Bentrovati amici lettori,
oggi vi parlo di un libro che mi ha profondamente colpita, ho avuto necessità di riflettere alcuni giorni su ciò che mi aveva trasmesso perché erano molti gli spunti per scrivere una recensione, sto parlando del nuovo libro di Chiara Sfregola “Signorina. Memorie di una ragazza sposata”, 223 pagine; Fandango Libri (11 giugno 2020).
Sinossi. Dall’11 maggio 2016 le unioni civili sono legge. E se sul matrimonio è stato scritto molto e sulle donne altrettanto, sulle donne che hanno deciso di sposarsi fra loro si sa molto meno. A riempire con la sua intelligenza questo vuoto, arriva Chiara Sfregola che, a partire dalla sua esperienza di lesbica, di femminista e di moglie, racconta con un passo a metà tra saggistica e memoir cosa è stato storicamente e cosa sta diventando, oggi, il matrimonio. Una volta pronunciato il fatidico sì molte persone, anche di destra, anche persone che sono sempre state contrarie all’adozione da parte delle coppie gay, hanno iniziato a chiederle quando aveva intenzione di fare figli. Altre persone, lesbiche incluse, hanno chiesto dell’abito: chi indosserà quello bianco? (che è la versione politically correct del “chi fa l’uomo?”). Alcune femministe l’hanno guardata male: tu quoque, ossequi l’istituzione antiquata e collabori col patriarcato? La sfida di questo libro è rispondere a queste e a molte altre domande. Per esempio: se il matrimonio nasce come istituzione che limita la libertà delle mogli, qual è il senso del matrimonio fra due donne? Come si può reinventare, fra pari, quello che è sempre stato, storicamente, un rapporto di sottomissione? Se non vuoi avere dei figli, cosa ti sposi a fare? Che succede ora che una femminista può sposare una sua “collega”? La risposta possibile è una: succede che il matrimonio va a un corso di aggiornamento. Perché se le donne cambiano, anche il matrimonio deve cambiare. Una lettura indispensabile per capire i nuovi modelli di famiglia e inventarne di nuovi.
Per prima cosa vi suggerisco una colonna sonora per la lettura, “Due Destini” dei Tiromancino. Questa canzone ha il potere di rievocare delle situazioni del passato che ben si intrecciano con questa storia; classificarlo in un genere letterario è difficile, quando ho iniziato a leggerlo pensavo che fosse un romanzo ma mi sbagliavo, piuttosto è una via di mezzo tra un memoir e un saggio perché contiene un’ampia indagine sui modelli culturali, ma anche gli aspetti psicologici e personali.
L’autrice introduce l’argomento con un’affermazione chiara e d’impatto:
“Quando devo compilare un modulo mi viene chiesto di barrare una di queste tre caselle:
– Sig.
– Sig.ra
– Sig.na
A seconda di dove metto la croce, non solo indico il genere in cui mi identifico, ma pure a chi appartengo… Un uomo appartiene sempre a sé stesso. Una donna – a quanto pare- appartiene sempre a un uomo”.
Questa è l’inizio di una riflessione forte che è anche la più importante, perché soprattutto a partire dal ‘900 ci sono stati molti cambiamenti nel ruolo della donna nella società, dal diritto di voto, all’istituzione “matrimonio”, ma anche il diritto alle donne di separarsi dai propri mariti. Si è parlato tanto di questo, ma Chiara introduce nuove argomentazioni, un racconto volto al femminile, riferimenti storici in cui si descrive l’evolversi della figura femminile e al potere che l’uomo ha sempre esercitato su di essa, insieme a molti dati e a l’analisi fattuale della società attuale.

Io sono stata cresciuta ed educata da mia madre -una donna che si potrebbe definire femminista-, ma soprattutto progressista (la ringrazio ancora per questo), la prima della famiglia -cattolica- ad essersi separata dal marito, un piccolo scandalo quando ero bambina ma è grazie alle donne come lei che ci sono stati questi cambiamenti perché hanno fatto sentire la loro voce con decisione, e adesso Chiara ci fa scoprire una nuova realtà perché in pochi hanno parlato del matrimonio tra due donne.
Condivido con voi la frase più importante per una società:
«Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
(Art.1 della Dichiarazione universale dei diritti umani)
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.»
Questo è un documento sui diritti della persona adottato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ho pensato più volte a queste parole perché se tutti nasciamo uguali in dignità e diritti perché non a tutti è concesso di amarsi in egual modo?
La Sfregola parla in prima persona delle sue esperienze, la vita da ragazza in appartamenti condivisi, la ricerca di una casa tutta sua che ha segnato il passaggio all’età adulta, ma anche l’incontro con Viola e la volontà di sposarsi, perché ancora oggi è una necessità di status, un voler dimostrare al mondo che “siamo una vera coppia”, è un modello di affermazione in una società che si sta “diversamente evolvendo” finalmente!
Siamo indietro rispetto altre nazioni ma ci siamo arrivati: le famiglie Arcobaleno sono una realtà, come i matrimoni LGBT, l’Italia è considerata una nazione gay-friendly e l’opinione pubblica sull’omosessualità è generalmente considerata sempre più liberale.
Sono lontani i tempi in cui mi sono diplomata con una tesina sulla bisessualità nel mondo antico, il titolo “Maschile, Femminile e Altro” a dimostrazione che l’omosessualità è sempre esistita (anche nella lingua latina) e non è un atteggiamento moderno.
Spero di avervi incuriosito perché è davvero un libro che vale la pena di essere letto, ma soprattutto condiviso, come spunto di riflessione, anzi sarebbe bello proporlo nelle scuole come educazione dei sentimenti, ma anche come studio sociologico.
Presto vi parlerò ancora di questo argomento.
Vi auguro buona lettura
Aurora Redville

Titolo: Signorina. Memorie di una ragazza sposata
Autore: Chiara Sfregola
Genere: Diari e biografie
Casa Editrice: Fandango Libri
Pagine: 223
Prezzo: €15,20
ISBN: 978-8860446718