Alla vigilia delle elezioni europee del prossimo mese di maggio, si è concentrato sugli istituti di partecipazione politico-amministrativa previsti dallo Statuto comunale di Cagliari, l’incontro di ieri al Municipio di via Roma. Accolti dal presidente del Consiglio Guido Portoghese, sono 40 gli studenti provenienti dalle università di Estonia, Slovacchia, Bulgaria, Malta, Belgio e Italia, che, nell’ambito del progetto “My! Europe” saranno ospitati in città sino al prossimo 23 febbraio. Obiettivo: approfondire il tema della partecipazione attiva giovanile.
“Le cittadine e i cittadini di Cagliari – ha detto il presidente Portoghese descrivendo lo svolgimento dei lavori del Consiglio comunale, i ruoli e le funzioni di sindaco, giunta e commissioni – dispongono attualmente di cinque istituti di per partecipare alla gestione della cosa pubblica: istanze, petizioni e proposte, l’albo delle associazioni, le consulte, le assemblee partecipative e i referendum”. Non solo. “Il riconoscimento della centralità della partecipazione popolare quale valore fondamentale della democrazia politica – ha aggiunto il presidente – troverà consacrazione anche nel nuovo regolamento che il Comune approverà prossimamente e che prevede l’istituzione degli albi tematici e degli osservatori. Entrambi mirano a promuovere la cultura dell’inclusione e la coesione sociale attraverso, tra l’altro, lo sport, lo spettacolo e il volontariato”.
“My! Europe è un progetto internazionale realizzato con fondi comunitari del programma Erasmus+”, ha ricordato Michele Demontis di TDM 2000, l’associazione che lo promuove. Questo pomeriggio, al Palazzo Regio, nella sede del Consiglio della Città Metropolitana, gli studenti divisi per gruppi, effettueranno alcune simulazioni sul lavoro delle commissioni per sviluppare proposte di emendamenti e votazioni.
Diritto fondamentale, l’istituto della partecipazione popolare è garantito dalla Costituzione italiana che all’articolo 3 recita testualmente: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Il che ha trovato applicazione a livello degli enti locali anche nell’articolo 8 del Testo Unico delle leggi degli enti locali 267/2000 che delinea diversi istituti di partecipazione.