Buongiorno amici lettori, oggi vi parlerò di un autore della mia amata terra; Matteo Secchi è nato a Cagliari, ed è riuscito a stupirmi con questo suo romanzo d’esordio.
L’ho letto con calma gustandomi le pagine che mi scivolavano tra le dita, alcuni libri infatti io li voglio centellinare, poche pagine alla sera prima di andare a dormire perché questo porterà ad una riflessione.
La storia all’inizio mi sembrava molto semplice, ho percepito dei riferimenti alla vita politica attuale e al Movimento 5 stelle ai suoi inizi, invece man mano che proseguivo ho capito il vero scopo di questa lettura: una attenta analisi della società.
Ho pensato molto, ho riflettuto, di materiale ne abbiamo tantissimo, se vogliamo possiamo andare indietro al secolo scorso, alle prime leggi razziali o alla nascita del comunismo, una delle tante riflessioni che penso volesse proporci Matteo attraverso gli occhi dei tre protagonisti Paolo, Carlo e Maurizio con i loro diversi modi di pensare, è questa: per il bene comune si può possono prendere decisioni che non tutelano le minoranze?
Mi spiego, nella storia si parla di un nuovo partito politico chiamato VOI perché a decidere sulle proposte di legge sono gli stessi cittadini tramite referendum o votazioni sul portale del partito, ma noi perché eleggiamo i nostri rappresentanti in parlamento?
Perché dovrebbero essere al di sopra di tutto e fare il bene dei cittadini e del paese… no?
Ecco ho sempre evitato di parlare di politica perché quello che cerco di far emergere sono le storie delle persone e il “loro” pensiero, ma ammetto che da donna e mamma medito spesso sul futuro della nostra società e penso che Matteo voglia proprio questo, portarci a pensare per fare qualcosa noi, nel quotidiano, nel nostro piccolo.
L’IFM è l’indice di felicità media ed è il fulcro della storia, si agisce per farlo crescere e rendere i cittadini più felici, partendo da quelle proposte che ad alcuni farebbero arricciare il naso: “da oggi sarà favorita l’unione tra individui dello stesso sesso per bilanciare il rapporto di sette donne per ogni uomo presente nel paese. Dopo il referendum, la proposta di legge è passata in Parlamento e gioverà all’innalzamento dell’IFM…”
Questa è una delle tante proposte del partito, ma non voglio spoilerare troppo la trama, vi dirò che c’è una meravigliosa gatta di nome Shibuya fedele compagna a quattro zampe del protagonista Paolo.
Matteo scrive con sapienza e semplicità, il libro è scorrevole e ti invoglia ad andare avanti, 164 pagine, edito Il seme bianco.
Questa CE mi piace molto perché cura bene l’editing e i libri che ho letto finora sono di grande qualità.
Siamo pronti per la felicità
ma forse non abbastanza per l’altruismo
“Il paradosso della normalità”
Ma per i più curiosi eccovi una breve intervista dell’autore, reputo sempre interessante svelare qualcosa di coloro che ci affidano i loro pensieri.
Come mai una tematica di questo tipo? E ci sono spunti autobiografici?
Ho voluto racchiudere più tematiche e chiavi di lettura nel romanzo, nella forma più semplice e sintetica possibile. È un libro contenente domande e non risposte. Non ho la presunzione di poter insegnare la vita, ma posso tentare di far ragionare il lettore, portarlo a guardare la realtà da un punto di vista inusuale, farlo arrivare al paradosso in cui ognuno di noi cade quando abbraccia un’unica visione del mondo.
Ci sono sicuramente spunti autobiografici, non personali, ma di una generazione. La mia. Ho analizzato il pensiero di molti miei coetanei e li ho visti tormentati dal costante inseguimento dell’irraggiungibile, dall’inquietudine di doversi identificare in una concezione di vita. Una generazione che riesce a trasformare i propri sogni nei propri incubi. Questa condizione li/ci rende vulnerabili all’indottrinamento di chi ha da proporre un’unica verità.
Quando è nata la passione per la scrittura?
Probabilmente è nata prima della mia nascita, penso sia un’esigenza atavica. Mio nonno scriveva racconti per bambini, riempiva interi quadernoni con delle storie che contenevano le più disparate morali. Non ha mai pubblicato né tentato di pubblicare, perciò considero il suo esercizio come la forma più pura di scrittura.
Ho avuto la stessa esigenza fin dalla giovane età, quando i miei pensieri assumevano una forma più chiara ed efficace con lettere nere su fogli bianchi.
Stai scrivendo qualcosa? E cosa stai leggendo adesso?
Ora sto scrivendo un secondo libro, legato a doppio filo col primo. Sono convinto che ci sia abbastanza materiale per portare le tematiche de Il Paradosso Della Normalitàin più direzioni e spero di riuscire nuovamente ad accompagnare i lettori a delle riflessioni interessanti.
Per quanto riguarda la lettura, ora sono in procinto di terminare Norwegian Wood di Murakami. È un periodo in cui mi dedico e sono affascinato dalla letteratura asiatica.
Mi piace far crescere la trama durante la scrittura, sapere da dove si inizia ma non sapere dove si finirà. Questo rende il tutto ancora più interessante per lo scrittore stesso.
Matteo Secchi
Buona lettura
Aurora Redville