Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna che era stato arrestato il 7 febbraio 2020 al Cairo, è stato finalmente scarcerato. Ma chi è Zaki e cosa è accaduto in questi mesi?
Patrick George Zaki, classe 1991, svolgeva attività di ricerca per l’associazione per la difesa dei diritti umani “Egyptian Initiative for Personal Rights”, con sede al Cairo, e dall’autunno del 2019 frequentava il Gemma (Master Erasmus Mundus che si occupa di “Women’s and Gender Studies”) dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna. Il 7 febbraio del 2020, il ragazzo decide di tornare in Egitto per trascorrere due settimane di vacanza in compagnia di genitori e parenti in una breve pausa accademica, ma all’atterraggio all’aeroporto internazionale del Cairo trova ad aspettarlo gli agenti delle forze di sicurezza egiziane e viene arrestato. Per circa 24 ore nessuno ha più sue notizie e l’8 febbraio il ragazzo compare davanti alla procura della città di Mansoura per la convalida dell’arresto.
Secondo quanto riportato dagli avvocati di Zaki, il giovane dopo il fermo sarebbe stato interrogato per 17 ore, picchiato con colpi allo stomaco e alla schiena, minacciato e persino torturato con scosse elettriche, anche se il Procuratore Generale dell’Egitto, Hamada El Sawy, ha sempre negato il compimento di questi atti da parte della polizia. Il mandato di cattura conteneva le accuse di minaccia alla sicurezza nazionale, propaganda per il terrorismo, incitamento alle proteste illegali e diffusione di notizie false e dannose contro lo Stato egiziano a causa di un suo articolo sulla situazione dei copti in Egitto. In particolare, viene contestata al ragazzo la pubblicazione di dieci post su Facebook che la sua difesa considera falsi. Le accuse sono state rese note a Zaki solamente la mattina dopo il suo arresto.
Dopo alcuni rinvii, le prime udienze del processo Zaki si sono tenute solo a luglio del 2020, quando all’arresto erano già trascorsi ben cinque mesi. Quel giorno il ragazzo, visibilmente dimagrito e provato, ha incontrato i suoi avvocati per la prima volta. Il 25 agosto, sempre per la prima volta, ha visto sua madre per un brevissimo colloquio. Il 7 dicembre dello stesso anno, il giudice del tribunale antiterrorismo del Cairo ha stabilito un primo prolungamento della custodia cautelare di 45 giorni, rinnovato poi il 2 febbraio del 2021. La custodia del ragazzo è stata nuovamente estesa e l’udienza stabilita per il 7 dicembre.
Nel corso della sua prigionia in tanti si sono mobilitati per chiedere al governo egiziano la sua libertà. Il volto sorridente di Patrick è diventato noto in tutta Italia e la sua storia è entrata piano piano nel cuore dell’intera società. Il caso del giovane ha sollevato l’indignazione di tutto il mondo e Amnesty International Italia ha lanciato la campagna “FreePatrickZaky” (https://www.amnesty.it/appelli/liberta-per-patrick/) che è diventata la richiesta di tanti comuni, enti locali, luoghi di cultura e università del nostro paese che hanno esposto lo striscione, la sagoma o un simbolo per chiedere a tutti un impegno per ottenere la libertà del giovane. Anche alcune star, tra le quali l’attrice internazionale Scarlett Johansson, hanno lanciato degli appelli via social per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla vicenda. La Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) ha inoltre espresso solidarietà al ragazzo e lanciato diverse chiamate per la sua liberazione. Tanti sono stati anche i comuni del nostro Paese che hanno conferito la cittadinanza onoraria a Zaki, tra cui Bologna, Milano, Firenze, Napoli e Bari.
Il 7 dicembre 2021, a quasi due anni dall’arresto, è arrivata la notizia dell’ordine di scarcerazione del giovane dal carcere di Tora al Cairo e il giorno dopo, alle ore 14, Patrick ha lasciato il commissariato ed è finalmente libero. Lo studente non è stato però assolto, ha il divieto di abbandonare il Paese e dovrà ripresentarsi davanti alla Corte il primo febbraio del 2022, rischiando ancora una condanna che va dai 10 ai 12 anni di carcere solo per avere fatto il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le sue opinioni politiche espresse sui social. Nonostante sia un passo avanti poterlo vedere nelle foto mentre abbraccia la mamma, la fidanzata e la sorella, la lotta per la sua libertà, che ormai è diventata una guerra di tutti, non è conclusa ed è necessario continuare a chiedere ancora #FreePatrickZaki.