Bentrovati amici lettori,
oggi vi parlo di “Un modo semplice”, edito da Talos edizioni, un romanzo che mi sta particolarmente a cuore perché è stato scritto da Daniela Piras, un’autrice di Sassari, la mia città natale.
È la prima volta che leggo un libro che affronta questo argomento dopo molto tempo, e sono rimasta piacevolmente colpita.
Quando ho letto la prefazione del libro scritta da Cinzia Mammoliti, criminologa e una dei massimi esperti nazionali in materia, ero davvero curiosa, volevo scoprire questo racconto perché almeno una volta nella vita ci è capitato di subire dei torti, di vivere una storia tormentata o lasciarsi alle spalle un amore difficile.
È un romanzo a due voci, quelle dei due protagonisti che ci portano nel loro mondo attraverso le riflessioni personali sotto forma di diario.
La trovo una scelta azzeccata perché riesci a immedesimarti e vivere gli stati d’animo che seguono i conflitti.
Un amore iniziato come tanti ma che assume risvolti drammatici, una storia che potrebbe vivere chiunque, soprattutto nella nostra epoca, in cui lo stalking è stato finalmente riconosciuto.
È una lettura che apre gli occhi e spiega le dinamiche (malate) che si inseriscono in una coppia, ma parla anche della forza del perdono per ricominciare una nuova vita, malgrado tutto.
I due personaggi sono caratterizzati molto bene, e la storia regge dall’inizio alla fine, la prosa è scorrevole e si legge tutto d’un fiato. Inoltre sono rimasta piacevolmente stupita sul finale.
Consiglio la lettura a tutti coloro che sono interessati a questa tematica, o per approfondire gli aspetti psicologici che caratterizzano queste vicende e, ovviamente agli amanti delle storie d’amore molto tormentate.
Come sempre vi consiglio la colonna sonora per leggere la recensione, oggi la scelta ricade su “Bad Guy” di Billie Eilish.
Vi auguro buona lettura
Aurora Redville
Due studenti s’incontrano in una piccola città universitaria. Tra loro inizia una storia come tante che, ad un certo punto, si frantuma. Uno dei due comincia una persecuzione nei confronti dell’altro, tutto questo in un tempo in cui non si parla ancora di “stalking”. Attraverso la stesura di un diario i due trovano il modo di raccontarsi e, allo stesso tempo, cercano di uscire dallo stallo, dal dolore, dalla solitudine, dall’impotenza…
Di seguito una breve intervista all’autrice.
Che lavoro fai?
Bella domanda! Ti vorrei rispondere che “scrivere” è il mio lavoro, dato che è, al momento, ciò che faccio con più interesse. Mi sono iscritta all’ordine dei giornalisti (pubblicisti) lo scorso anno, e mi piacerebbe costruire diverse collaborazioni con più testate, in modo da poterlo fare a tempo pieno.
Quando è nata la passione per la scrittura?
È nata da bambina, alle scuole elementari. La mia maestra di italiano, quando ci faceva fare i “compiti in classe” dovevamo scegliere se comporre un testo libero, dove raccontavamo ciò che ci succedeva, o se inventare una storia. A me piaceva molto scrivere le “storie inventate”.
È il tuo primo romanzo?
No. “Un modo semplice” è il mio quinto libro, e il mio terzo romanzo. Arriva dopo due auto pubblicazioni, Parole sugli alberi (raccolta di racconti e poesie) e Village (romanzo); dopo la pubblicazione di una raccolta di racconti Crash (Marco Del Bucchia Editore) e del romanzo Leo (Talos Edizioni).
Quale è il tuo genere di letture?
Non credo di avere un genere ben definito. Mi piacciono saggi, romanzi, racconti e poesie, testi di sociologia e di psicologia. Da ragazzina ho letto diversi classici, specie della letteratura francese, forse perché adoravo già la Francia. In genere, credo che la lettura debba lasciare qualcosa nella testa di chi legge, qualcosa che provochi la nascita di domande, di considerazioni… quindi preferisco storie non troppo fantasiose, che si basino sulle realtà, vicine e lontane, e che offrano punti di vista e spunti di riflessione.
In questo romanzo ci sono tratti autobiografici? Qualcuno dei personaggi è reale e ti sei ispirato a lui/lei?
Ci sono pensieri, considerazioni, dubbi esistenziali che sono passati nella mia mente, ma non si può considerare propriamente un romanzo autobiografico. I protagonisti sono stati ispirati da persone reali, da incontri avuti anni fa con studenti conosciuti all’università e anche da persone che sono state protagoniste, loro malgrado, di episodi di cronaca. Attorno a loro, però, ho dipinto molto con la fantasia.
Che messaggio volevi trasmettere con questa storia?
Il messaggio è piuttosto chiaro, credo, ma non lo posso dire chiaramente, altrimenti semplificherei tutto! Posso dire che volevo raccontare una storia da una duplice prospettiva: quella femminile e quella maschile.
Stai scrivendo qualcosa?
In questo periodo, soprattutto nelle settimane di confinamento casalingo, ho scritto diversi racconti e una poesia, “Passaggi”, ispirata a una composizione per piano solo del mio compagno (Daniele Ricciu – Danyart) intitolata “Dal di dentro”, nella quale si esternano le sensazioni maturate durante il lockdown. Uno dei racconti è stato già pubblicato in un’antologia: “Il Cavaliere”, pubblicato su “Lantivirus” per le Edizioni Erranti di Cosenza. Altri usciranno a breve, sempre all’interno di antologie, per la “Lúdo Edizioni” e per “Linee Infinite Edizioni”.