Giunge alla conclusione la decima edizione della micro-rassegna letteraria della Libreria Azuni dedicata al giallo e al noir. Quattro autori dalle voci diverse, quattro prospettive sulle molteplici sfumature di un genere che non smette mai di appassionare.
Dopo il nero metropolitano e implacabile di Andrea Cotti, il nero storico e sorprendente di Mauro Pusceddu, il nero ancestrale e rituale di Piergiorgio Pulixi arriva il nero misterioso e surreale di Francesco Aloe.
Domani, giovedì 27 giugno, alle ore 19:00 Francesco Aloe presenta il suo libro “Aspetta l’inverno”, edito da Compagnia Editoriale Aliberti.
Francesco Aloe, nato nel 1982 in Calabria, bolognese d’adozione. Dal 2016 dirige la collana Versante Est per Delos Digital. Dal 2017 cura le collane E – Stories e Love per la Compagnia Editoriale Aliberti.
Ha pubblicato quattro romanzi. Nel 2008 esordisce con Vertigine, noir ripubblicato poi in una nuova edizione da Lettere Animate Editore nel luglio 2016 e tradotto in spagnolo.
Nel 2011 esce per la collana VerdeNero Noir di Edizioni Ambiente Il vento porta farfalle o neve, romanzo d’inchiesta che prende le mosse dai fatti che determinarono la tragedia del Moby Prince avvenuta nel porto di Livorno nel 1991. Del 2017 è L’ultima bambina d’Europa (Alter Ego Edizioni), romanzo distopico che capovolge la prospettiva del dramma della migrazione. Nell’aprile del 2019 esce invece Aspetta l’inverno (Compagnia editoriale Aliberti).
Aspetta l’inverno. Estate 2014. I Mondiali di calcio, una Bologna torrida già a giugno per il caldo precoce. Un giovane assistente universitario che cerca di sfuggire all’afa del suo minuscolo appartamento andandosene in giro per la città, senza meta. Un vecchietto che staziona, come tanti, su una panchina. L’incontro, le parole del vecchio al giovane: strane, surreali, misteriose. Comincia così il nuovo romanzo di Francesco Aloe, già autore de “L’ultima bambina d’Europa”. Un intreccio di generi, fra il noir e la commedia surreale, che stupisce per la freschezza inventiva, le sospensioni liriche e il senso di mistero. Il tutto sotto l’affettuosa tutela di un nume quale Gustavo Rol, il grande sensitivo torinese, la cui figura aleggia benevolmente sulla storia conducendola verso un lieto fine.