Focus sul teatro di Franca Valeri – nel racconto di Lella Costa, “in scena” con Francesca Melas al Jazzino di Cagliari – con la seconda puntata di FiloDiffusione online da stasera (venerdì 2 aprile) alle 19 sul canale YouTube e sulla pagina Facebook del CeDAC Sardegna: il nuovo progetto del CeDAC per la promozione e divulgazione della cultura teatrale si apre con un ritratto della grande attrice e autrice milanese, regista di pièces teatrali e opere liriche e icona del cinema e della commedia all’italiana, inventrice di personaggi emblematici come la “Signorina Snob” e la “Sora Cecioni”, che ha saputo descrivere la società tra vizi e virtù con la sua pungente ironia.
Tra le figure evocate sul palcoscenico dalla scrittura di Franca Valeri, la straordinaria Santippe de “La vedova Socrate” – interpretata dalla stessa autrice per la prima volta nel 2003 e da lei “affidata” proprio a Lella Costa, che ha prestato volto e voce alla “bisbetica” sposa del filosofo, considerata come una delle donne più insopportabili dell’antichità, in una tournée che l’ha vista protagonista anche al XXXVIII Festival La Notte dei Poeti a Nora sotto le insegne del CeDAC e in varie città e teatri della Sardegna. Un affascinante e sorprendente monologo, liberamente tratto da “La morte di Socrate” di Friedrich Dürrenmatt (grazie a un’intuizione di Giuseppe Patroni Griffi), in cui Santippe, divenuta antiquaria, si rivela donna arguta e generosa, capace di assecondare le eccentricità del celebre consorte e difenderlo dagli immancabili pettegolezzi. «Santippe ne “La vedova Socrate” è una donna di grande senso pratico – spiega Lella Costa – che si ritrova sposata a “un uomo che insisteva così tanto con degli argomenti che io non capivo: non avrei mai immaginato di passare la mia vita, di dividere la mia casa con un uomo che diceva solo cose che prima aveva pensato”».
Una battuta folgorante, che in poche parole racchiude un mondo e rivela le qualità di uno dei più celebri pensatori dell’antichità, tra i padri dell’etica e della filosofia morale, indagatore della mente e della coscienza attraverso la sua maieutica, dove il dialogo diventa strumento per far emergere verità nascoste con il fondamentale presupposto di “sapere di non sapere” e infine martire della libertà di pensiero di fronte all’arroganza e temerarietà del potere.
Cronache di un matrimonio, tra differenze di vedute e incomprensioni, in cui colei che diventerà “La vedova Socrate” impara ad accettare le stravaganze di un genio e perfino a trarne profitto, in previsione del futuro: si intuisce, sotto il tono caustico e il disincanto di questa singolare “eroina”, anche un legame per quell’uomo così particolare al quale, come ricorda Lella Costa, ha voluto bene fino alla fine e infatti la stessa Santippe dichiara che: «La morte del marito è un così grande dolore che nessuna donna ci rinuncerebbe».
Se l’ironia è la chiave di volta del testo – e del teatro di Franca Valeri – tutti i personaggi rivelano la loro profonda umanità, le loro fragilità e debolezze, le loro aspirazioni e paure e la stessa Santippe, moglie stanca e un po’ delusa, ma comunque fedele, anche per convenienza economica, al suo ruolo, «rivendica di essere stata colei che ha permesso a Socrate di elaborare i suoi pensieri, la donna con cui si è confrontato, che lui ha amato» sottolinea Lella Costa. Intorno alla coppia ruotano i molti allievi e discepoli, a cominciare da Alcibiade fino ad arrivare a Platone che con i suoi “Dialoghi” ha immortalato la personalità e i metodi socratici, e ha costruito la propria fama e la propria carriera letteralmente «rubando le parole e i concetti di Socrate» – e infatti da lui la protagonista anticipando i tempi pretende, in qualità di erede, i diritti d’autore. Una nota metateatrale riguarda il grande commediografo Aristofane, reo d’aver confuso ne “Le Nuvole” Socrate con i sofisti: a costui Franca Valeri e con lei Santippe riservano una sorte inattesa, tratteggiandolo come vittima di una delle ricorrenti “crisi” del teatro.
In attesa di poter finalmente (ri)vedere lo spettacolo in teatro, Lella Costa descrive «l’emozione pazzesca nel momento in cui Franca mi ha chiamata, nel 2019, e mi ha affidato questo ruolo: lei mi disse di aver sempre pensato che “La vedova Socrate”, l’ultimo monologo che ha scritto, lo avrebbe portato in scena solo lei, ma le dispiaceva perché da autrice si rendeva conto che forse un testo così valeva la pena continuasse a vivere, perché aveva dentro tante cose e pensava che andassi bene io, anzi che “solo io lo potessi fare”: è come laurearsi, un grande riconoscimento. E una grande sfida».
Ne “La vedova Socrate”, un monologo estremamente divertente e coinvolgente anche se, spiega Lella Costa, «è un testo molto difficile, perché dà per scontato che tutti si sappia chi era Socrate, Platone, Aristofane, Alcibiade, quindi un livello di cultura medio-alto o una maturità fatta da poco», Franca Valeri, che pure «si è sempre distanziata dagli apparentamenti ai movimenti femministi e ha sempre mantenuto una posizione di difesa della sua libertà di pensiero e quindi di giudizio, mette in fila una serie di considerazioni sul femminile rispetto alla cultura, agli intellettuali e rispetto agli uomini, sempre con grande leggerezza e con il passo della grande drammaturga». Santippe pur con il suo fare così diretto e deciso usa parole svelanti e anzi si propone come “guida” per un futuro gruppo di discepole; e all’affermazione del marito che «la politica non è roba da donne, perché esclude il sentimento» risponde che «in realtà il sentimento si esclude anche a pulire la casa».
Sul palco del Jazzino di Cagliari, Lella Costa, volto noto e amato del piccolo schermo, in particolare per i suoi monologhi (da “Adlib”, “Coincidenze” e “Malsottile” passando per “Stanca di guerra” e “Precise parole”, fino a “Traviata”, “Alice”, “Amleto” e “Arie”) erecentemente protagonista nell’Isola proprio de “La vedova Socrate” di Franca Valeri, conversa con Francesca Melas. Un incontro informale – necessariamente “senza pubblico” – per affrontare la figura e l’opera di un’artista indimenticabile, personalità di spicco della cultura del Novecento: una narrazione articolata in tre capitoli, tre “pillole”, per una riflessione sul carisma e il talento, sulla scrittura e la pungente ironia di Franca Valeri.
Un ritratto inedito della raffinata ed eclettica interprete, capace anche in un piccolo cameo di restituire tutta la complessità dell’animo femminile, le intime contraddizioni e il difficile equilibrio tra comico e tragico, nonché brillante drammaturga e regista di spettacoli e opere liriche: Lella Costa alterna ricordi e aneddoti alla lettura di alcune pagine significative, quasi profetiche, di Franca Valeri, da cui emerge tutta la passione per il teatro e la cultura di una donna straordinaria.