Sassari. I disturbi dello spettro autistico rappresentano dei disturbi caratterizzati principalmente da difficoltà nell’interazione sociale, nella comunicazione e da comportamenti ripetitivi o interessi ristretti. La variabilità all’interno dello spettro è ampia: alcune persone con autismo possono manifestare difficoltà gravi nella comunicazione, mentre altre potrebbero sviluppare competenze linguistiche avanzate, ma riscontrare problemi nel comprendere le più semplici regole sociali. Uno degli aspetti centrali nella diagnosi e nel trattamento dei diversi autismi è rappresentato dalle abilità sociali, che risultano compromesse in modi diversi.
Il progetto “Social Skills” sviluppato tra la Neuropsichiatria infantile dell’Aou di Sassari e l’Istituto Rete per il sociale di Roma, è stato presentato questa mattina durante un convegno molto partecipato nell’Aula Magna dell’Università di Sassari.
Ad aprire i lavori Stefano Sotgiu, direttore della Struttura complessa di Neuropsichiatria dell’Aou di Sassari. «L’importante lavoro di ricerca denominato “Studio sul potenziamento delle abilità sociali (social skills) nel disturbo dello spettro autistico” – ha affermato il professor Sotgiu – ha come obiettivo fondamentale quello di migliorare le abilità sociali dei bambini autistici nei contesti naturali, con la finalità di ridurre la severità del disturbo».
Uno studio che ha visto la partecipazione di 24 bambini, individuati tra i pazienti della Clinica di Neuropsichiatria infantile, nella fascia d’età dai 6 ai 12 anni di cui 12 con disturbo dello spettro autistico (Dsa) e 12 a sviluppo neurotipico.
«Il Panel di esperti in materia di Disturbo dello spettro autistico che ha pubblicato nell’ottobre del 2023 le Linee di indirizzo dell’Istituto Superiore di Sanità, suggerisce il trattamento di potenziamento delle Social Skills come quello con maggiori linee di evidenza scientifica per l’acquisizione di competenze socio-comunicative, la modificabilità del comportamento e della sintomatologia in bambini con diagnosi di Dsa – ha sottolineato Alessandra Carta, responsabile scientifica del progetto e neuropsichiatra infantile dell’Aou di Sassari – Lo scopo di questa ricerca è valutare l’efficacia degli interventi sulle abilità sociali nei bambini e adolescenti con Dsa in contesti naturali di vita, come ad esempio la famiglia, la scuola, lo sport e il tempo libero promuovendo le abilità di interazione con il gruppo dei pari».
In collegamento in videoconferenza Stefano Vicari, direttore della Neuropsichiatria infantile dell’ospedale Bambin Gesù di Roma e fondatore dell’Istituto Rete: «Come ReTe per il Sociale siamo certi di aver promosso questa iniziativa focalizzandoci su un aspetto significativo del percorso evolutivo di un bambino autistico: il raggiungimento del miglior livello possibile di qualità della vita attraverso l’acquisizione e la generalizzazione di competenze socio-relazionali. Abbiamo coinvolto le scuole frequentate dai bambini e, insieme alle famiglie, hanno mostrato interesse e gratitudine per aver avuto questa opportunità di crescita insieme ai loro bambini».
Allo stato attuale, il progetto è nella sua fase di avvio e durerà per i prossimi sei mesi circa. «Abbiamo inserito un gruppo di controllo, costituito dai bambini a neurosviluppo tipico che avranno modo di interagire con i bambini di pari età con disturbo autistico di diversi livelli di gravità – ha evidenziato la dottoressa Alessandra Carta – In questa prima fase, ciò che abbiamo potuto vedere è che i bambini hanno potuto mettersi alla prova sperimentando differenti modalità comunicative, imparando a comprendersi e garantendo un’interazione sociale più gratificante, sia per i bambini con neurosviluppo tipico che con quelli con neurodivergenza. I bambini partecipanti sono stati già coinvolti in attività preliminari, svolte dagli operatori degli Orti di San Pietro, il Surf con il progetto europeo SurfFedAut a Porto Ferro e un percorso agility con gli animali. Abbiamo potuto osservare importanti abilità e risorse, con grande gratificazione da parte delle famiglie e degli operatori».
È intervenuta anche Daniela Guitarrini, cofondatrice dell’Istituto Rete che ha parlato dell’importanza di diffondere la cultura dell’inclusività con tutti i ragazzi.
«Il lavoro dei professionisti che si occupano di social skills non si limita alla somministrazione di training comportamentali che favoriscano automatismi sociali e adattivi, ma indaga attitudini e potenzialità di ciascuno e promuove l’attivazione di un percorso individualizzato, rispettoso della zona prossimale di sviluppo del bambino e del nucleo familiare, delle modalità comunicative utilizzate, delle attività che frequenta, dello stile di apprendimento che predilige», ha sottolineato il professor Vicari.
«La finalità del progetto è la tutela e la piena inclusione delle persone autistiche nel tessuto scolastico, lavorativo e sociale, la promozione di un’esistenza soddisfacente e il più possibile autonoma – ha dichiarato Alessandra Cuccu, past president del Rotary Club Sassari Nord – Come promotori dell’iniziativa abbiamo pensato che ciò fosse possibile creando sinergie con le famiglie, le istituzioni e le associazioni».