La vita di Eva Mameli Calvino, celebre botanica sarda e madre di uno dei più importanti scrittori italiani del Novecento, Italo Calvino, arriverà presto sugli schermi.
Sono attualmente in corso – grazie al supporto della Regione Autonoma della Sardegna, al patrocinio dei Comuni di Cagliari e Sanremo e dell’Università di Cagliari -, le riprese del docufilm dal titolo “Eva Mameli Calvino. La signora dei fiori”, diretto da Alessandra Usai.
La produzione, attraverso scene girate soprattutto in Sardegna – in particolare all’Orto Botanico di Cagliari -, animazioni realizzate con il sostegno della Sardegna Film Commission, interviste e materiale d’archivio tratto dalla Cineteca Sarda e da Sanremo, ha l’obiettivo di ripercorrere la storia di questa figura femminile straordinaria, vera precorritrice del suo tempo, che ha dedicato gran parte della sua vita allo studio, alla ricerca e ai viaggi, raggiungendo traguardi fino ad allora impensabili per una donna.
All’anagrafe si chiamava Giuliana Luigia Evelina Mameli e nacque a Sassari nel 1886. Studiò poi a Cagliari, dove la sua famiglia si era trasferita dopo il pensionamento del padre, ufficiale dei carabinieri. Una volta conseguito il diploma presso l’Istituto tecnico Pietro Martini, si laureò in matematica e fisica, ottenendo la licenza per l’insegnamento. In lei, però, ardeva già il fuoco della ricerca.
Alla morte del padre, Eva lasciò la Sardegna per trasferirsi con la madre a Pavia, dove viveva il fratello Efisio, docente di chimica all’università. Qui conseguì una seconda laurea in Scienze Naturali e iniziò a collaborare come assistente di botanica. Nel 1915 divenne la prima donna italiana a ottenere la libera docenza in Scienze Naturali.
Interrotta la carriera universitaria a causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, la scienziata divenne una crocerossina, curando con dedizione i soldati feriti, un impegno che le valse due medaglie.
Fu allora che nella sua vita arrivò Mario Calvino, un agronomo e botanico originario di Sanremo, trasferitosi dapprima in Messico e poi nell’isola di Cuba, dove fu chiamato a dirigere la Stazione Agronomica Sperimentale di Santiago de Las Vegas, presso l’Avana. Grazie ai numerosi riconoscimenti che avevano conferito a Eva Mameli una grande fama nell’ambiente scientifico, Calvino, nel 1920, decise di compiere un breve viaggio in Italia per conoscerla in occasione di un convegno di botanica. L’obiettivo era quello di offrirle una collaborazione, un lavoro di ricerca sulle piante tropicali, ma c’è chi racconta che, in realtà, si fossero già scritti a lungo e che insieme alla proposta di lavoro le fece una proposta di matrimonio. La scienziata accettò e, nell’autunno di quello stesso anno, si trasferì con lui a Cuba. Proprio qui, dall’altra parte del mondo, nacque Italo Calvino, il cui nome fu scelto probabilmente per mantenere una sorta di legame con l’Italia.
Dopo essersi dedicati alla ricerca e alla raccolta di dati, sperimentando la coltivazione di tabacco, canna da zucchero e canapa, i coniugi Calvino, nel 1925, tornarono in patria e si stabilirono a Sanremo, dove Mario fu chiamato a dirigere la Stazione sperimentale di floricoltura. Insieme a sua moglie fondò, inoltre, la Società Italiana Amici dei Fiori e la rivista “Il Giardino Fiorito”, pubblicata dal 1931 al 1947.
Eva Mameli vinse anche il concorso per una cattedra di botanica nel capoluogo sardo e ottenne la direzione dell’Orto Botanico dell’Università di Cagliari, rimettendolo in sesto dopo che era stato abbandonato negli anni della guerra. Condusse una vita da pendolare tra la Liguria e la Sardegna fino a quando non nacque il suo secondogenito, Floriano, futuro geologo, per cui dovette rinunciare all’incarico, abbandonando l’insegnamento, ma non lasciò mai la ricerca.
Fu lei a portare in Italia il pompelmo, il kiwi, alcune varietà di palme e la yucca; si concentrò sulla floricoltura e si impegnò nella tutela ambientale e dell’avifauna, scrivendo numerose pubblicazioni con le quali mise in evidenza il ruolo degli uccelli insettivori nell’agricoltura e nel giardinaggio.
A Sanremo la famiglia Calvino viveva a Villa Meridiana, una casa in stile liberty immersa in un grande parco. Qui, durante la Seconda Guerra Mondiale, ospitarono partigiani – a cui si unirono anche i figli – ed ebrei in fuga. Per questo Mario Calvino fu imprigionato per 40 giorni, nel tentativo di scoprire dove si nascondessero. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1951, sua moglie Eva rimase a dirigere la Stazione sperimentale di floricoltura, oltre a continuare a dedicarsi allo studio con il suo immancabile rigore professionale. Morirà a Sanremo nel 1978, a 92 anni.
La passione scientifica e lo sguardo attento con cui Eva Mameli Calvino osservava il mondo naturale, oltre che la sua notevole padronanza della lingua italiana, contribuirono anche a plasmare la sensibilità creativa del figlio Italo che, nelle sue opere, raccontò sempre la natura come una presenza viva, simbolica, talvolta addirittura magica. Un legame tra scienza e poesia, tra realtà e incanto, in cui si ritrova una parte della preziosa eredità di sua madre.
