La Sardegna ha una ingente variabilità di fiabe, legate a leggende o a eventi realmente accaduti, tramandate oralmente secondo un processo educativo matriarcale, nel quale alla donna spetta il compito di indottrinare i figli all’obbedienza, spesso grazie all’utilizzo di spauracchi. La paura, infatti, è il miglior campanello d’allarme che tiene tutti lontani dal pericolo in prospettiva di un evento funesto o di una punizione.
Succede quindi che, per i bambini particolarmente fastidiosi, arriva Mommotti o Bobbotti: un uomo nero avvolto in un ampio mantello nel quale nasconde il sacco in cui infilare tutti i disubbidienti, o Tziu Mesedu: un vecchietto che impone il silenzio durante le sue ore di sonno.
Le fiabe che hanno invece delle protagoniste femminili sono probabilmente legate ad antichi residui di divinità protettrici degli elementi naturali. Queste hanno quasi sempre in comune il nome di Mama seguito dall’oggetto specifico a cui appartengono.
Tra le più famose abbiamo sicuramente Sa Mama ‘e Su Sole donna bellissima quanto temibile che, coperta dalla testa ai piedi da un enorme lenzuolo bianco, diffida i bambini dall’uscire quando “il sole spacca le pietre”. La giovane dama si aggira per il paese, nelle ore più calde del giorno, percorrendo i vicoli anche più stretti e chi viene sorpreso per strada viene rapito senza poter più fare ritorno a casa. In alcuni paesi si racconta anche che, il malcapitato, viene colpito sulla fronte da un raggio infuocato che gli provoca febbre alta per diversi giorni. In questo modo, i bambini vengono protetti dall’esporsi a un’insolazione specialmente nella torrida estate sarda.
Sempre attinente agli eventi metereologici è Sa Mama ‘e Su Bentu, un’anziana donna infagottata in un lungo scialle nero, che prende al volo i bambini nei giorni di Tramontana o Maestrale. Si dice che, incapace di averne di suoi, si appropri dei figli altrui scegliendo tra tutti quelli che non vanno a dormire presto la sera. Appena, nelle mattine seguenti, questi si recano fuori a giocare, lei crea un vortice scuro da cui sporge un braccio che li mette dentro un sacco. Non fa loro del male, anzi, li tratta proprio come figli suoi, ma non potranno più far rientro in famiglia.
La fiaba di Sa Mama ‘e Funtana invece, forse la più cattiva tra tutte, viene raccontata per proteggere i bambini dal rischio di cadere dentro i pozzi quando si avvicinano troppo ad essi per giocare. La perfida vecchietta che abita all’interno dei pozzi, ma a volte la si trova anche nei torrenti, compare immediatamente portando via con sé i bambini nella profondità dell’acqua.
Tutte storie che, raccontate come regole di comportamento, si sono tramandate per generazioni diventando parte del nostro ricco patrimonio culturale.