Si ispira alla figura affascinante ed enigmatica di Dora Maar –fotografa surrealista, pittrice e poetessa sullo sfondo della vivace temperie culturale del Novecento – “Dora Pro Nobis”, da “Malamore” di Concita De Gregorio con la voce recitante di Federica Fracassi e le musiche originali composte e eseguite al violoncello da Lamberto Curtoni – in cartellone oggi (domenica 21 luglio) alle 20 al Teatro Romano di Nora per il XXXVII Festival La Notte dei Poeti organizzato dal CeDAC.
Donna cosmopolita, artista surrealista, attenta alle questioni sociali, musa e amante di Picasso, travolta in una liaison dangereuse, Dora (al secolo Henriette Theodora Marković)precipita in un inferno privato, ai confini della follia. Federica Fracassi, splendida e pluripremiata attrice, incarna questa creaturaluminosa e fragile, il suo tormento e la sua dedizione, «la sua capacità di vedere senza essere vista, l’ostinazione quasi infantile, lo straordinario talento» e insieme «la sua perdizione». La sua vitasegnata dalla tragedia – il tradimento, la morte della madre – si trasfigura in avvincente “contrappunto” in cui l’arte si rivela la chiave di una personale resurrezione oltre il dolore.
“Dora Pro Nobis” è un viaggio nella mente della protagonista tra i ricordi e i rimpianti, i graffi sull’anima di una passione distruttiva – quasi incarnazione della duplice pulsione di eros e thanatos – che la lega al suo “carnefice”. «…Sono la donna che piange, sono la donna verde dei quadri del genio, sono l’idea stessa del dolore: il mio, il suo, il dolore del mondo», così Dora Maar descrive il suo rapporto con Pablo Picasso: «…solo io so quello che lui è …è uno strumento di morte …non è un uomo, è una malattia». Un’analisi lucida e feroce di una relazione devastante, segnata dai tradimenti e dalla gelosia (dopo un breve e luminoso idillio iniziale) e in cui s’intrecciano arte e vita: oltre a posare come modella per il pittore spagnolo, che la ritrae in molte sue opere, Dora con la sua macchina fotografica immortala Picasso nel suo studio, al lavoro, e documenta le fasi di preparazione di “Guernica”. E intanto, sollecitata da lui prova a dipingere, subendone le critiche.
Per amore di un uomo Dora Maar dimentica il suo talento e rinuncia (in parte) a esprimersi attraverso l’arte della fotografia, a lei così congeniale, in cui si era ben presto affermata, ottenendo un buon successo anche nella pubblicità e nella moda, grazie al suo stile originale in cui si mescolano tecniche diverse, un uso insolito della prospettiva e delle geometrie, tra ottiche deformanti, doppie esposizioni e collages, cui si alternano i ritratti realizzati con uno sguardo e una sensibilità particolare verso gli ultimi e i disperati e le immagini del degrado urbano e sociale. Una serie di scatti che riflettono la tensione ideale della giovane parigina figlia di un architetto croato e di madre francese, cresciuta in seno alla buona borghesia ma fatalmente attratta dal mistero e dall’inquietudine che si celano dietro la “normalità del quotidiano, alla ricerca della dimensione onirica e fantastica ma anche consapevole del dramma e dello squallore della miseria, da cui comunque affiora un’inconsapevole e perduta innocenza, in una fusione di etica e estetica.
Sul palco un’attrice raffinata e “camaleontica” come Federica Fracassi, votata al teatro e alle nuove drammaturgie con rareapparizioni cinematografiche (da “Happy Family” di Gabriele Salvatores a “Bella addormentata” e “Sangue del mio Sangue” di Marco Bellocchio, “Il capitale umano” di Paolo Virzì e “Antonia”. di Ferdinando Cito Filomarino, fino a “Gli sdraiati” di Francesca Archibugi e “Benedetta follia” di Carlo Verdone), vincitrice di prestigiosi riconoscimenti, dal Premio Eleonora Duse all’Ubu, il Premio ETI-Gli Olimpici del Teatro e il Premio Franco Enriquez –prossimamente sul piccolo schermo con la serie “Luna Nera”prodotta da Fandango per Netflix.
Focus sulla potenza terribile e pericolosa dell’amore, sullo smarrirsi in un sentimento non (pienamente) ricambiato e totalizzante, in “Dora Pro Nobis”: Concita De Gregorio attinge ai documenti e alle testimonianze ma anche a memorie familiari, restituendo il respiro di un monologo interiore su un tema anche oggi scottante e attuale, quel retaggio della cultura patriarcale che rende la vicenda di Dora Marr emblematica di una condizione femminile subordinata e marginale per cui l’affermazione personale e delle proprie capacità è sempre più ardua e difficileper le donne, senza però rinunciare in questo (auto)ritratto o diario d’artista all’intensità e struggente bellezza della poesia.
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