Nule. Come ogni anno, quando il calendario segna la data del 7 maggio, riaffiorano nella mente di Marco Masala i ricordi di quel giorno di sei anni fa in cui suo figlio scomparve da Nule e non tornò mai più a casa. «La sera prima dell’anniversario ero agitato – ha detto Marco Masala a “La Nuova Sardegna” – mi capita sempre, da quando Stefano non c’è più. Così non riuscivo a prendere sonno, sapevo che le ricorrenze per me non sono mai un bel giorno».
Ma questa volta il suo risveglio è peggiore rispetto agli altri anni. Nella stessa giornata in cui Stefano sparì e venne ucciso, è stato ammazzato con una fucilata in pieno volto Francesco Dessena, allevatore di 76 anni di Nule. “Non ci sono sospetti, il Dessena era uomo conosciuto, senza precedenti, faceva parte della compagnia barracellare” ha scritto sul suo profilo Facebook Gianfranco Piscitelli, presidente di Penelope Onlus, associazione che da anni si occupa di persone scomparse. “Avrà visto qualcosa, trovato qualcosa, raccontato qualcosa? Anche di vecchio nel tempo? – continua l’avvocato – Per noi di Penelope è un anniversario macchiato di sangue. Chi dimentica cancella, noi non dimentichiamo”.
Sei lunghissimi anni senza che di quel giovane amato da tutti si sia più saputo nulla e, a proposito del nuovo omicidio, riflette Marco: «Purtroppo non puoi fare a meno di pensarci. Esattamente sei anni fa, proprio il 7 maggio, mi hanno portato via Stefano. E oggi, lo stesso giorno, hanno ucciso un’altra persona. Questo mi fa male due volte. Per il ricordo di mio figlio, e perché io conoscevo Francesco Dessena. Una persona buona e perbene, che ci ha sostenuto nei momenti difficili. È venuto più volte a casa nostra, e ha aderito alle iniziative organizzate per la legalità e per sensibilizzare le ricerche del corpo di Stefano. Ma io non credo che ci sia un legame tra i due episodi, e il 7 maggio probabilmente è solo una brutta coincidenza.».
Per la scomparsa di Stefano, diventata per la magistratura “omicidio”, i responsabili sono Paolo Enrico Pinna e il cugino Alberto Cubeddu. Sono loro che durante quella serata del 2015 raggirarono e uccisero Stefano, allora ventottenne, facendolo sparire nel nulla da Nule. I due delinquenti volevano a tutti i costi la macchina di Stefano perché il giorno dopo avevano intenzione di recarsi a Orune per uccidere Gianluca Monni, di soli 18 anni, con cui Pinna pochi mesi prima aveva avuto uno scontro durante la festa di “Cortes Apertas”. In quell’occasione, secondo le ricostruzioni, Pinna venne offeso e picchiato e i due cugini pianificarono la vendetta omicida messa in atto vari mesi più tardi. Monni venne poi freddato con due fucilate da un’auto in corsa mentre aspettava l’autobus che lo avrebbe portato a scuola. L’Opel Corsa grigia, che Stefano aveva preso in prestito dal padre, venne ritrovata bruciata nelle campagne di Pattada. Del corpo del ragazzo però nessuna traccia. Pinna e Cubeddu vennero poi processati, arrestati e condannati per entrambi i reati di omicidio.
“Giustizia sarà fatta solo quando i resti di Stefano torneranno a casa, accanto alla tomba della mamma”. È la voce di un padre che non si è mai arreso e che, ancora una volta, tra qualche mese si presenterà in aula per il terzo grado di processo di Alberto Cubeddu a chiedere che quel corpo gli venga restituito. L’angoscia di un padre che persiste da ben sei anni e che ora è resa ancora più dolorosa da un secondo omicidio avvenuto nella stessa giornata di quello del figlio.
Oltre a quella data nefasta, c’è un altro dato che collega i due fatti di sangue: il luogo. Entrambi, infatti, son stati compiuti nei pressi della località S’Ozzastru. Una zona in cui rientrano tutti quei terreni ispezionati da Marco Masala alla ricerca del corpo del figlio. Tale area era stata perlustrata anche dai carabinieri e dai cani molecolari, che però si erano dovuti arrendere davanti ad un territorio impraticabile e troppo vasto.
Le indagini sull’omicidio di Dessena sono state ora affidate ai carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Sassari e a quelli della compagnia di Bono dal sostituto procuratore di Nuoro, Giorgio Bocciarelli. Al momento le analisi effettuate hanno rivelato che l’allevatore è stato colpito con arma da fuoco da una distanza molto ravvicinata. Inoltre, si presume che quando sia stato colpito fosse inginocchiato.
Sul delitto dell’uomo, dichiarano gli inquirenti che per adesso non è possibile fare ed escludere nessuna ipotesi e quindi neanche un nesso con la sparizione di Stefano Masala avvenuta proprio sei anni prima nella stessa giornata e nello stesso paesino della provincia.