Un sound arcaico e lunare, scarno ma potente ed evocativo. Un universo creativo immerso in un’oscurità avvolgente, con lo sguardo volto alla Sardegna, quella più ancestrale e pura. Un progetto fieramente originale e ricco di spunti, capace di entrare sotto pelle fin dal primo momento. Esce oggi Notte, il primo album in italiano di Bluem – al secolo Chiara Floris, cantautrice e produttrice sarda di base a Londra – per Peermusic Italy.
Intarsi raffinati e suggestivi di seconde voci, testi personali capaci di raccontare sentimenti profondi e dolorosi, beat morbidi e intrecci di percussioni, produzioni tanto minimali quanto intense, voci registrate che si intrecciano alle parti melodiche amplificandone l’energia.
Prodotto con l’aiuto dell’amico e collega Simone D’Avenia, “Notte” nasce in una sola settimana di esplosione creativa, brano dopo brano, giorno dopo giorno. Sette tracce che hanno preso la loro forma primaria al calar del sole nella parte melodica, armonica e nei testi, per poi essere elaborate durante il giorno negli arrangiamenti e nella produzione. Il titolo del lavoro discografico nasce proprio da questo: è un tributo alla notte, momento magico e prolifico in cui Bluem si trova completamente a suo agio.
“Notte” fonde la malinconia di Bon Iver alla rivoluzione musicale di Frank Ocean, combinandola a una visione artistica che si ispira a nomi come Grimes, Kali Uchis e Rosalía, donne padrone del loro progetto e capaci di portare una visione forte e completa al loro pubblico. Bluem fa tesoro degli ascolti eterogenei in cui è sempre stata immersa, dai grandi cantautori e le band che hanno fatto la storia della musica suonate dai vinili del padre ad artisti sconosciuti da lui scoperti duranti i suoi viaggi in Sudamerica e Africa, senza dimenticare le sue passioni per il rock, il jazz, l’indie e le magie sonore contemporanee di artisti come Summer Walker, ABRA, Blood Orange, Tierra Whack, Tyler The Creator, SZA, Khruangbin, Angèle, 070 Shake.
Il risultato è un sound unico che affianca e accompagna parole intense e a tratti laceranti, che ripercorrono rapporti tossici e relazioni deterioriate, traumi vissuti e riscatti emotivi, che esorcizzano sofferenze e angosce, che liberano lo spirito da lacci troppo stretti e lo spingono verso nuovi destini e nuovi stimoli.
“Notte” è un progetto originale e ispirato che accosta alla musica un lavoro visivo interamente curato da Bluem, tutto dedicato alla Sardegna e alla memoria delle sue nonne, fiorito tra vecchie cartoline di donne vestite in costume sardo appese nella sua cameretta.
Un lavoro di cui Bluem si serve per analizzare le sue origini e il ruolo che le sue nonne hanno avuto nella sua crescita. Una visione estetica, alimentata dalla sua passione per la fotografia e per il disegno, nata e sviluppata durante la stesura del disco, che riprende l’anima più ancestrale e affascinante della tradizione sarda: luoghi, tradizioni, leggende e costumi dell’isola diventano per lei un pozzo infinito di bellezza e poesia da cui attingere, rispettosamente, durante il processo di creazione.
Ed ecco quindi che nelle fotografie, scattate da Jasmine Färling tra Arbus, Piscinas e le campagne di Oristano, compaiono Mamuthones e Issohadores (celebri costumi della tradizione sarda), anziani e giovani del luogo, abiti, utensili e gioielli tradizionali dell’isola, camice da sartigliante e mazzi di mirto, pollai e case rimaste ferme nel tempo, asini e gatti, il fiume Irvi che raccoglie le rossastre acque di miniera e il Monte Arcuentu con il suo profilo vagamente umano.
Un immaginario visivo che ha origine in una società matriarcale per dare vita a un personaggio misterioso e quasi androgino capace di unire gli aspetti e gli ambienti che hanno caratterizzato le vite così diverse delle sue nonne: quella paterna, proveniente da un contesto rurale, ha lavorato in campagna aiutando i suoi genitori fino a rendersi indipendente e quella materna, grandissima ribelle pur essendo cresciuta in un contesto borghese, figlia di un insegnante e politico di spicco che fu Deputato del Regno D’Italia, nonché fondatore del partito sardo d’azione. Entrambe, a modo loro, rappresentavano l’emblema della donna sarda: tenace, indipendente, orgogliosa.
“Notte” si apre con “Lunedì“: un brano che parla delle cose non dette, un inno ai rapporti che mancano di comunicazione, che girano all’infinito intorno a un’intesa che non basta a tenerli in piedi. Nato dal coro iniziale, viene poi trasportato lontano dalla voce principale e dalle armonie, sostenuto dal beat della drum machine e da un sample vocale ispirando a una parte di “De aqui no sales” di Rosalia.
“Martedì” invece ci accompagna, passo per passo, nell’analisi di un trauma vissuto, in una riflessione che forse è anche la guarigione stessa. L’intro/ritornello è la registrazione originale del brano fatta dal telefono, solo chitarra e voce. Partendo da lì, Bluem costruisce lo scheletro del beat con drum machine e piano elettrico, per poi intarsiarli con le seconde voci e con un elemento caratterizzante, tanto del brano quanto del resto dell’album: la voce parlata, che alla fine del pezzo dice: “everything’s good, so yeah, love you”. Un reminder, per tutti coloro che s’immedesimano in queste parole, del fatto che si può sempre tornare a stare bene.
“Mercoledì“, nato in meno di un’ora da un’improvvisazione melodica e testuale su un beat prodotto e poi arricchito dall’assolo di chitarra classica, dalle percussioni e dalla voce parlata, è il brano dell’album che va contro corrente. Mentre negli altri, in modi e contesti vari, si parla sempre di cercare di trattenere qualcosa, questa canzone vuole lasciare andare, a tutti i costi. Parla di un intruso, di un’invasione del proprio spazio che non viene tollerata, sottolineando l’importanza di saper riconoscere e respingere con successo un elemento tossico nella propria vita. Da una parte dona un senso di liberazione, mentre dall’altra fa riflettere su quanto sia difficile salvaguardare il proprio bene quando siamo presi da un sentimento d’amore.
Se “Giovedì” dovesse riassumersi in un’immagine, sarebbe quella di una persona sull’orlo di un precipizio. Racconta del momento in cui si decide di fare attivamente qualcosa per liberarsi e si fa doloroso giuramento a se stessi di non tornare più indietro. Una canzone lenta, nata da un giro di piano ispirato a “Nombreux” di Angèle, animata quasi inaspettatamente da un beat che apre a una seconda parte più sperimentale, emblema della presa di coscienza e della decisione del cambiamento, che si chiude con voci parlate tratte da note scritte sul diario di BLUEM in un momento difficile che descrivono gli scenari che aveva in testa, che la aiutavano a processare quel sentimento e a riconoscerne la pericolosità.
“Venerdì” è invece un tributo alla nonna paterna, una delle figure più importanti nella crescita di Bluem, e un anello di congiunzione tra lavoro visivo e musica. La nonna si fa rappresentazione della sua terra e della sua gente, e viene rappresentata in forma sonora la sua grandezza come persona. Voci armonizzate, che fin dall’inizio accompagnano tutto il brano, si animano con il discorso della nonna tratto da “Isole”, documentario sulla Sardegna a cura della sorella Francesca Floris. Il synth crescente, che diventa quasi assordante, rappresenta sia l’impatto che la donna ha avuto nella vita di Bluem che il dolore per la sua perdita.
“Sabato” è l’origine di “Notte”, step fondamentale per arrivare a scrivere tutto il resto. Unica traccia non scritta in quella settimana, è il primissimo demo in italiano di Bluem, pubblicato su SoundCloud a giugno 2019: era l’inizio di un progetto, ispirato da “Whack World” di Tierra Whack, in cui un giorno a settimana l’artista pubblicava brani di circa un minuto da lei appena scritti e prodotti. “Sabato” descrive un profondo senso di solitudine, e parla del bisogno di cercare continuamente nuovi stimoli per sentirsi in pace con se stessi.
“Domenica” infine è l’unico brano basato su una storyline inventata: parla di due persone che passano una notte insieme. La protagonista ricorda a Bluem se stessa e tutte le donne sarde che conosce: ha un impatto molto forte e immediato, c’è qualcosa di mistico in lei. È il brano dall’arrangiamento più lavorato: nato chitarra e voce, è cresciuto per fasi, sviluppando la drum machine e il resto delle percussioni. I claps che entrano con il sample vocale dopo il primo verso sono ispirati a uno dei ritmi che eseguono i tamburini alla Sartiglia, il carnevale di Oristano.
Bluem è il progetto di Chiara Floris, giovane cantautrice e produttrice classe 1995. Chiara nasce e cresce in Sardegna da una famiglia in cui scorre solo sangue sardo da generazioni e generazioni. Si avvicina alla musica fin da piccolissima grazie al padre, grande viaggiatore e collezionista di vinili di ogni genere. A otto anni comincia a studiare chitarra classica, per poi passare alla chitarra elettrica e accostarsi al mondo del rock cominciando a suonare in una band.
Durante gli anni precedenti l’università, inizia a realizzare che avrebbe voluto creare qualcosa di nuovo, che non coinvolgesse solamente uno strumento ma anche la sua voce, e tante altre cose che le piaceva fare. Combattuta tra studiare fotografia o studiare musica, decide di rimanere fedele alla chitarra e nel 2014 si trasferisce a Londra per seguire un corso universitario di Music Performance and Production durante il quale inizia a scrivere e produrre i suoi primi brani originali.
Grande amante del cinema, con un’ossessione per le colonne sonore thriller/horror, Chiara si specializza in composizione e produzione di musica per contenuti audiovisivi, collaborando a vari progetti tra Londra e l’Italia, tra cui “STRIKE!”, documentario sul cambiamento climatico e vincitore del premio come Miglior documentario al Riviera International Film Festival 2020, diretto dalla sorella Francesca. Con lei sta attualmente lavorando alla sonorizzazione di un corto animato basato su una leggenda sarda.
Nel 2018 rientra in Italia e pubblica da indipendente il suo EP di esordio cantato in lingua inglese e composto da tre brani: Picolina. Il nome deriva dal basement affittato a Bologna dove l’Ep è stato prodotto e il progetto coinvolge il produttore Simone D’Avenia e il mixing engineer Enrico Berto. Poco dopo torna a Londra e, per mantenersi, inizia a lavorare in un bar. A gennaio 2020 prende una settimana di ferie e getta le fondamenta di “Notte”, il suo primo album in uscita per Peermusic Italy a maggio 2021. Un progetto in italiano e con una visione precisa, sia dal punto di vista del suono che dell’immagine.