Sono trascorsi 30 anni dalla morte di Ayrton Senna. Il 1° maggio del 1994 il pilota brasiliano ha perso la vita in un terribile, tragico schianto, occorso durante il Gran Premio di San Marino, sul circuito di Imola, alla curva del Tamburello: perfino chi non è appassionato di Formula 1 o, in generale, di sport conosce i dettagli di questo incidente fatale. Ayrton Senna incarnava le qualità di un moderno, imperfetto eroe e, in quanto tale, è stato amato da una moltitudine eterogenea di persone, i suoi connazionali innanzitutto, che ancora oggi lo piange e che, di certo, non perderà l’occasione di rivivere le sue gesta, anche se solo sul piccolo schermo.
Arriva, infatti, su Netflix la miniserie in 6 episodi “Senna”, che ripercorre la vita del pilota dall’infanzia, con la precocissima passione per le automobili e le competizioni, fino alla morte; la produzione è interamente brasiliana -la Gullane Produtora dei fratelli Caio e Fabiano Gullane- e il progetto ha avuto l’approvazione e il sostegno della famiglia Senna, fonte diretta di alcuni dettagli inediti della vita di Ayrton, che viene dunque tratteggiato con una varietà e completezza di sfumature finora mai raggiunte: esistono diversi documentari che raccontano l’epopea del pilota, ma la miniserie, in quanto prodotto specificamente narrativo, promette di restituire un ritratto più umano del campione, oltre che di celebrarne la straordinarietà.
Vicente Amorim, ideatore del progetto e regista dei 6 episodi basati sul soggetto di Thais Falcão, si è interfacciato in particolare con Viviane Senna, sorella di Ayrton, e ha deciso di iniziare la serie con le immagini dell’incidente mortale del 1994: una scelta coraggiosa, emotivamente forte, utile a liberare la narrazione dall’invitabile peso che una fine tanto tragica comporta. Lo shock e il dolore restano, per chi ha vissuto in diretta l’episodio e per chi invece lo ha potuto vedere solo nelle immagini di repertorio, ma per quanto le modalità della morte siano sembrate scritte nel suo destino, Ayrton Senna ha lasciato un segno nella vita di tante persone, come uomo e come sportivo, ben oltre la sua drammatica scomparsa.
Così, dopo i fotogrammi dell’incidente, la serie racconta di un bambino chiamato da tutti “Beco”, nato a San Paolo del Brasile nel 1960 da una famiglia agiata di origini italiane, che sogna di volare guidando la macchina di suo padre; di un adolescente, che ad appena 13 anni vince il suo primo campionato di kart, e di un giovane uomo, che si trasferisce in Inghilterra e sogna un ingaggio in Formula 1. Dalla Formula Ford 1600 alla 2000, fino alla Formula 3, l’agognato traguardo viene raggiunto nel 1984 con la scuderia Toleman, che offre ad Ayrton un contratto di 100.000 sterline e lo fa esordire in Formula 1 proprio nel Gran Premio del Brasile.
L’attore brasiliano Gabriel Leone presta il volto alla costruzione di un mito, plasmato da studio e preparazione quasi maniacali, ma anche da un ineffabile istinto, in particolare sulla pista bagnata: Senna, pur con una vettura dall’assetto non sempre competitivo, è protagonista di una serie di rimonte passate alla storia, con avventurosi sorpassi intrapresi in condizioni metereologiche estreme; dopo il triennio alla Lotus, dal 1985 al 1987, il pilota approda alla McLaren: si apre l’era delle vittorie, dal 1988 al 1993, che porterà al conseguimento di tre titoli mondiali nelle stagioni 1988, 1990 e 1991.
La serie alterna efficacemente l’epopea sportiva, caratterizzata dalla rivalità accesa con il compagno di squadra Alain Prost (Matt Mella) e dai rapporti non idilliaci con la scuderia, al racconto intimo di un uomo teso tra desiderio di vittoria e di successo, da una parte, e ricerca di una dimensione meditativa e religiosa, dall’altra, che fanno maturare in lui l’idea di una Fondazione, oggi gestita da sua sorella Viviane, impegnata in particolare nel sostegno ai giovani privi di mezzi.
Da sex symbol, con all’attivo numerosi flirt che hanno alimentato la cronaca rosa, a professionista indefesso dotato di un livello di straniamento e concentrazione quasi sovraumane, capace, in un particolare stato di distacco dal mondo esterno, di “vedere Dio”, nel 1994 Senna passa alla scuderia Williams con un contratto multimilionario, ma inaspettatamente si ritrova alla guida di una vettura problematica. La serie ripercorre con accuratezza i giorni antecedenti la morte sulla pista di Imola: il grave incidente di Rubens Barrichello (João Maestri), poi quello mortale di Roland Ratzenberger (Lucca Messer) alla curva Villeneuve; Senna esprime forti dubbi sull’opportunità di correre il Gran Premio e finisce col morire su un circuito che si è già dimostrato fatale, per la rottura dello sterzo di quella stessa Williams su cui non si è mai sentito a suo agio.
Un milione di persone, a San Paolo del Brasile, porge l’ultimo saluto a Ayrton Senna: non è impresa da poco quella affrontata dalla serie, che intende restituire al pubblico la complessità e la grandezza di un tale personaggio. Di certo, però, lo show ha il grande merito di far conoscere, anche a chi non l’ha vissuta in prima persona, una fase della storia della Formula 1 in cui, come ha dichiarato anche Viviane Senna recentemente, in pista le qualità del pilota contavano ancora più di quelle della macchina.