“Se avete l’intenzione di donare alla vostra amata un anello davvero raro, dimenticate i diamanti e regalatele una Ichnusaite sarda”. Questo è l’annuncio di Robert Hazen, ricercatore del Carnegie Institution for Science of Washington, riguardo alla sua nuova pubblicazione scientifica sui minerali più rari della Terra. L’Ichnusaite, infatti, è uno dei circa 2.500 minerali più rari al mondo (i diamanti al confronto sono molto più comuni).
La sua catalogazione, avvenuta ad opera di Hazen, coadiuvato dal professor Jasse Ausubel della Rockefeller University of New York, costituisce il primo tentativo di studio del regno minerale per capire i cambiamenti e le diversità della Terra, nella più ampia indagine su animali e piante rare o estinte.
I minerali, infatti, sono una combinazione di elementi che cristallizzano raccontandoci l’evoluzione del nostro pianeta. Quando si formò il sistema solare, ad esempio, i minerali presenti sulla Terra erano solo una dozzina mentre oggi sono oltre cinquemila (due terzi dei quali sono legati all’attività biologica). Quelli rari, in modo particolare, ci raccontano le condizioni precise di un determinato momento perché per formarsi hanno avuto bisogno di parametri perfetti e unici di variabili quali temperatura e pressione.
Scoperta per la prima volta nel 2013 a Punta de su Seinargiu (Sarroch) dallo stesso Hazen, l’Ichnusaite, deve il suo nome alla Sardegna detta appunto Ichnussa dagli antichi greci per via della forma simile all’impronta di un piede. Dal punto di vista scientifico è un molibdato idrato di torio ottenuto dalla combinazione sotterranea di thorium radioattivo e molybdenum, pur mantenendo la loro autonomia.
Oltre che rarissimo, si trova in quantità microscopiche da riempire appena un ditale, è anche estremamente fragile e mai permetterebbe la sua lavorazione in un gioiello. Per la fragilità e per le piccole quantità in cui è stato rinvenuto, nel 2016 è stato dichiarato dalla Mineralogical Society of America come il più raro al mondo.
L’Ichnusaite è un cristallo tubulare, incolore, sottile e lungo sino a 200 micron molto simile alla Nuragheite – molibdato attenide, secondo rarissimo minerale ritrovato in Sardegna (anch’esso a Sarroch) ma con lucentezza perlacea adamantina. Il ritrovamento di entrambi porta maggiore comprensione sui meccanismi di alterazione dei combustibili nucleari esauriti e sul rilascio di isotopi radioattivi in condizioni di stoccaggio.
L’approfondito studio di tali minerali potrebbe dunque portare ad ottenere informazioni utili per l’immagazzinamento delle bombe nucleari, per le scorie instabili e per i reattori nucleari destinati allo spegnimento. Scienziati di tutto il mondo si stanno dedicando allo studio di questi due minerali, dei quali per ora non sono ancora note densità e proprietà ottiche.
È dunque un ritrovamento che ha fatto il giro del mondo e che rende la Sardegna un sito importantissimo e sempre ricco di nuove scoperte.