La comunità medico scientifica internazionale sta lavorando ad una velocità sorprendente per far fronte alla pandemia in corso, sostenuta anche da un crescente numero di liberi pensatori e iniziative come Makeathon che fanno rete per trovare soluzioni di cura e di prevenzione nel più breve tempo possibile.
Fra le priorità in casi come questo c’è fin da subito quella di identificare in modo rapido e attendibile le persone infette, per arrivare al loro isolamento e così facendo mettere in atto l’interruzione della catena del contagio. Stiamo tutti osservando che i metodi fino ad oggi disponibili, come app e test biologici, hanno un’efficacia relativamente limitata e sono di difficile uso su larga scala per problemi organizzativi e di costo.
Tuttavia, farebbe ben sperare l’intelligenza artificiale sviluppata dai ricercatori del prestigioso Massachusetts Institute of Technology di Boston, negli Stati Uniti, che costituisce il cervello pensante di una app capace di riconoscere i positivi dalla voce e da un colpo di tosse; questo anche se la persona dovesse essere asintomatica.
Daniele Longo di reviewbox.it spiega che l’analisi dello spettro sonoro della voce non è una novità, come si vede da molto tempo fare in occasione di interrogatori che si avvalgono della macchina della verità che combina parametri vitali e tono di voce. Nel caso del test per il nuovo Coronavirus, il tutto si basa su reti neurali di ultima generazione in grado di processare molto velocemente tantissimi dati derivanti da tono di voce, stato emotivo alterato da un possibile disagio neurologico e dalla respirazione. Sono algoritmi che permettono una capacità computazionale impensabile fino a pochi anni fa, proprio perché i dati vengono distribuiti attraverso una rete di nodi ispirata al cervello umano.
Questa modalità di test elettronico è solo il primo passo verso l’identificazione della positività di un soggetto che, qualora dette un totale, dovrà essere sottoposto ad ulteriori approfondimenti di laboratorio. Ad ogni modo fino ad ora questa intelligenza artificiale sta dimostrando un grado di affidabilità pari al 98,5% e addirittura il 100% nel caso di pazienti asintomatici. Benché questi numeri siano più che incoraggianti, si dovrà aspettare ancora alcuni miglioramenti perché si è osservato che gli algoritmi possono ancora essere ingannati dai sintomi di altre patologie affini.
Pertanto, è ancora presto per adottare questa soluzione per fare uno screening preliminare di massa, però al MIT non sono lontani dal rilascio di una versione della app liberamente accessibile per permettere l’autovalutazione usando semplicemente il microfono della smartphone.
In realtà non è questo l’unico caso promettente di uso dell’intelligenza artificiale, che da subito ha contribuito alla decodifica del genoma del virus in pochissimo tempo. Infatti, già nel corso della primavera scorsa era stata divulgata la notizia di un altro sistema di identificazione del Covid-19 tramite la voce realizzato dall’Università di Cambridge, in Inghilterra, mentre in settembre è stato messo a punto da Fujitsu e Tokyo Shinagawa Hospital un sistema di individuazione automatizzata della malattia partendo dalla lettura di radiografie e altri esami diagnostici.