Negli scorsi giorni è stato al centro delle cronache il dilagare in Italia di una nuova epidemia che colpisce in particolar modo i neonati, cioè l’infezione da virus respiratorio sinciziale. Anche in Sardegna, nonostante l’Isola non presenti per ora dei casi noti, i pediatri avvisano di fare attenzione perché il virus può avere complicazioni pericolose. Ma di cosa si tratta?
Il virus respiratorio sinciziale, o VRS, è una causa molto frequente di infezione dell’apparato respiratorio nei pazienti di qualsiasi età ma soprattutto nei bambini nei primi anni di vita. Secondo le indicazioni della Società Italiana di Pediatria, il virus causa solitamente il raffreddore ma nei neonati l’infezione può raggiungere le vie aeree inferiori ed i polmoni, provocando la polmonite o la bronchiolite acuta.
Come si trasmette
Il VRS si diffonde molto facilmente da persona a persona attraverso le mucose di occhi, naso e bocca. Quando una persona infetta parla, tossisce o starnutisce, rilascia nell’aria delle minuscole particelle che contengono il virus e che possono essere inalate o si possono depositare su bocca, naso e occhi di altri individui. L’infezione si contrae strofinandosi gli occhi o il naso, cioè le secrezioni infette. Una delle avvertenze che possiamo leggere nelle indicazioni fornite dalla Società Italiana di Pediatria è che il virus può sopravvivere molte ore sulle superfici dure come quelle di tavoli, giocattoli, culle e maniglie delle porte, resta in vita invece per brevi periodi sulle superfici morbide come quelle di mani o tessuti.
Quali sono i sintomi
Inizialmente la malattia si manifesta come un’influenza. Il virus, infatti, presenta sintomi molto simili a quelli di altre infezioni respiratorie virali, come raffreddore, rinorrea (naso che cola), tosse, respiro sibilante e febbre (che solitamente inizia dopo 3-5 giorni dal contagio e nella maggior parte dei casi non è elevata). Nei bambini al di sotto dei 6 mesi, il primo sintomo può essere l’apnea, cioè la breve interruzione della respirazione. Dal terzo al quinto giorno di malattia possono poi comparire i segni di una riduzione dell’alimentazione e la dispnea, cioè la difficoltà respiratoria. I più piccoli possono sviluppare distress respiratorio, una grave condizione caratterizzata dall’infiammazione dei polmoni e dalla loro conseguente incapacità di assimilare l’ossigeno necessario, che in casi rari può purtroppo portare anche al decesso.
Quanto è grave e quali sono i rischi
Il virus respiratorio sinciziale è la più frequente causa di infezione delle vie respiratorie nei bambini al di sotto dei 2 anni e rappresenta la prima causa di ricovero ospedaliero sotto l’anno di età. I bambini che presentano già dei disturbi come asma, fibrosi cistica, malattia cardiaca congenita o immunosoppressione sono pazienti più fragili e quindi più a rischio. Un ulteriore fattore di rischio è dato dall’età: secondo vari studi, infatti, i bambini nati prematuri o i lattanti sotto i tre mesi sono maggiormente in pericolo e più il bambino è piccolo, maggiore è il rischio di contrarre il virus in una forma grave che richiede l’ospedalizzazione.
Fortunatamente il rischio di morte, a differenza dei Paesi in via di sviluppo, è molto basso. Il virus può però lasciare dei danni permanenti, a partire dallo sviluppo dell’asma da grandi, che si verifica nel 50% dei casi.
Inoltre, l’aver già contratto l’infezione non rende poi completamente immuni, quindi la reinfezione è frequente, anche se generalmente colpisce in modo meno grave.
Prevenzione e trattamento
Buone abitudini igieniche rappresentano una misura preventiva importante. Sia il bambino malato che coloro che vivono con lui, devono lavarsi le mani frequentemente. Inoltre, maggiore è il contatto fisico (coccole, condivisione del letto, abbracci) e più c’è il rischio di diffusione dell’infezione ai familiari, sarebbe quindi buona consuetudine utilizzare le mascherine o cercare di mantenere il distanziamento almeno nel caso siano presenti altri fratelli. Attualmente non esistono vaccini specifici per la prevenzione dell’infezione da VRS ma sono in corso alcune sperimentazioni su vaccini per le mamme e terapie con anticorpi monoclonali.
Se i sintomi sono di entità lieve, la malattia si può affrontare a casa restando comunque sempre in contatto con il pediatra di famiglia. Il trattamento domiciliare è principalmente volto all’alleviamento dei sintomi: i bambini possono ricevere trattamenti analgesici e liquidi per prevenire la disidratazione. Fondamentale è il monitoraggio dello stato di salute del bambino da parte dei genitori, se i sintomi peggiorano è infatti necessario recarsi al pronto soccorso pediatrico in cui son presenti le attrezzature adeguate a intervenire, come i macchinari per ossigenoterapia ad alti flussi per i casi più gravi.