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I Balares, l’antico popolo guerriero del Logudoro

Secondo alcune fonti la comunità dei Balari si stabilì in Sardegna intorno al 2000 a.C. e si contrappose costantemente ai romani fino alla definitiva sconfitta

di Chiara Medinas
1 Maggio 2023
in Storia
🕓 3 MINUTI DI LETTURA
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Balares. ? Simulazione creata con Adobe Firefly

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Sul versante storico, la nostra isola è considerata unica nel suo genere in quanto caratterizzata dal delinearsi della civiltà nuragica.Sviluppatosi in un periodo compreso tra il 1700 e il 700 a.C., tale arco cronologico prese il nome dai nuraghi, costruzioni tronco-coniche in pietra disseminate su tutto il territorio.

Eppure, al pari delle edificazioni nuragiche altrettanto significativa fu la fase prenuragica, durante la quale si incrociarono popoli, usi, costumi ed abitudini diverse; dagli incontri e scontri di questi gruppi umani scaturirono differenti dinamiche, che interessarono anche la regione storica del Logudoro. Qui presero sede i Balari, – detti in sardo “Balares”–tribù giunta in Sardegna prima del nuragico, ma velocemente ambientatasi in tale contesto.

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Forti e dall’indole ribelle, i Balares arrivarono in Sardegna intorno al 2000 a.C. e si stabilirono nel centro-settentrione dell’isola, in corrispondenza del vasto territorio logudorese. Secondo una leggenda riportata dallo scrittore e geografo Pausania, essi discendevano da soldati mercenari spagnoli ed africani affiliati a Cartagine, che si rifugiarono nella regione a seguito di contrasti con i punici. Di loro parlò anche lo storico Sallustio, il quale li descrisse come individui diffidenti “scuri di vesti, acconciatura e barba”. Il periodo nuragico rappresentò per i Balari un’affermazione della propria identità, giacché fu proprio in tale frangente che iniziarono a manifestare peculiare fierezza ed energia combattiva. Difatti, fin da subito si imposero sulle zone circostanti saccheggiando e conquistando i centri limitrofi.

Con l’avvento del potere romano in Sardegna, le abitudini del popolo guerriero non mutarono affatto e non fecero altro che rinsaldarsi. Nel 238 a.C. l’isola passò sotto controllo dell’Impero, il quale si pose l’obiettivo di portare ordine nelle frazioni occupate da tribù autonome. Tra queste vi erano anche i Balari – stanziati per la maggior parte nella regione storica di Monteacuto, tra Sassari e Nuoro – che nel frattempo continuavano a compiere scorrerie.

Per cercare di limitare i danni, i romani eressero baluardi allo scopo di respingere gli attacchi tribali e delimitare i confini con i loro domini; a nord il punto di delimitazione fu individuato presso il Monte Limbara (SS), soprannominato in latino “limes balares”, ossia “limite di delimitazione dei Balari”. Nondimeno, tali misure non spensero l’animo guerriero dei Balari, che si allearono con altre tribù e nel 181 a.C. dichiararono guerra agli invasori, venendo tuttavia sconfitti definitivamente qualche anno dopo. A causa della disobbedienza compiuta, le perdite umane furono tantissime e i superstiti vennero venduti come schiavi; negli anni però i romani non riuscirono mai a prevalere completamente, arrivando anche a sottoscrivere accordi di non belligeranza.

Balares. ? Simulazione creata con Adobe Firefly
Balares. ? Simulazione creata con Adobe Firefly

Nel periodo antecedente la pesante disfatta, i Balares ebbero modo di esprimere la propria decisione e forza attraverso la vita quotidiana. Da sempre abili navigatori, essi vivevano principalmente seguendo uno stile di vita mercenario, cioè basato sul depredare le ricchezze dei territori circostanti; presumibilmente ciò era legato anche all’area impervia in cui vivevano, che permetteva loro di non essere raggiunti dai nemici. Attualmente, tale zona corrisponde alla superficie compresa tra i paesi di Alà dei Sardi (SS), Buddusò (SS) e Bitti (NU).

Proprio in tale circoscrizione sono emerse alcune testimonianze attestanti il passaggio del popolo guerriero. Risulta suggestiva l’associazione con il sito archeologico “Su Pedrighinosu” ad Alà dei Sardi (SS), conosciuto anticamente come “Balare” e per questo definito ipotetica capitale del territorio tribale. Altro tassello importante è rappresentato dal cosiddetto “Cippo dei Balari”, stele rinvenuta presso il Rio Scorraboe e riprova della loro presenza. Essa infatti reca alcune iscrizioni, tra cui il termine “Balari”, informazioni sul governatore del tempo e la distanza della pietra dall’esatto punto di definizione confinaria. Inoltre, sempre lungo il Rio Scorraboe sono state rinvenute delle incisioni rupestri indicanti il fiume come spartiacque tra Balari e romani, proprio a ridosso di Monteacuto.

Popolo dallo spirito libero, i Balares trovarono nella Sardegna un posto sicuro per stabilirsi e potersi assicurare la sopravvivenza; giunti dall’esterno, essi seppero adattarsi al luogo e riuscirono a trasformare la situazione a proprio vantaggio. Malgrado oggi non rimangano molti segni, il loro passaggio è stato significativo e ha contribuito a rinvigorire la storia territoriale sarda.

Tags: Balariciviltà prenuragicainstanewsLogudoroSardegnastoria
Chiara Medinas

Chiara Medinas

Assidua frequentatrice di musei e grande amante delle pardule, la curiosità è la mia musa ispiratrice. Se è vero che la bellezza sta negli occhi di chi guarda, credo non ci sia sensazione migliore che provare stupore per le piccole cose.

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  • 🎶 Pochi generi musicali hanno rappresentato così bene un’epoca come il Concerto Grosso, nato tra XVII e XVIII secolo e fondato sul dialogo tra solisti e orchestra. Ma la sua storia non si è esaurita con il Barocco: nei secoli successivi ha conosciuto sorprendenti rinascite, contaminazioni e reinvenzioni, arrivando persino a intrecciarsi con il rock. 
🎭 È proprio a questa straordinaria vitalità che la Cooperativa @teatroeomusica dedica la nuova edizione dei Salotti culturali del Teatro Verdi di Sassari. Quattro appuntamenti, dal 9 ottobre al 5 novembre, porteranno sul palco capolavori di Corelli, Stradella, Bach, Händel, fino alle riletture di Bloch, Bacalov e Schnittke, mostrando come un genere nato più di tre secoli fa riesca ancora a parlare al presente. 
Ogni concerto sarà introdotto da autorevoli voci della critica musicale – Andrea Ivaldi, Antonio Ligios, Maurizio Salvi e Sandro Cappelletto – che guideranno il pubblico nell’ascolto, insieme alla Teatro Verdi Chamber Orchestra e agli ospiti solisti. 🎻 
📰 Scopri di più sulla rassegna, tutti i dettagli sono nell’articolo completo su SHmag.it
  • 🦉🌙 Tra rapace notturno e strega, “Sa Stria” attraversa i secoli della tradizione sarda con un profilo ambiguo: presagi, cure popolari, paure collettive e un lessico di gesti codificati nel tempo. 
👁️‍🗨️ Le prime tracce affiorano già in età romana; nell’isola, la creatura entra nella cronaca orale: un verso acuto come avvertimento, lo sputo rituale per scongiurare la sventura, l’ombra sui tetti dei villaggi di pietra. 
🧵☕️ Attorno a lei ruotano diagnosi e protezioni: la “Sa Striadura”, il filo da imbastire che confronta apertura delle braccia e statura, le piume ridotte in cenere mescolate al caffè, il fumo che accenna una croce sul malato all’ultimo quarto di luna. 🌘 
🌸 Tra Gallura e Sassarese, la leggenda converge sulla donna-strega: unguenti di peonia, trance, metamorfosi, voli notturni che traducono l’inspiegabile in rito e linguaggio condiviso, tra brebus e antiche paure del malocchio. 🧿 
Un mosaico di mistero e memoria, dove la comunità tenta di ordinare l’ignoto con narrazioni, simboli e piccoli gesti apotropaici. Ce ne parla Chiara Medinas: l’articolo completo continua sul nostro sito web SHmag.it 👆🏻
  • 🌊 La Gallura torna protagonista mondiale del nuoto in acque libere! Per la terza volta consecutiva, Golfo Aranci ospita la Coppa del Mondo, organizzata da Acquatic Team Freedom in collaborazione con FIN Sardegna. Atleti da tutto il mondo sfideranno resistenza e tecnica in gare di 10 km, staffette e knockout, con paesaggi naturali mozzafiato e la fauna marina ad accompagnarli. 🏊‍♂️✨ 
📺 L’evento sarà trasmesso in diretta Rai, un’occasione unica per vivere da vicino lo spettacolo delle acque libere e scoprire la forza di uno sport che unisce l’agonismo alla promozione del territorio sardo. 
Scopri tutti i dettagli e le storie dietro questa grande manifestazione sul nostro sito ➡️ SHmag.it
  • 🏺🌿 Al MAP di Perfugas la conoscenza prende forma attraverso la sperimentazione. Il Museo Archeologico e Paleobotanico, gestito dalla cooperativa di servizi didattici Sa Rundine, è un punto di riferimento per la valorizzazione del patrimonio dell’Anglona e della Sardegna. Qui storia e natura si incontrano in un percorso che abbraccia milioni di anni: dalla foresta pietrificata risalente a 18 milioni di anni fa ai reperti archeologici che raccontano la vita dell’uomo dal Paleolitico al Medioevo. 
👩‍🏫👨‍🎓 Cuore pulsante del museo è l’attività didattica rivolta alle scuole. Un ricco calendario di laboratori trasforma gli studenti in protagonisti: dallo scavo simulato alle tecniche paleolitiche, dalla manipolazione dell’argilla alla tessitura, fino alla gamification con Escape MAP e giochi interattivi. Ogni esperienza diventa così un ponte tra passato e presente, capace di unire studio e divertimento. 
📸 Oltre alle esposizioni permanenti, il @map_perfugas ospita due mostre fotografiche: “La Sardegna oltre al mare” di @aless_arda e @fabrizio_bibi_pinna, e “Preziose Architetture del Paesaggio a bassissima entropia” di Giovanni Andrea Paggiolu. Racconti visivi che arricchiscono lo sguardo sul territorio e i suoi paesaggi. 
Un museo che non si limita a custodire la memoria, ma la rende viva e condivisa. 👉🏻 L’articolo completo su SHmag.it approfondisce tutte le attività e i progetti in corso.
  • 🌍 Nel cuore di Bari Sardo c’è un luogo dove arte, memoria e comunità si incontrano: il MAB – Centro d’Arte Contemporanea, nato nel 2024 e già punto di riferimento in Ogliastra. Qui la ricerca dialoga con il territorio, tra pratiche partecipative, linguaggi digitali e una rete di relazioni che unisce locale e globale. 
🖼 Dopo un anno di mostre e incontri – dalla fiber art di “Intricato” alla retrospettiva “Michele Mulas. Ritorno a Gardalis”, passando per “CIBARTI” e “Orizzonti – Impressioni dall’isola” – il @mabcentroarte presenta “Archeologia del presente – Corpo, materia, memoria”. Un percorso collettivo che intreccia scultura, pittura, fotografia e digitale per sondare i segni arcaici che abitano il contemporaneo: ferro, pietra, legno e cenere diventano tracce vive, mentre il digitale trasforma l’eredità in visione. 
🗣️ «La cultura è un mezzo di sviluppo delle comunità» afferma la direttrice artistica Nicoletta Zonchello, «vogliamo un luogo vivo, in cui arte e territorio si trasformano reciprocamente». 
📅 Inaugurazione: sabato 4 ottobre, ore 18:30. Visitabile dal martedì alla domenica, h 18–20. 
Scopri di più e leggi l’articolo completo su SHmag.it
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