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“Io, io, io”: l’introspezione musicale di Irene Buselli

È fuori l'album d'esordio della cantautrice genovese, vincitrice del Premio Bindi 2023, parole “importanti” immerse in un’atmosfera rarefatta e delicata

di Redazione
8 Settembre 2023
in Musica
🕓 3 MINUTI DI LETTURA
49 0
Irene Buselli. 📷 LeScapigliate

📷 LeScapigliate

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È fuori “Io, io, io”, l’album d’esordio di Irene Buselli per Pioggia Rossa Dischi. Anticipato dai singoli “Così sottile”, “La Goccia” e “Il Palombaro”, il debutto della giovane cantautrice genovese, vincitrice del Premio Bindi 2023, è un disco in cui “le parole sono importanti” a partire dal titolo, che rivela candidamente, non senza un po’ di autoironia, la natura introspettiva e autobiografica di buona parte delle tracce che lo compongono.

L’intimismo della scrittura si riflette anche nell’uso della voce e nella scelta delle sonorità: pur spaziando da arrangiamenti orchestrali a beat elettronici e da sussurri graffiati ad acuti quasi lirici, l’atmosfera è per lo più rarefatta e delicata, volta a produrre nell’ascoltatore un senso di prossimità. Le canzoni toccano temi diversi, dalla ricerca di sé alla paura all’autoinganno, ruotando sempre però intorno al tema centrale dell’identità e dell’impossibilità di conoscersi davvero: il mistero affascinante e tragico della nostra inevitabile ignoranza di noi stessi.

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“Ho iniziato a scrivere canzoni per lo stesso motivo per cui a sei anni smontavo e rimontavo gli oggetti di casa: studiare com’è fatto dentro, che si parli di un pacco di biro nuove – con grande gioia di mamma e papà – o di un sentimento, un pensiero, un avvenimento. Scrivere questo primo disco è stato insomma il mio modo di mettere ordine nelle cose che ho capito di me a furia di smontarmi e rimontarmi. È un processo che è durato anni e che ora mi fa sorridere vedere racchiuso in meno di mezz’ora di musica, ma credo che in realtà sia più o meno la stessa proporzione che c’è tra quanto ci affanniamo a tentare di conoscerci e quanto poco siamo destinati a riuscirci: come nella foto di copertina dell’album, possiamo avere a volte la sensazione che sia possibile guardarci dentro, ma spesso è poco più di un’illusione ottica – un gioco di specchi, in questo caso. Pubblicare queste sette canzoni per me significa quindi condividere quel poco che ho scoperto dei miei ingranaggi e (mal)funzionamenti, facendo in qualche modo una piccola scommessa: che il modo in cui (non) funzioniamo come esseri umani a volte si somigli e che, quindi, questo album egomaniaco non sia solo un cantare di “me, me, me”, racconta Irene Buselli.

Irene Buselli ha 27 anni e vive a Genova. Ha sempre sognato di fare la scrittrice e infatti, con granitica coerenza, ha finito per laurearsi in Matematica. Così, forse per redimersi o forse per schizofrenia, mentre di giorno si occupa di intelligenza artificiale, di notte indaga quella umana scrivendo canzoni.

Il progetto musicale prende forma nel 2019, anno in cui pubblica il suo primo singolo, “Dai amore voglio un cane”. In questi anni si è ritrovata a suonare nei luoghi più disparati, tra cui un container, una vetrina, un’area archeologica, un film, Apolide Festival, le aperture a Gian Maria Accusani (Prozac+) e Ginevra, un palco condiviso con Samuel (_resetfestival 2020) e quelli di Eurovision Village (Torino, 2022) e del Capodanno 2023 in Piazza Castello a Torino.

Ha vinto il Premio Bindi 2023 con il brano “Così sottile” ed è stata finalista del Premio Bianca D’Aponte 2023 nonché di altri contest tra cui il Premio Dubito e L’Artista che non c’era. Dal 2021 fa parte di “Canta fino a dieci”, collettivo di cinque cantautrici unite nello sforzo di affermare uno spazio per le donne nella scena musicale italiana.

Tags: Irene Busellimusica
Redazione

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  • 🌊 Immaginate di camminare tra una fitta vegetazione mediterranea, accarezzati dalla brezza marina e con il mare verde smeraldo di fronte a voi. Benvenuti a Cala Dragunara, una delle gemme nascoste dell
  • 🌀 Sardegna, terra di misteri e tradizioni.

A Mamoiada, nel cuore della Barbagia di Ollolai, si trova una pietra che cela un affascinante enigma: Sa Perda Pintà, la pietra decorata.

Alta quasi 3 metri e con uno spessore di mezzo metro circa, la lastra granitica è costellata da una serie di decorazioni concentriche, lineari e a coppella.

Le sue origini risalgono al Neolitico recente, quando forse faceva da guardiana ad un’area atta al compimento di riti sacri.

Il significato delle misteriose incisioni è ancora sconosciuto, ma si ipotizza che siano legate a culti della fertilità, del ciclo vita e morte o alla Dea Madre.

Sa Perda Pintà è un simbolo affascinante e misterioso, che ci riporta alle origini della Sardegna.

Clicca sul link in bio per leggere l’articolo di @medinolasss 

📷 Complimenti a @peraloss per questo Reel.

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  • Esplorando il complesso di Seruci a #Gonnesa, un monumento straordinario che ci svela la grandezza della civiltà nuragica. Questo sito di sei ettari racchiude un nuraghe complesso, un villaggio di capanne e persino una tomba di Giganti.

Il mastio centrale, con un diametro di 60 metri, ci trasporta indietro nel tempo fino al Bronzo recente, con le sue tre celle sovrapposte. Le torri circostanti, alcune ancora in buono stato, celano segreti millenari. 

All’interno delle celle, puoi ammirare pavimenti forse rivestiti di sughero e toccare la pietra totemica di fondazione. Uscendo verso nord, troverai una vasca per abluzioni e uno spettacolare teatro gradonato. 

Questo luogo, risalente al Bronzo finale, è uno dei più grandi “quartieri” nuragici in Sardegna, con oltre cento capanne circolari. Il villaggio si sviluppa su pendici circostanti, ed è stato un centro di ritrovo e di scambio commerciale. 

Non lontano, una tomba di Giganti testimonia il servizio funerario della comunità. 

Dalla collina circostante, ammirerai il panorama e noterai altri insediamenti nuragici coevi, collegando così Seruci a una storia millenaria. 

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  • La Festa del Redentore, uno tra i più significativi e seguiti appuntamenti dell’estate di #Nuoro.

La ricorrenza viene celebrata, con cadenza annuale, per ricordare la collocazione, avvenuta nel 1901, della statua bronzea del Cristo Redentore sulla cima del Monte Ortobene e la conseguente benedizione di quest’ultimo.

Connubio perfetto tra cerimonia religiosa e manifestazione civile, essa rappresenta una delle festività maggiormente radicate nella Sardegna centrale e rappresenta, assieme alla Festa di Sant’Efisio a Cagliari e alla Cavalcata Sarda sassarese, uno dei più grandi raduni folkloristici dell’isola.

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  • 💛❤ Alghero, città di mare e di cultura, si racconta in due video promozionali realizzati dall’Amministrazione comunale con l’assessorato alla Cultura e Turismo, in collaborazione con la Fondazione Alghero e il Parco Regionale di Porto Conte.

I video sono accompagnati dalla canzone “Domo Mea” dei Tazenda, cantata in cinque lingue diverse.

Le immagini del primo video mostrano le bellezze naturali e architettoniche di Alghero, dal molo di sottoflutto alla spiaggia di Mugoni, dal nuraghe Palmavera al bastione Marco Polo, dall’Isola Foradada alla torre del Museo Antoine De Saint-Exupéry di Porto Conte.

Oltre ai Tazenda, alla realizzazione dei video hanno contribuito numerosi artisti e musicisti algheresi e sardi, tra cui Salvatore Maiore, Paolo Zuddas, Enzo Favata, Gavino Murgia, Denise Gueye, Claudia Crabuzza, Davide Casu e Claudette.

👆🏻 Clicca sul link in bio per leggere l’articolo completo
  • 💋 Immersa nella costa più selvaggia di Sant’Antioco, la fantastica insenatura di “Is Praneddas” è un autentico gioiello dell’Isola. 

Per arrivarci dovrai percorrere un sentiero breve e affascinante, che attraversa pini e macchia mediterranea per poi lasciare spazio alle rocce e alla scogliera e, infine, al profondo blu di un mare sconfinato. 

Resterai meravigliato dalle splendide forme scolpite dalla natura e dal tempo, dal maestoso Arco dei Baci: un monumento naturale di incredibile bellezza, romantico e dalle mille suggestioni, che si apre sul mare incantando i visitatori. 

A Is Praneddas potrai immergerti nella piccola piscina naturale che fa da cornice all’Arco dei Baci e nuotare nelle sue acque placide e poco profonde.

Ma con qualche bracciata in più, potrai superare idealmente le “Colonne D’Ercole” dell’arco roccioso che sovrasta la piscina per proseguire verso il blu intenso del mare aperto: un vero spettacolo per gli amanti della natura selvaggia, in grado di regalare emozioni indelebili.

📷 Grazie a @travelinthewildsardinia per lo scatto.

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  • Le donne chiudono i festeggiamenti per San Salvatore. A dieci giorni dalla prima processione che ha visto trecento donne di tutte le età accompagnare scalze, tra preghiere e canti, la piccola statua di Santu Srabadoeddu da Cabras al villaggio, questa mattina si è compiuto il percorso inverso e si sono conclusi i festeggiamenti in onore di San Salvatore, organizzati dal Comune di #Cabras, dal Comitato dei festeggiamenti di San Salvatore e con la collaborazione dell’Associazione Is Curridoris, dell’Associazione Santu Srabadoeddu e dell’Associazione Enti Locali per le attività culturali e di spettacolo.

Questa mattina, all’alba, il novenario di San Salvatore ha vissuto gli ultimi istanti di una festa attesa per tutto l’anno a Cabras. Le trecento fedeli si sono radunate attorno al piccolo santuario e da lì, dopo aver partecipato alla messa, si sono dirette verso il paese. 

Sono stati sette chilometri ricchi di passione e di sensazioni contrastanti. Gioia, commozione, fatica, dolore, orgoglio erano percepibili sui volti delle scalze di Cabras.
  • ⛵️ Sulle rive di uno dei mari più suggestivi del sud della #Sardegna, c
  • 🌑 La caletta vicino alla famosa piscina naturale di Cane Malu a #Bosa, una bellissima insenatura a forma di cuore… o è una testa di gatto?

Ci siete mai stati?

📷 Grazie a @dani____m per gli scatti.

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  • 🛥️ Buona serata da Castelsardo

📷 Grazie a @simone_ro80 per lo scatto.

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