È fuori “Io, io, io”, l’album d’esordio di Irene Buselli per Pioggia Rossa Dischi. Anticipato dai singoli “Così sottile”, “La Goccia” e “Il Palombaro”, il debutto della giovane cantautrice genovese, vincitrice del Premio Bindi 2023, è un disco in cui “le parole sono importanti” a partire dal titolo, che rivela candidamente, non senza un po’ di autoironia, la natura introspettiva e autobiografica di buona parte delle tracce che lo compongono.
L’intimismo della scrittura si riflette anche nell’uso della voce e nella scelta delle sonorità: pur spaziando da arrangiamenti orchestrali a beat elettronici e da sussurri graffiati ad acuti quasi lirici, l’atmosfera è per lo più rarefatta e delicata, volta a produrre nell’ascoltatore un senso di prossimità. Le canzoni toccano temi diversi, dalla ricerca di sé alla paura all’autoinganno, ruotando sempre però intorno al tema centrale dell’identità e dell’impossibilità di conoscersi davvero: il mistero affascinante e tragico della nostra inevitabile ignoranza di noi stessi.
“Ho iniziato a scrivere canzoni per lo stesso motivo per cui a sei anni smontavo e rimontavo gli oggetti di casa: studiare com’è fatto dentro, che si parli di un pacco di biro nuove – con grande gioia di mamma e papà – o di un sentimento, un pensiero, un avvenimento. Scrivere questo primo disco è stato insomma il mio modo di mettere ordine nelle cose che ho capito di me a furia di smontarmi e rimontarmi. È un processo che è durato anni e che ora mi fa sorridere vedere racchiuso in meno di mezz’ora di musica, ma credo che in realtà sia più o meno la stessa proporzione che c’è tra quanto ci affanniamo a tentare di conoscerci e quanto poco siamo destinati a riuscirci: come nella foto di copertina dell’album, possiamo avere a volte la sensazione che sia possibile guardarci dentro, ma spesso è poco più di un’illusione ottica – un gioco di specchi, in questo caso. Pubblicare queste sette canzoni per me significa quindi condividere quel poco che ho scoperto dei miei ingranaggi e (mal)funzionamenti, facendo in qualche modo una piccola scommessa: che il modo in cui (non) funzioniamo come esseri umani a volte si somigli e che, quindi, questo album egomaniaco non sia solo un cantare di “me, me, me”, racconta Irene Buselli.
Irene Buselli ha 27 anni e vive a Genova. Ha sempre sognato di fare la scrittrice e infatti, con granitica coerenza, ha finito per laurearsi in Matematica. Così, forse per redimersi o forse per schizofrenia, mentre di giorno si occupa di intelligenza artificiale, di notte indaga quella umana scrivendo canzoni.
Il progetto musicale prende forma nel 2019, anno in cui pubblica il suo primo singolo, “Dai amore voglio un cane”. In questi anni si è ritrovata a suonare nei luoghi più disparati, tra cui un container, una vetrina, un’area archeologica, un film, Apolide Festival, le aperture a Gian Maria Accusani (Prozac+) e Ginevra, un palco condiviso con Samuel (_resetfestival 2020) e quelli di Eurovision Village (Torino, 2022) e del Capodanno 2023 in Piazza Castello a Torino.
Ha vinto il Premio Bindi 2023 con il brano “Così sottile” ed è stata finalista del Premio Bianca D’Aponte 2023 nonché di altri contest tra cui il Premio Dubito e L’Artista che non c’era. Dal 2021 fa parte di “Canta fino a dieci”, collettivo di cinque cantautrici unite nello sforzo di affermare uno spazio per le donne nella scena musicale italiana.