedia “Sentimental” di Cesc Gay, con traduzione e adattamento di Pino Tierno, nell’interpretazione di (in ordine alfabetico) Alessandra Acciai, Gigio Alberti, Alberto Giusta e Amanda Sandrelli, per la regia di Antonio Zavatteri: una pièce ironica e maliziosa in cui una conversazione tra (quasi) sconosciuti si trasforma in un’indagine sull’eros (co-produzione Nidodiragno/ CMC, Cardellino srl e Teatro Stabile di Verona, in collaborazione con il Festival Teatrale di Borgio Verezzi). La rassicurante routine domestica di Anna e Giulio, che «stanno insieme da molti anni… hanno un lavoro, una bambina, qualche interesse e molte frustrazioni» viene turbata dall’incontro con Laura e Toni, i vicini di casa, i quali «invitati per un aperitivo, irrompono nel loro appartamento e nella loro vita». Versione italiana de “Los vecinos de arriba” di Cesc Gay, la commedia, attraverso le confessioni e rivelazioni dei protagonisti, affronta con humour e leggerezza inibizioni e ipocrisie, pregiudizi e tabù alle soglie del terzo millennio.
Il sentimento della “nostalgia” e il gioco delle identità – mercoledì 7 febbraio alle 21:00 – con “Rua da Saudade” del giovane ma già affermato coreografo Adriano Bolognino, uno dei più interessanti talenti della danza contemporanea italiana (e non solo), vincitore del Premio Danza & Danza 2022: una creazione affascinante, selezionata per NID Platform Open Studios 2021 e vincitrice di Cortoindanza 2021, con Rosaria Di Maro, Noemi Caricchia, Giorgia Longo e Roberta Fanzini, dramaturg Gregor Acuna-Pohl e supporto musicale di Mirko Ingrao (produzione Torino Danza Festival – Teatro Stabile di Torino / Teatro Nazionale, Orsolina28, Fondazione I Teatri Reggio Emilia / Festival Aperto, Cornelia, Körper). «Saudade è un nodo stretto attorno al passato, una costola del presente» – afferma Adriano Bolognino –. «Saudade è guardare avanti, verso ciò che ancora non esiste o che forse non esisterà mai». Il coreografo partenopeo definisce questo sentimento come «un’atmosfera, uno stato d’animo» e trae ispirazione dalla poetica di Fernando Pessoa e dall’invenzione degli eteronimi per dar corpo ai ricordi e alle emozioni attraverso «l’infinita potenza delle immagini».
Un intenso e ironico ritratto al femminile – venerdì 16 febbraio alle 21:00 – con “Stupida Show! Paola Minaccioni Special”, un monologo scritto da Gabriele Di Luca, che firma anche la regia insieme con Massimiliano Setti, e interpretato da Paola Minaccioni, nei panni di una singolare eroina, o meglio antieroina moderna, «una donna in grado di trasformare le sue ferite personali e i fallimenti in una comicità travolgente, dove il destinatario del suo dialettico atto terroristico sarà il suo primo avversario naturale: l’amore» (produzione Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito Produzioni, Argot Produzioni e Carrozzeria Orfeo, in coproduzione con La Corte Ospitale, Accademia Perduta / Romagna Teatri, Fondazione Campania dei Festival / Campania Teatro Festival). Uno «spettacolo per cuori coraggiosi» dove Paola Minaccioni, una tra le artiste più conosciute e amate, che spazia fra teatro, cinema e televisione, con la sua straordinaria vis comica conduce gli spettatori «nell’inconfessabile e nell’indicibile, nei nostri piccoli inferni personali per dare voce a tutta quella follia e a quelle frustrazioni che ci abitano, ma non abbiamo mai avuto il coraggio di confessare a nessuno».
Viaggio nella sfera degli affetti, tra inquietudini e contraddizioni – mercoledì 28 febbraio alle 21:00 – con “Family / A Modern Musical Comedy” con libretto, testi e musiche di Gipo Gurrado, che firma anche la regia: in scena Andrea Lietti, Giovanni Longhin, Ilaria Longo, Nicola Lorusso, Roberto Marinelli, Marco Rizzo, Elena Scalet e Paola Tintinelli per un surreale ritratto di famiglia tra parole e note (produzione Elsinor / Centro di Produzione Teatrale, con il contributo di NEXT-Laboratorio delle Idee). Una riflessione sulle nevrosi e le tensioni sotterranee che affiorano dietro la superficie di un’apparente o presunta normalità, attraverso le vicissitudini di un gruppo di persone che non si sono scelte ma si ritrovano unite da legami di sangue, con tutte le mutazioni fisiche e psicologiche, la scoperta dei propri gusti e inclinazioni, l’arbitrarietà di simpatie e antipatie che emergono durante l’inesorabile scorrere degli anni.
Ritratto di famiglia in un inferno – giovedì 7 marzo alle 21:00 – con “456”, uno spettacolo scritto e diretto da Mattia Torre, da cui è poi nato l’omonimo e fortunato sequel in onda su La7, nella trasmissione “The show must go off” di Serena Dandini oltre al libro “4 5 6 – Morte alla famiglia” edito da Dalai: una commedia nera incentrata su personaggi cupi e inquieti, pervasi da una rabbia antica e abitati dall’odio, per una storia grottesca e amara sullo sfondo di una valle isolata, un dramma perturbante sull’ambiguità degli affetti e dei legami (produzione Marche Teatro – Nutrimenti Terrestri – Walsh). Sotto i riflettori Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri e Cristina Pellegrino, con la partecipazione di Giordano Agrusta per una pièce venata di umorismo, che mette l’accento sui conflitti e i comportamenti estremi di persone che non si amano, anzi si detestano, un padre, una madre e un figlio sempre pronti a ricordare gli antichi rancori e per nulla inclini al perdono, tra cui si stabilisce però una tregua temporanea in occasione dell’arrivo di un ospite atteso da tempo, che potrebbe cambiare il loro futuro. Ma la pace non durerà…
Una pagina significativa ma (quasi) sconosciuta della storia del Novecento – giovedì 21 marzo alle 21:00 – con “Palma Bucarelli e l’altra Resistenza” di e con Cinzia Spanò, una pièce ispirata alla figura e ai diari della direttrice della Galleria d’Arte Moderna di Roma, donna libera e volitiva, che riuscì a sottrarre le opere a lei affidate ai disastri della seconda guerra mondiale, anche nei difficili giorni dell’occupazione, con scene e costumi di Saverio Assumma De Vita, allestimento tecnico di Giuliano Almerighi, video a cura di Francesco Frongia, sound designer Alessandro Levrero, aiuto regista Valeria Perdonò (produzione Teatro dell’Elfo). Un racconto avvincente che inizia idealmente quando, nel giorno dell’invasione della Polonia da parte delle armate di Adolf Hitler, il Ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai decise di verificare lo stato di sicurezza dei capolavori dei grandi maestri, custoditi nei musei e nelle gallerie d’Italia. “Palma Bucarelli e l’altra Resistenza” ricostruisce l’impegno personale, a rischio della propria incolumità e a volte della vita, di esperti e storici dell’arte come Pasquale Rotondi, Fernanda Wittgens e Emilio Lavagnino, e la la stessa protagonista, per mettere al riparo lo straordinario patrimonio artistico del Belpaese.
Il fascino ipnotico delle danze dei monaci rotanti – mercoledì 27 marzo alle 21:00 – con “Dervish”, una creazione originale, ideata e interpretata dal danzatore e coreografo turco Ziya Azazi, (produzione Za&Office) che si ispira all’antica tradizione del Sufismo per tradurla in un linguaggio contemporaneo, in una partitura originale e rigorosa, corrispondente a un personale cammino spirituale. “Dervish” racchiude in sé il significato delle quattro porte attraverso cui si giunge all’illuminazione attraverso due virtuosistici assoli: “Azab” con musiche di Uwe Felchle rappresenta la Legge, il Cammino e la Consapevolezza, in una ricerca filosofica e artistica, sottolineata dalla rotazione orizzontale, mentre “Dervish in Progress” con musiche di Mercan Dede riflette la condizione dell’uomo giunto alla porta del Discernimento, e infatti «il senso di completezza e di gioia sono visibili in ogni movimento dell’artista e la grazia della rotazione simboleggia lo stato della sua mente nel compiersi del viaggio». “Dervish” è la sintesi coreografica di un percorso di conoscenza basato sul misticismo sufi, «che esplora la ragione della creazione dell’uomo e dell’universo in cui vive e studia la casualità dell’esistenza».
Focus sulle contraddizioni del cuore, tra amore e (in)fedeltà – giovedì 4 aprile alle 21:00 – con “L’Anatra all’Arancia”, celebre e fortunata commedia di W. D. Home e M. G. Sauvajon, con Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli accanto a Ruben Rigillo e Beatrice Schiaffino e con Antonella Piccolo, con scene di Fabiana di Marco, costumi di Alessandra Benaduce e disegno luci di Massimo Gresia, per la regia di Claudio Greg Gregori (produzione Compagnia Molière, in coproduzione con il Teatro Stabile di Verona). Una pièce scoppiettante dove un marito inquieto e distratto, troppo incline ad apprezzare la bellezza muliebre, di fronte alla decisione della moglie di separarsi e andare a vivere con un altro uomo, di cui è innamorata, escogita un singolare stratagemma, una sorta di fatale ultimo incontro per cercare di riconquistar la donna, stanca dei suoi tradimenti e delle sue bugie.
Il pathos di un’antica tragedia – giovedì 11 aprile alle 21:00 – con “Supplici” di Euripide, nella traduzione di Maddalena Giovannelli e Nicola Fogazzi, con Francesca Ciocchetti, Matilde Facheris, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Sandra Zoccolan e Debora Zuin, per la regia di Serena Sinigaglia: un cast tutto al femminile per una mise en scène affascinante del dramma delle donne di Argo, che chiedono l’intervento di Atene per riavere i corpi dei figli caduti in battaglia davanti alle porte di Tebe (produzione ATIR – Nidodiragno/CMC – Fondazione Teatro Due – Parma).
Un affresco dell’Italia del nord-est – venerdì 19 aprile alle 21:00 – con “Pojana e i suoi fratelli” di e con Andrea Pennacchi, con musiche dal vivo di Giorgio Gobbo e Gianluca Segato (produzione Teatro Boxer, in collaborazione con People): un itinerario nel lato oscuro del Belpaese, in compagnia di personaggi emblematici, per indagare alle origini di una strana mutazione culturale e sociale. «È significativo e terribile che i veneti siano diventati, oggi, i cattivi: evasori, razzisti, ottusi. Di colpo» – afferma Andrea Pennacchi, attore e autore, volto noto del grande e del piccolo schermo, anche grazie a trasmissioni come Propaganda Live –. «Da provinciali buoni, gran lavoratori, un po’ mona, che per miseria migravano a Roma a fare le servette o i carabinieri (cliché di molti film in bianco e nero), a avidi padroncini, così, di colpo, con l’ignoranza a fare da denominatore comune agli stereotipi». Sul palco si materializzano così Franco Ford detto “Pojana”, nato per una versione veneta de “Le allegre comari di Windsor”, e i suoi “fratelli maggiori”: Edo il security, Tonon il derattizzatore, Alvise il nero e altri ancora. Con le loro ossessioni: «le armi, i schei e le tasse, i neri, il nero».
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