Il Coordinamento intersezionale Sardegna lancia l’allarme sulle adesioni di numerosi comuni sardi al “Network Family” e invita le amministrazioni già coinvolte a ritirare la delibera. Dietro il Network, infatti, secondo il Coordinamento, si nascondono associazioni, movimenti e gruppi politici orientati a ridurre gli spazi di autonomia e autodeterminazione delle donne, per annullare e comprimere le conquiste in campo civile, politico, professionale e giuridico-ordinamentale. Esattamente in questo filone si colloca l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose, da sempre impegnata in modo più o meno dichiarato nella difesa di un sistema sociale patriarcale basato sulla famiglia eterosessuale e nelle cosiddette campagne “pro vita”.
Ad oggi in Sardegna il network conta dodici comuni (Alghero, Sassari, Decimoputzu, Olmedo, Golfo Aranci, Romana, Porto Torres, Usini, Bono, Nuoro, Cagliari e Macomer) e quattro organizzazioni (Regione Autonoma Sardegna, ANCI, Forum delle Associazioni Familiari Sardegna e città metropolitana di Cagliari).
Gli/le amministratorǝ che hanno aderito al network dovrebbero tenere presente che le Istituzioni e in particolare i Comuni hanno per legge il dovere di tutelare tutte le formazioni sociali, di promuovere politiche di inclusione contro pregiudizi e discriminazioni, di impedire la diffusione, il rafforzamento, il radicamento di ideologie oscurantiste e integraliste.
La partnership alla costituzione del network dei comuni Amici della Famiglia (di concerto con la Agenzia per la famiglia di Trento -Provincia autonoma di Trento- e il Comune di Alghero) non è infatti che la punta dell’iceberg di una più vasta e subdola azione manipolatoria. L’obiettivo dichiarato di promuovere, in collaborazione con le amministrazioni comunali, politiche per il benessere familiare, nasconde un processo culturale teso alla valorizzazione delle famiglie tradizionali parallelamente al disconoscimento, alla marginalizzazione e “criminalizzazione” delle famiglie LGBTQIA+, delle famiglie ricostruite, delle famiglie monogenitoriali, delle unioni civili e delle convivenze.
Basta leggere lo Statuto e la Carta dei valori per capire la filosofia e gli scopi dell’associazione. Tra l’altro, il vertice dell’Associazione è costituito da uomini e donne attivissime e con ruoli apicali nel Centro Aiuto alla Vita, altra organizzazione che ha come obiettivi prioritari “la difesa e la promozione del “valore della vita umana, dal concepimento alla morte naturale”, la difesa e la promozione della vita nella fase prenatale dal concepimento ed in quella minacciata dalla cultura dell’eutanasia”. È evidente che aderire al Network dei Comuni Amici della Famiglia (di cui è cofondatore l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose) al fine di ottenere il marchio Family Friendly, è un modo per sdoganare ideologie discriminanti e per promuovere una idea di famiglia e di ordine sociale patriarcale, di fatto per indebolire e disconoscere modelli familiari diversi da quelli tradizionali.
E non è ammissibile la foglia di fico con cui talunǝ sindacǝ cercano di coprire tale pericolo, rivendicando ad esempio di aver celebrato unioni civili: dimenticano infatti che non si tratta di concessione, ma di preciso obbligo di legge (L. n. 76/2016 sulle Unioni Civili tra persone dello stesso sesso e sulle Convivenze di fatto tra due persone maggiorenni, indipendentemente dall’orientamento sessuale).
Dal momento della costituzione (2018) il “Network Family in Italia” ha preso strada, dilagando per tutta la penisola, coinvolgendo nell’arco di poco di due anni 76 comuni e 13 organizzazioni (tra cui i Forum delle Associazioni Familiari Sardegna e Sicilia**).
Sassari, 14 maggio 2021
Giovanna Casagrande, Rossella Fadda, Giulia Carta, Lisetta Bidoni, Stefania Taras,
Coordinamento Intersezionale Sardegna
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