Domani sarà il giorno in cui il disegno di legge 107/A della maggioranza vedrà l’approvazione in Consiglio regionale, dopo mesi di contestazioni e revisioni. Una legge definita ‘poltronificio’ dall’opposizione, per via del considerevole aumento di personale all’interno dello staff del presidente e degli esosi stipendi garantiti. L’appuntamento è fissato per le 11:00, quando verranno esaminati gli ultimi due articoli relativi alla copertura finanziaria e all’entrata in vigore del provvedimento. Nel frattempo, è stato approvato uno degli emendamenti che alcuni hanno ricollegato ai fatti di Sardara, perché consentiranno di “allontanare” componenti degli uffici dei Gabinetti (consulenti compresi) e degli staff che il 7 aprile parteciparono al celeberrimo pranzo alle Terme.
Rispetto a quando il ddl è stato presentato (7 febbraio 2021), i costi sono stati quasi dimezzati, come aveva annunciato il capogruppo del PSd’Az Franco Mula, con una spesa che da 6 milioni è passata a 3,5 per il 2022 e per il 2023, mentre sarà di 2,1 milioni per l’anno corrente; con la riduzione a circa 40 membri del personale dell’ufficio di Gabinetto del presidente Solinas, dai 60 previsti.
Guardando i dati, al di là della riduzione la nuova legge sembra rappresentare comunque una spesa ingente, e si fa fatica a capire quali funzioni reali e costruttive possano portare i nuovi 40 membri dello staff presidenziale. L’emendamento parla di «Norme urgenti per il rilancio delle attività di impulso, coordinamento ed attuazione degli interventi della Giunta» e per questo istituisce vari nuovi comitati nello staff: 1) ufficio di supporto alle funzioni generali della Presidenza della Regione; 2) segreteria del Presidente; 3) ufficio di staff tecnico; 4) comitato per la legislazione; 5) ufficio del cerimoniale della Regione.
Di cosa si occuperanno nel concreto questi comitati e quali miglioramenti apporteranno alla politica sarda non è chiaro. Ma se per la classe dirigente della regione, e per chi entrerà a farne parte, i benefici economici appaiono evidenti, quali saranno invece quelli per i sardi?
Al momento non sembrano essercene, anzi questa legge su cui la maggioranza si è impuntata da mesi ne sta bloccando altre molto più importanti per la collettività, come: la riforma sulle province e quella sulla sanità, l’approvazione del piano casa, e soprattutto un nuovo stanziamento di contributi per le aziende piegate dal Covid.
Inoltre, una maggiore quantità di dirigenti e politici all’interno della presidenza non è certo sinonimo di maggiore efficienza come la Giunta vuole far credere definendo la legge “smart”. La quantità non è direttamente proporzionale alla qualità. Non si è mai visto un sistema che allargando la propria burocrazia sia stato più veloce nel lavoro, semmai il contrario. Senza contare che la classe dirigente sarda si è già resa ridicola e inaffidabile col caso Sardara; infatti, al pranzo in zona arancione parteciparono membri di spicco tra direttori generali di assessorati regionali, capi di gabinetto e lo stesso portavoce del presidente della Regione.
La legge può essere sì definita “smart”, come l’omonima auto, ma perché costa cara e a goderne sono solamente i proprietari; mentre per gli altri rappresenta un fastidio e una perdita di tempo, come quando pensi di aver trovato un parcheggio e invece dentro ce n’è già una nascosta.
La legge è ormai realtà a poche ore dalla sua approvazione, ma siamo sicuri che questi milioni non potessero essere investiti più concretamente per i cittadini? Perché i problemi della Sardegna appaiono evidenti soprattutto fuori dai palazzi regionali, nel mondo reale e pratico dal quale la politica sembra lontana. Potevano essere utilizzati per la realizzazione di infrastrutture, per migliorare un sistema di trasporti che a confronto con altre regioni è medievale, per investire sulla transizione ecologica, o la realizzazione di una riforma per il mondo agropastorale da troppo tempo dimenticato, per sostenere e rilanciare le imprese messe in difficoltà dal Covid, o migliorare i servizi turistici in vista della stagione estiva, e tante altre migliorie si potevano fare per un’isola che ha carenze e difficoltà sotto molti aspetti. Ma per la politica sembrano esserci altre priorità.