È in costante aumento in Italia il numero di aziende che si trovano in difficoltà finanziarie o che hanno già dichiarato fallimento.
L’inflazione, i cambiamenti climatici, l’impatto della pandemia di Covid-19, la crisi geopolitica determinata dalla guerra tra Russia e Ucraina, il caro bollette, l’avvento della tecnologia con le conseguenti difficoltà di adattamento delle piccole e medie imprese e, per finire, il successo dei colossi dell’e-commerce, rappresentano tutti fattori che hanno influenzato in modo negativo la situazione economica sia a livello nazionale che globale, mettendo sempre più a dura prova gli imprenditori.
Spesso sfiduciati e depressi, tormentati dall’idea di sentirsi dei falliti, gli imprenditori il più delle volte faticano a chiedere aiuto o non sanno a chi potersi rivolgere.
In Italia è però presente un’associazione che opera proprio con l’obiettivo di fornire supporto e formazione gratuita agli imprenditori in difficoltà: “Imprenditore non sei solo”. Nata nel 2018 da un’idea degli imprenditori Paolo Ruggeri ed Enrico Tosco, e presieduta da Lara Campoli, la onlus si trova in molte regioni italiane, Sardegna compresa, e si avvale dell’aiuto di una rete di volontari – fondamentalmente imprenditori che in passato hanno conosciuto e superato a loro volta crisi aziendali -, e di un team di professionisti, in particolare consulenti finanziari, commercialisti, avvocati ed esperti di marketing.
Nell’Isola, dopo un iniziale periodo a Cagliari, la centrale operativa dell’associazione si è spostata a Sassari, e proprio da qui ha preso il via, quest’anno, un’organizzazione più decentrata del progetto, con la presenza di un referente che porta avanti il compito di sviluppare al meglio “Imprenditore non sei solo” nel proprio territorio. Per la Sardegna è attualmente in carica come referente regionale Francesco Bitti.
Il percorso prevede l’inserimento degli imprenditori in una classe – una per ciascuna regione -, in cui per un giorno al mese si dedicano allo studio di materiale di management aziendale, e una costante supervisione dei volontari che chiamano circa due volte al mese gli imprenditori per fare il punto della situazione. Laddove è necessario, inoltre, è previsto anche l’intervento dei vari professionisti.
L’iter termina con il rilascio di una certificazione per quelle aziende che riescono a perseguire gli obiettivi e a superare la crisi. Ma il compito dell’organizzazione non si conclude qui. “Imprenditore non sei solo” continua infatti a mantenere i rapporti con gli imprenditori formati anche nei mesi successivi e molti di loro passano poi dall’altra parte, diventando volontari che aiutano altri colleghi in difficoltà.

I volontari attivi, infatti, devono essere necessariamente imprenditori, non solo per coerenza del progetto, ma perché solo chi ha affrontato simili difficoltà aziendali e, di conseguenza, personali, ha sviluppato quella sensibilità particolare che gli consente di comprendere a fondo tutte le problematiche che si possono incontrare. Ecco perché nel progetto le questioni tecniche, anche se importanti, passano in secondo piano rispetto alla centralità che viene data alla persona dell’imprenditore.
Come si evince dal nome stesso dell’associazione, “Imprenditore non sei solo” non dimentica mai che dietro ad un’azienda che è entrata in crisi c’è una persona in grandissima difficoltà, che dopo aver affrontato un periodo travagliato si è chiusa in se stessa, magari per orgoglio, arrivando spesso a perdere anche la famiglia e gli amici. I più fragili considerano il fallimento della propria impresa come un fallimento personale, stigma questo dovuto anche a una mentalità sociale profondamente sbagliata ma ancora largamente diffusa, quindi, tendono a perdere fiducia in loro stessi e a cadere in depressione, arrivando talvolta anche a conseguenze estreme. Lo confermano purtroppo i dati, tra i suicidi causati da motivazioni economiche, gli imprenditori sono le vittime più numerose di questo fenomeno.
L’obiettivo di “Imprenditore non sei solo” è dunque quello di riuscire a raggiungere gli imprenditori prima che la situazione aziendale e, soprattutto, personale sia irrimediabilmente compromessa.
Attraverso l’ascolto dell’imprenditore, senza mai giudicarlo per i propri errori ma facendolo sentire al contrario compreso, è possibile riuscire a farlo aprire, consentendogli di superare, finalmente, quella barriera di sfiducia che lo aveva isolato dal resto del mondo.
La speranza è quella di innescare un meccanismo virtuoso che vada al di là della dimensione imprenditoriale e si diffonda nella società, per riuscire un giorno a cambiare quella cultura dominante che considera il semplice fallimento di un’impresa un fallimento personale.
A fronte di una crescente espansione, con un numero sempre maggiore di imprenditori che comprendono di aver bisogno di aiuto per salvarsi e si rivolgono alla onlus, l’auspicio è che sempre più imprenditori possano offrirsi come volontari per supportarne altri che vivono un periodo negativo. Infine, chi vuole può sostenere l’associazione, senza alcun costo, destinandole il 5 per mille.
Gli imprenditori possono chiedere assistenza o candidarsi come volontari consultando il sito imprenditorenonseisolo.it o inviando un’email a info@imprenditorenonseisolo.it.