Ogni anno i numeri delle violenze perpetrate nei confronti delle donne sono altissimi e sconcerta il fatto che una buona parte di questi episodi avvenga all’interno delle mura domestiche. Non tutte le vittime tuttavia hanno la forza, non solo psicologica, ma anche economica, per chiedere aiuto e allontanarsi da casa per sfuggire agli abusi. A tal proposito un grande passo avanti è stato compiuto dalla Regione Sardegna.
È infatti di questi giorni la notizia dell’attuazione, mediante una delibera, di una legge che era stata approvata nel 2018 dal Consiglio regionale, dopo essere stata proposta da consiglieri regionali sia di maggioranza che di opposizione, Alessandra Zedda (Forza Italia), Anna Maria Busia (Cd), Rossella Pinna (PD) e Daniela Forma (PD), con cui è stato istituito il “Reddito di libertà” e che ha previsto lo stanziamento, per il 2020, di 514 mila euro.
Si tratta di un contributo a favore di quelle donne che hanno subito violenze domestiche e che sono intenzionate a seguire un piano personalizzato di emancipazione che deve consistere nella ricerca di un lavoro o in un periodo di formazione per un impiego futuro.
Le donne ammesse a godere del Reddito di libertà sono quelle che si sono rivolte sia ai Servizi sociali dei Comuni e sia ai Centri antiviolenza, purché possiedano determinati requisiti. La valutazione avviene infatti tenendo conto di una serie di criteri relativi allo stato di salute della donna, sia fisico che mentale, alla presenza di un eventuale stato di gravidanza, al livello di scolarizzazione e al tempo di permanenza all’interno di una casa di accoglienza.
Il Reddito di libertà potrà essere percepito da un minimo di un anno e fino ad un massimo di 3 anni. Il suo ammontare è pari a €780 mensili a cui andranno ad aggiungersi €100 se si tratta di una donna disabile o €200 se la donna è madre di figli con disabilità. Il Reddito comprende inoltre l’erogazione di un sussidio, il rimborso per le spese legali e per i costi affrontati per spostarsi e fuggire dalla violenza, l’accesso a corsi di formazione professionale, la garanzia di continuità scolastica sia per la vittima che per gli eventuali figli, un sostegno per riuscire ad ottenere un’abitazione ed entrare nel mondo del lavoro.
Molto ottimista Alessandra Zedda, Assessore del Lavoro e Vice Presidente della Giunta regionale, che, intervistata dall’Ansa, ha dichiarato: “Con la prossima Finanziaria cercheremo di potenziare la legge, soprattutto nelle misure di collegamento con la prevenzione”.
Grande soddisfazione per il risultato raggiunto è stata espressa, sempre all’Ansa, anche da Rossella Pinna, Consigliere regionale dell’opposizione: “ È un provvedimento importante e di grande civiltà perché restituirà a tante donne il coraggio per rompere condizioni di maltrattamento, subalternità e oppressione psicofisica, un esempio di come dinanzi a problemi così urgenti e seri sia possibile dare una risposta condivisa ed efficace al di là delle appartenenze politiche”.
Così, dopo tante sofferenze, per molte donne ora esiste davvero la possibilità concreta di raggiungere una luce in fondo al tunnel della violenza domestica.