Passeggiare per i quartieri storici tenendo fra le mani le Passeggiate semiserie di Giuseppe Luigi Nonnis: ecco uno dei modi più intriganti e curiosi di conoscere Cagliari. Tra il serio e il faceto, tra curiosità e grandi eventi, tra personaggi scomparsi e strade che non ci sono più: un libro – o meglio quattro libri – che hanno la capacità di far rinascere il passato, di materializzarlo, già ad una prima e distratta lettura, lì, davanti ai nostri occhi. Giuseppe Luigi Nonnis ha quasi 74 anni ed è il nostro magico autore: un uomo appassionato di storia che è riuscito a calpestare le strade di Castello, Villanova, Marina e Stampace disegnando con la scrittura volti, strade, mestieri, storie del nostro capoluogo. Insegnante e dirigente scolastico in pensione, cagliaritano DOC, ma di origini ogliastrine, Nonnis è autore di diversi testi divulgativi sulla storia isolana ed è stato anche onorato con il riconoscimento della Repubblica Italiana della medaglia d’argento alla Cultura. Tra i saggi pubblicati spiccano, Assemini storia e società, Meana – Radici e tradizioni e, con la casa editrice Arkadia, La flotta di Roma imperiale, I tre mesi che sconvolsero l’Italia (scritto col fratello Giampaolo). Sono in particolare le Nuove Passeggiate semiserie, ora edite da Arkadia in un’edizione profondamente rinnovata, a rappresentare una fonte preziosa per l’orgoglio dei cagliaritani, spesso feriti dall’immagine stereotipata del sardo che vive in isolamento, lontano dalla storia, lontano dal tempo che scorre, sempre dominato e raramente capace di dominare. Le Passeggiate sono strutturate in quattro libri, ognuno dei quali è dedicato a un quartiere storico: un passo nella città alta di Castello; un altro verso la zona fiorita di Villanova; uno nella centrale Stampace e un ultimo verso il mare, a Marina. Ogni libro è a sua volta strutturato in piccoli capitoli dedicati a vicoli, strade e piazze, che tracciano un itinerario tutto cagliaritano tra lo spazio e il tempo.
Dedichiamoci qualche momento a un piccolo viaggio in ogni quartiere. Le prime Passeggiate nascono con Castello, non a caso la zona più alta della città, nonché centro dell’antica vita politica di Cagliari. Saliamo lentamente dal Terrapieno, una passeggiata panoramica che abbraccia tutta via Regina Elena, e avviamoci, assaporando la città dall’alto, verso Piazza Palazzo (sede dell’antico Palazzo Viceregio), attraversando Porta de S’Avanzada, Porta Cristina e tante piccole e grandi vie che – nel corso del tempo e delle varie dominazioni straniere – assunsero nomi diversi. È il caso dei tre assi longitudinali di Castello, Via Canelles, Via Lamarmora e Via dei Genovesi, rispettivamente chiamati in tempi antichi Ruga Marinariorum, Ruga Mercatorum e Ruga Comunalis, a seconda della funzione che le strade esercitavano. Ma entriamo nel vivo della vita del passato. C’è un episodio, contenuto nelle Passeggiate di Nonnis, che ci ricorda come la politica fosse (precisiamolo, non sempre) corrotta. Nel XVII un amministratore comunale organizzò una grande festa nel quartiere di Castello a spese del Consiglio Civico. Tra ori, broccati, vestiti di lusso, cavalli e giocolieri sperperò talmente tanti soldi da azzerare le finanze del Comune. Alla fine della festa, tra gli applausi calorosi degli abitanti, il signor Garçet – così si chiamava il funzionario – pensò bene di appropriarsi di tutti gli oggetti preziosi usati per i festeggiamenti. Era convinto di meritare quei lussi: d’altronde a Cagliari, si giustificava, non si faceva mai niente di divertente.
Se Castello era il centro della vita politica, Marina era il quartiere del commercio. Alcuni documenti testimoniano scambi di merci con Venezia, Marsiglia e persino con gli svedesi, i quali salpavano perCagliari per acquistare il sale. Attraversando oggi le strade di Marina, tra ristoranti tipici, negozi etnici e di souvenir e vie dello shopping, possiamo notare come abbia mantenuto la sua prima vocazione, pur riadattandola ai tempi moderni. Nel libro è presente un interessante stralcio delle memorie di viaggio di Nicolas Bénard, un 21enne di Marsiglia, capace di offrire ai lettori moderni il disegno della Cagliari del 1600: bastioni che da Castello scendevano fino al mare, una collina coperta di gladioli azzurri e bianchi e un monastero chiamato “Notre Dame de Bon Air” (la nostra Chiesa di Bonaria), per altro sede – a detta del nostro marinaio francese – di diversi miracoli.
Villanova era il quartiere più ruspante dei quattro. Vere protagoniste erano is panetteras, donne impegnate in mille attività, dall’impasto e cottura del pane all’allevamento delle galline. Adottavano perfino i trovatelli sotto compenso. Non possiamo certo definirle madri amorevoli, ma erano loro a portare i pantaloni. I loro mariti, is arregattéris, vivevano di espedienti mentre le mogli portavano avanti l’economia del quartiere.
Il libro su Stampace uscirà a breve, ma l’autore ci concede una piccola anticipazione… Tra le due guerre mondiali, una donna anziana e povera si ammalò e tutto il quartiere di Stampace si prodigò per lei portandole doni e pasti caldi. Si narra che l’anziana sentendosi coccolata dai vicini, esclamò: Ta bellu essi malaria, mi onanta cun su broru, petz‘e caboniscu chi non emmu mai tastau in sa vida mia (Che bello essere malata, mi portano con il brodo anche la carne di pollo che non avevo mai assaggiato in vita mia). Il brodo di pollo non l’aveva mai assaggiato. In questa frase emerge non solo la grande povertà ma anche l’innocenza e l’ingenuità di questa umile donna. Essere felici per un brodo di pollo… La storia è fatta anche dal basso ed è questa una parte di Cagliari che abbiamo il dovere di riscoprire.