Qual è lo scopo di un branco di pecore geneticamente modificate, di tre alieni nascosti nelle segrete di un nuraghe che si esprimono solo con tormentoni televisivi e di un gruppo di banditi al volante del furgone degli “A-Team”? È ovvio, difendere l’indipendenza della Sardegna!
“Kannonau” (Edizioni Magic Press) è il folle fumetto scritto e sceneggiato da Roberto Di Leo, aiutato da Alessandro “Don Alemanno” Mereu (già ospite nelle nostre pagine) e disegnato dalle abili matite di Andrea Trivellini che illustra la stravagante lotta della squadriglia capitanata dalla furiosa Sara “Carasau” Piras contro le malvagie forze armate italiane, al soldo del malefico Generale Smile, che cercano di riannettere la nostra isola sotto il controllo del perfido governo nazionale.
Bizzarro, irriverente, condito con centinaia di citazioni della cultura nerd e geek, “Kannonau” ci racconta una storia assurda su ideologie reali che strappa risate, che lascia confusi ad ogni pagina per via della sua divertente schizofrenia e che, in alcuni punti, permette anche di riflettere su un’isola, su uno stato in mezzo al mare, su un territorio, forse davvero troppo lontano, per mentalità e cultura, dal resto del Paese.
Per saperne di più ho rivolto qualche domanda proprio a Roberto Di Leo.
Ciao Roberto, come nasce l’idea per questo spassoso fumetto?
L’idea è nata quasi per scherzo, come spesso accade, qualcosa come quindici anni fa. Stavo assistendo ad un concerto in compagnia di un mio amico sardo e all’improvviso dissi: “Sarebbe bello scrivere una storia sulla Sardegna che dichiara l’indipendenza dall’Italia”! Tutto morì in una grassa risata, fino a quando non esordii con la stessa frase di fronte a Don Alemanno in quel di Lucca Comics & Games 2016; lui si bloccò all’improvviso, mi guardò fisso negli occhi e disse: “Tu la devi fare questa cosa! Ti aiuto io!”. Il risultato lo hai tra le mani, scritto anche con la sua collaborazione. Sono uno che tiene fede agli impegni, io!
Dichiari di non essere sardo e di non aver mai messo piede in Sardegna, come sei arrivato, quindi, all’approccio e allo studio così dettagliato di quest’isola e alla sua cultura?
È stato (e continua ad essere) uno splendido viaggio. Ho dovuto ovviamente recuperare molto, ma per ogni articolo o libro letto si apriva un nuovo orizzonte, qualcosa di bellissimo ed inedito. Ho spazzolato parecchi testi di storia ed archeologia senza alcuna fatica, non potevo permettermi di risultare “impreparato”, non avrei reso giustizia alla narrazione e alla popolazione sarda, inoltre è stato divertente giocare con la geografia, è stato come giocare di ruolo insomma, spero di aver giocato bene!
Hai notato che non si vede mai il mare? Tutti vanno in Sardegna per quello ma, secondo la mia opinione, la Sardegna è molto altro. Fermarsi alla costa significa escludere il 99% della bellezza di quest’isola, raccontando solo del mare non avrei fatto il mio lavoro in modo corretto, avrei fatto prima a mandare una cartolina e tanti saluti.
Il tema dell’indipendenza sarda è un tema delicato, pensi che il pubblico isolano possa simpaticamente riconoscersi o risentirsi?
È stato come saltare da una cascata, ed io soffro anche di vertigini! Scherzi a parte, mi aspettavo una serie di reazioni negative durante la parte di promozione iniziale. Vedi, abbiamo cominciato a pubblicizzare Kannonau quando non era ancora uscito, cercando di solleticare la curiosità ma senza svelare di cosa effettivamente trattasse, una sorta di guerrilla marketing. Alcuni si sono risentiti subito, ma passato il giusto tempo, è stato letto da molte persone (siamo in terza ristampa oltre ogni più rosea previsione) e tanti hanno compreso il senso di quello che volevo raccontare. Mi hanno contattato in privato per farmi i complimenti ed è stato il momento più bello, quello in cui ho potuto rilassarmi, certo di essere stato finalmente compreso. Quello dell’indipendenza è un sentimento forte e vecchio quanto l’uomo, Kannonau è stato un modo per rendergli giustizia a modo mio.