Due vittorie e due sconfitte: è stato questo il mese di settembre del Cagliari, se si va a considerare anche la partita contro il Napoli, seppur quest’ultima è stata giocata il primo di ottobre. E sul match del San Paolo c’è davvero poco da dire. Troppo superiore la squadra di Sarri, lanciata verso un campionato di vertice e verso un sogno chiamato scudetto. Gli isolani hanno cercato di resistere finché è stato possibile, ma il 3-0 finale fa capire che non c’è mai stata partita. Sulla carta insomma la squadra di Rastelli, portando a casa sei punti, sembra aver fatto il suo. Eppure c’è qualcosa che non convince: quelle due sconfitte casalinghe contro Sassuolo e Chievo. Come se i rossoblu, con il cambiamento di impianto, avessero perso quel punto di forza che li ha sempre caratterizzati, ossia trasformare il proprio stadio in un vero e proprio fortino quasi inespugnabile. E tutto alla Sardegna Arena era iniziato seguendo quella logica: 1-0 al Crotone, firmato Marco Sau. E la domenica successiva ecco il successo sul campo della Spal dell’ex Marco Borriello, che aveva illuso un po’ di tutti e fatto ben sperare. Una vittoria fatta di personalità, grinta, determinazione e carattere. Per una squadra che è apparsa quadrata, tosta, e sicura di sé. Ma, quando forse nemmeno il più pessimista se li sarebbe aspettati, sono arrivati i due suddetti ko. Matri ha punito la sua ex squadra e il Chievo di Maran ha espugnato Cagliari con un 2-0 apparso quasi fin troppo facile.
Sul banco degli imputati non può che finire, ancora una volta, la difesa. Sembra quasi mancare un vero e proprio leader, quello che lo scorso anno era, in un certo senso, il portoghese Bruno Alves. Andreolli sta mettendo in evidenza tutti i suoi limiti e il giovane Romagna, pur mettendo in mostra ottime qualità, è ancora troppo acerbo. Van der Wiel? L’esperto difensore olandese continua a essere un oggetto misterioso, cosa che fa anche un po’ sorridere, vista la presentazione in pompa magna. Più che una questione di singoli però a mancare sono quegli automatismi e quei movimenti che dovrebbero essere la base per subire meno gol possibili. Ed ecco che, per una squadra di livello come il Napoli, è stato tutto fin troppo semplice. Un po’ come affondare una lama nel burro. Ma a far storcere il naso è soprattutto l’attacco. Pavoletti sembra non essersi perfettamente inserito nello scacchiere tattico di Rastelli, causa anche un infortunio che l’ha tenuto fuori per qualche settimana. Sau è costantemente bloccato dai suoi problemi fisici, mentre Farias continua a essere un’arma che il tecnico del Cagliari preferisce usare nella ripresa e non dal primo minuto. Ed ecco il giocatore più prolifico è il solito Joao Pedro. Il brasiliano è davvero al momento l’unica certezza di un reparto offensivo che non riesce a mettere in mostra quelle qualità che, quantomeno sulla carta, sembrano esserci. Perché quattro gol in sette partite sono davvero troppo pochi.
Rastelli? L’allenatore del Cagliari è ormai abituato a stare costantemente sulla graticola e a non sentirsi mai pienamente al sicuro. L’ex tecnico dell’Avellino non ha mai conquistato del tutto la piazza isolana, nonostante i risultati siano comunque dalla sua parte: un campionato di Serie B vinto e una salvezza tranquilla conquistata. Ma a non convincere son l’assenza di un gioco, che troppo spesso latita ed è evanescente, e un modulo troppe volte poco chiaro, preciso e ben definito. La società, con in testa il presidente Giulini, continua ad avere fiducia in lui, come confermato dal rinnovo biennale fino al 2019 firmato in estate. A decidere saranno, come sempre nel mondo del calcio, i risultati. La pausa per le Nazionali servirà per cercare di trovare la quadra, facendo funzionare ciò che ancora non va. Il mese di ottobre, con le sfide con Genoa, Lazio, Benevento e Torino, potrebbe davvero essere quello decisivo per le sorti di Rastelli e del suo Cagliari. Perché del futuro non vi è mai certezza.