È questi giorni in scena nei teatri dell’isola la commedia noir “Rosalyn” di Edoardo Erba inserita all’interno della stagione La Grande Prosa 2016/2017 del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna – CeDAC.
Protagoniste della pièce sono due attrici italiane celebri per le loro partecipazioni a programmi televisivi cult degli anni ’90 come “Pippo Chennedy Show”, “L’ottavo nano” o “Mai dire…” della Gialappa’s Band. Stiamo parlando di Alessandra Faiella e Marina Massironi, due professioniste che hanno spaziato dal teatro al cinema passando per l’editoria la prima e per il doppiaggio la seconda. Una coppia molto affiatata che trasmette tutta la propria complementarietà anche sul palco dove il gioco dei ruoli le porta ad essere affini, ma diverse allo stesso tempo. I personaggi che interpretano, una scrittrice di romanzi di successo, Esther e una donna delle pulizie canadese, la Rosalyn del titolo, si incontrano casualmente a Toronto in occasione della presentazione di un libro della prima. Un interrogatorio di polizia al quale è sottoposta Esther ci accompagnerà nel flashback di quattro anni prima quando le due si trovano da perfette sconosciute a chiacchierare come vecchie amiche, mettendo a nudo sentimenti, passioni, timori, diventando in un tempo molto breve talmente complici da trovarsi a condividere un drammatico segreto.
Sul palco solo loro due che in un atto unico danno ritmo a questa brillante commedia che tra humor nero e leggerezza ci presenta due figure schiacciate dal nostro tempo, dall’instabilità dei rapporti umani e dalle restrizioni delle convenzioni sociali.
Due prove attoriali forti, coinvolgenti ed emozionanti contornate da una scenografia minimalista dove è il talento delle protagoniste a riempire la scena.
Abbiamo incontrato Alessandra Faiella e Marina Massironi prima del loro debutto al Teatro Comunale di Sassari.
La domanda è d’obbligo, è la prima volta che venite in Sardegna?
Alessandra: No, solo negli ultimi anni sono venuta in tournée con “Nudi e crudi” insieme a Max Pisu e abbiamo girato diversi teatri tra cui Palau e Macomer e poi sono stata al Festival dei Tacchi di Jerzu con la commedia “Coppia aperta quasi spalancata”. Andando più indietro nel tempo son stata a La Maddalena con Serena Dandini per presentare il Premio Solinas.
Marina: La prima volta che venni in Sardegna era il 1984! E facevo l’animatrice in un villaggio a Cala Gonone, in quell’occasione conobbi anche Massimo Troisi. Poi feci una tournée teatrale una quindicina d’anni fa con “André le Magnifique” che toccò sia Cagliari che Sassari.
Avete entrambe un passato importante in televisione, com’è cambiata la comicità dagli anni ’90 ad oggi e secondo voi c’è ancora spazio per ironia e satira in questo contenitore?
Marina: Adesso le trasmissioni che contengono comicità sono un po’ dei cataloghi, molto a consumo. I comici presenziano, magari neanche tutte le settimane, hanno i minuti contati per esibirsi e via. Negli anni ’90 c’era un po’ più il meccanismo dell’affetto, del sequel diciamo, si costruivano delle storie, sia nei programmi di Serena Dandini che della Gialappa’s Band. Per esempio quello che facevamo a “L’ottavo nano” con Corrado Guzzanti (Snack e Gnola – nda) era praticamente una sit-com. I personaggi dalla prima all’ultima puntata facevano un percorso, c’erano comunque i tormentoni, però le storie si evolvevano.
Alessandra: Per quanto riguarda la satira mi viene in mente solo Maurizio Crozza, però è un caso a parte, è il suo programma. Mentre invece nei programmi citati da Marina si faceva satira e tutti davano il proprio contributo. Secondo me la satira è assolutamente scomparsa, soprattutto nella televisione generalista.
In televisione, ma anche al cinema, il ruolo della donna è sempre un po’ gregario. Di contro il teatro sembra offrire diversi ruoli al femminile, c’è un campo più fertile per la parità di genere?
Alessandra: Sì, forse un po’ di più sì; ci sono ruoli interessanti, forse ci son sempre stati. Mi vengono in mente Ibsen o Pirandello.
Per la mia esperienza ciò che ancora viene digerito a fatica è la comicità al femminile. Noto una certa diffidenza nei confronti delle donne comiche, nonostante miriadi di esempi anche enormi, come i pilastri Franca Valeri e Franca Rame. Nel pensare comune il comico è maschio e anche se le comiche non mancano sento ancora dire che le donne fanno meno ridere. Per fortuna il teatro, inteso come prosa, offre spazi diversi.
È la prima volta che lavorate insieme?
Marina: No, abbiamo lavorato insieme in due circostanze, in televisione con “Comici”, un programma un po’ meno di culto, di Serena Dandini. Ogni puntata era dedicata a un comico diverso però noi facevamo parte dello staff fisso. Facevamo la parodia delle vallette di Sanremo che si dicevano delle cattiverie terribili!
E poi abbiamo recitato insieme in un cortometraggio di Max Croci dal titolo “Cheesecake”.
C’è un lavoro al quale siete più affezionate? Se sì, quale?
Alessandra: Sono legata a tutti gli spettacoli che ho fatto, forse quello che per me è un po’ più un mio cavallo di battaglia è “La versione di Barbie”, un monologo tratto da un libro che ho scritto per Mondadori; avendo scritto il libro, avendo tratto il monologo, lo sento una cosa mia e ci sono legata anche perché lo porto in giro da un po’ di anni e piace sempre molto. Però devo dire che tutti i lavori che ho fatto mi hanno lasciato sempre qualcosa, sempre stata contenta di averli fatti.
Marina: Anch’io tra le tante cose che ho fatto non so scegliere e non potrei scegliere, sarebbe come chiedere a una madre di scegliere uno dei suoi figli!