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Manu Invisible, dietro la maschera

Intervista allo street artist sardo

di Marco Scaramella
26 Dicembre 2017
in Arte, People
🕓 8 MINUTI DI LETTURA
502 26
Manu Invisible. ? Domenico Rizzo

Manu Invisible. ? Domenico Rizzo

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Percorrendo la SS 131, avrete di certo notato alcuni enormi graffiti, rompere la monotonia ed il grigiore del cemento dei cavalcavia. Una tag li accomuna tutti: Manu Invisible, di certo il più famoso street artist sardo, che si sta imponendo sulla scena artistica italiana ed internazionale. L’artista di San Sperate, cela la sua identità dietro ad una maschera e, per questo motivo, alcuni lo accostano a Bansky (il celebre writer di Bristol, reputato uno dei maggiori esponenti della street art). A differenza di Bansky, Manu Invisible ha dalla sua una sentenza della Corte di Cassazione che riconosce il valore artistico delle sue opere, realizzate in giro per il mondo, da Cagliari a Srebrenica, passando per Milano e Londra. Inoltre, alterna la street art alla realizzazione di opere di piccolo formato. Ma chi è Manu Invisible? Lo abbiamo incontrato per conoscerlo un po’ meglio e farci raccontare qualcosa sul suo lavoro.

Come ti sei avvicinato al mondo del writing?
Ho avuto la passione per il disegno sin da piccolo. Mi sono avvicinato al writing all’età di 9 anni con il mio primo graffito su parete. Dall’età di 12 anni ho intrapreso quello che è il mio percorso artistico più strutturato. Il mio cammino è sempre stato molto sfaccettato. Ho sperimentato diversi stili: figurativo, ritrattistico, paesaggistico, tenendo sempre presenti le mie radici, ovvero, i graffiti tradizionali anni ‘90, sia wild style, che quelli più semplici e leggibili. Da qualche anno, ho riscoperto l’utilizzo di parole desuete con un forte significato, che mi aiutino a comunicare qualcosa di utile alla società.

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Raccontaci di Dialogue e CBJEST, alcuni dei tuoi lavori realizzati all’estero.
Dialogue
e CBJEST (tradotto: consapevolezza) sono due opere che ho realizzato nel 2017 a Srebrenica in Bosnia. Mentre Dialogue è realizzato totalmente in caratteri occidentali insieme ad alcuni simboli religiosi, CBJEST è realizzato per metà con alfabeto cirillico e per metà con l’alfabeto occidentale. Si collocano all’interno di un progetto che ho portato a termine con un mio amico fotografo che si chiama Alessio Cabras. Sono due opere che vogliono comunicare dei messaggi fortemente positivi per la gente di tutta la Bosnia, logorata dalla guerra e dalle divisioni sociali negli anni ’90.

Ad agosto, in Sardegna, hai realizzato una serie di opere dedicate a Gramsci.
Le opere, commissionate dal Comune di Cagliari, fanno parte delle celebrazioni per l’Anno Gramsciano per ricordare la figura di Gramsci ad ottant’anni dalla sua scomparsa. Questi lavori sono realizzati lungo il percorso che va da Cagliari a Santu Lussurgiu, e che ricalca il cammino che Gramsci avrebbe voluto fare durante la sua permanenza a Cagliari, ma che non gli è mai stato concesso per questioni politiche. Questo lavoro è stato realizzato per il progetto “Questa è la tua terra” della rete “Nino dove sei?”, di cui faccio parte. Le opere che ho realizzato per il progetto sono quattro. Movimento: realizzata a Cagliari, apre il ciclo e vuole rendere la contrapposizione fra lo stato di prigioniero politico di Gramsci e il movimento delle sue idee; Errore di sistema: simboleggia la mancanza di dialogo tra le persone; Assidua ricerca, è un’opera sia lettering che figurativa e rappresenta una nebulosa su uno sfondo nero. Quest’opera è un anamorfismo, ovvero è visibile da un unico punto di vista, e si articola su diversi livelli. Senza dubbio è una delle mie opere più importanti, inoltre mi piace che si trovi lungo la 131 che è un po’ il simbolo del mio percorso artistico; Levitante: chiude questo ciclo di opere a Santu Lussurgiu, ultima tappa del viaggio mai concluso da Gramsci.

Quali sono i tuoi lavori più importanti?
Sicuramente sono quelli realizzati all’interno del percorso della 131 e delle arterie principali che collegano l’intera Sardegna. Adesso che abito a Milano, però, mi capita spesso di intervenire sulle autostrade e, di conseguenza, sto avendo un pubblico più ampio sia nell’hinterland Milanese che nel resto del nord Italia.

Manu Invisible. ? Domenico Rizzo
Manu Invisible. ? Domenico Rizzo
Manu Invisible. ? Domenico Rizzo
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Manu Invisible. ? Domenico Rizzo

Ti capita di collaborare con le istituzioni e, recentemente, una sentenza della Cassazione ha riconosciuto il valore artistico dei tuoi lavori. Questo aspetto come convive con la tua anima da writer?
Le mie opere sono autonome. Talvolta mi capita di ricevere dei finanziamenti pubblici, però non sempre si ha il permesso scritto, per questioni burocratiche. Diciamo che sono due realtà diverse: fare writing significa lavorare abusivamente, e ha una sua atmosfera, delle dinamiche e un codice legato al mondo dei graffiti, molto puro e romantico; il lavoro istituzionale è, appunto, un lavoro su commissione, fatto alla luce del giorno in quanto un incarico legale. In sostanza il cuore dell’opera d’arte è proprio l’atmosfera che si crea in relazione ad essa, insieme a tutte le dinamiche che le ruotano attorno.

Già da prima della sentenza collaboravo con associazioni di volontariato, comuni ed enti pubblici. Sicuramente la vittoria in Cassazione, che ha riconosciuto il valore artistico delle mie opere, ha potenziato il mio lavoro, ma mi ha anche forgiato perché è stata certamente una tappa determinante nel mio percorso artistico che mi ha messo a dura prova.

Qual è il messaggio che vuoi lanciare? Il tuo è un impegno politico?
Mi dissocio molto dai discorsi politici. Sono semplicemente una persona che, come tutti, ogni giorno apprende qualcosa dalla società. Da artista, però, sento il bisogno di comunicare qualcosa. Più è forte il concetto che voglio comunicare, e più sento la necessità di realizzare qualcosa di grande e visibile da mostrare alla gente.

Come mai indossi una maschera?
La maschera si spira alla geometria e alla notte. Per me è uno scudo che mi difende dall’ondata mediatica e dal parere del pubblico che vuole sapere molte informazioni, sia della mia vita artistica che della mia vita privata. Ora fa parte del mio personaggio artistico, ed è anche legata al mio paese d’origine che è San Sperate.

A quale dei tuoi lavori sei più legato?
Non ho un lavoro preferito. Tra tutti posso elencarne tre che mi rappresentano. Il primo è Perseveranza: senza perseveranza non sarei riuscito a risolvere i problemi che mi ha messo davanti la vita; Resilienza: che è la capacità di un individuo di affrontare e superare un periodo di difficoltà. Trovo che la società abbia un forte bisogno di resilienza; Iridescent a proposito del quale potete trovare molte informazioni sul mio canale YouTube.

Hai progetti nell’immediato futuro?
Sto realizzando un documentario che si chiama Scripta Manent in collaborazione con Giorgia Ripa. Sarà un documentario sul mio percorso artistico degli ultimi dieci anni. Connesso a questo progetto porterò a termine alcune altre opere nelle autostrade della Lombardia.

Grazie a Manu Invisible per la sua gentilezza e disponibilità. Per qualunque curiosità sul suo lavoro potete visitare il sito web manuinvisible.com, la sua pagina Facebook o il canale YouTube.

Tags: graffitiManu InvisiblemascheraSardegnastreet artwriter
Marco Scaramella

Marco Scaramella

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