È stato il fatto di cronaca che, tra giugno e luglio del 2018, ha monopolizzato l’attenzione dei media in tutto il globo, togliendo spazio anche alla narrazione dei Mondiali di Calcio, che in quegli stessi giorni si stavano svolgendo in Russia: la storia dei giovani rimasti intrappolati nelle grotte del complesso carsico di Tham Luang Nang Non, sotto la catena montuosa di Doi Nang Non al confine tra Thailandia e Birmania, viene ora raccontata in un film diretto da Ron Howard, disponibile su Prime Video dal 5 agosto.
“Come tanti avevo seguito la vicenda, ma non ne conoscevo tutti i risvolti straordinari” ha dichiarato il regista durante la presentazione della pellicola alla stampa, evidenziando le caratteristiche di una storia a cui lo sceneggiatore William Nicholson non ha dovuto aggiungere nessuna invenzione narrativa che la rendesse più avvincente per il pubblico: il 23 giugno 2018 i dodici componenti della squadra di calcio del Moo Pa (i “Cinghiali”), di età compresa tra gli 11 e i 17 anni, e il loro allenatore di 25 anni, Ekapol Chantawong, si recano in gita nelle grotte di Tham Luang, per festeggiare il compleanno di uno dei ragazzi; il momento di svago, tuttavia, si trasforma in un incubo, perché inaspettatamente le piogge abbondanti allagano i tunnel carsici, costringendo il gruppo a trovare riparo nelle cavità più profonde. Scattato l’allarme, comincia la disperata missione di salvataggio, con una mobilitazione che dalle autorità civili, militari e perfino religiose thailandesi, arriva fino agli Stati Uniti, rappresentati da un battaglione dell’US Air Force proveniente dal Giappone, e all’Europa, con il coinvolgimento degli speleo-sub britannici Rick Stanton, interpretato nel film da Viggo Mortensen, e John Volanthen, a cui presta il volto Colin Farrell, entrambi membri della Cave Rescue Organization e del British Cave Rescue Council.
Stanton e Volanthen sono due tra i più esperti speleo-sub al mondo e hanno alle spalle anni di immersioni in condizioni estreme; sono però due civili -il primo è un ex Vigile del Fuoco e il secondo si occupa di apparecchiature elettromedicali- a cui inizialmente le autorità locali faticano a dare fiducia. Quando è ormai chiaro che nemmeno i Navy Seals thailandesi sono in grado di attraversare gli angusti tunnel di Tham Luang, sia per mancanza di esperienza che di attrezzature adeguate, i due britannici, che per le immersioni utilizzano degli strumenti in parte realizzati con le proprie mani, si immergono e finalmente raggiungono i tredici dispersi, nove giorni dopo la loro sparizione: sono ancora vivi, per quanto in condizioni di malnutrizione, e chiedono di tornare a casa, dalle loro famiglie.
Le operazioni di salvataggio, però, sono complesse: per attraversare i tunnel e le grotte in sicurezza occorrono delle competenze specifiche, difficili da trasferire a ragazzi inesperti di immersioni e debilitati fisicamente; si pensa perfino di tenerli nella grotta fino alla fine della stagione delle piogge -circa quattro mesi- pompando per quanto possibile l’acqua fuori dal complesso di Tham Luang e rifornendo i malcapitati di cibo, ma la scoperta che la quantità di ossigeno presente nella cavità è sotto i livelli di sicurezza e in continua diminuzione costringe i soccorritori a una scelta estrema. Con la collaborazione dello speleo-sub e anestesista australiano Richard “Harry” Harris, nel film Joel Edgerton, si pianifica infatti di sedare i ragazzi, fornire loro ossigeno e imbragarli uno per volta a un sub esperto, che nuoti lungo i tunnel e che all’occorrenza somministri del sedativo al proprio prezioso “carico” per evitarne il risveglio, fino all’uscita; tra i sub coinvolti nelle operazioni di trasporto, anche il britannico Chris Jewell, interpretato da Tom Bateman.
È facile intuire il motivo per cui questo tentativo di salvataggio, che ha coinvolto circa 1500 persone in totale, tra forze locali e internazionali, con decine di giornalisti collegati dalla Thailandia in tutto il mondo, abbia suscitato l’interesse di un regista del calibro di Ron Howard, dopo peraltro essere già stato raccontato nell’appassionante documentario “The Rescue – Il salvataggio dei ragazzi”, realizzato dai Premi Oscar Jimmy Chin e Elizabeth Chai Vasarhelyi e disponibile su Disney Plus: “Ho molta esperienza di storie basate su eventi reali” ha raccontato Howard, “E questa mi pareva perfetta, anche dal punto di vista anche emotivo, per farne uno dei film che preferisco: quelli che dimostrano che risultati straordinari non sono roba da fiction, che quando le persone si uniscono possono accadere cose incredibili”.
Il film è stato girato in Australia con una troupe quasi interamente thailandese; nonostante i ruoli dei protagonisti siano ricoperti da attori di fama internazionale, la sceneggiatura non cede alla tentazione di tratteggiare nei personaggi di Mortensen, Farrell e Edgerton degli eroi: Ron Howard dirige con grande efficacia un racconto corale dei soccorsi, componendo un mosaico di voci che ben rappresenta lo spirito di cooperazione con cui è stato affrontato il salvataggio. In definitiva, è una storia, questa, in cui non ci sono eroi, ma solo esseri umani i cui destini si sono legati indissolubilmente nella dimensione straniante di una grotta sotterranea, per salvare tredici vite: il migliore tra i narratori non avrebbe saputo intessere una trama più coinvolgente di quella scritta dalla realtà.