Dopo il coronavirus e il vaiolo delle scimmie, un altro pericolo minaccia la salute degli italiani. Nelle ultime settimane si sta verificando, infatti, un allarmante proliferazione di zecche in Sardegna e nel resto dell’Italia. Niente di nuovo, si potrebbe pensare, visto l’arrivo della stagione estiva, eppure quest’anno il fenomeno si sta presentando, non solo in anticipo, ma anche in misura maggiore rispetto agli anni precedenti.
Cosa sono le zecche
Le zecche sono degli artropodi, parassiti esterni appartenenti alla classe degli Aracnidi, come i ragni, gli acari e gli scorpioni. Diverse le specie presenti in Italia, le più comuni sono l’Argas reflexus, la cosiddetta zecca del piccione, l’Ixodes ricinus, la zecca dei boschi, e il Rhipicephalus sanguineus, la zecca del cane.
Presentano un corpo tondeggiante e un colore scuro, le cui dimensioni variano da qualche millimetro a circa un centimetro a seconda della specie e dello stadio di sviluppo. La loro pericolosità è determinata dal fatto di essere munite di un apparato boccale, il rostro, in grado di penetrare la cute degli ospiti per nutrirsi del loro sangue, spesso infettandolo con malattie anche gravi. Parassitano tipicamente i cani, ma la loro voracità le porta a trovare “ospitalità” anche su volatili, ratti, cervi, gatti e, purtroppo, sull’uomo.
Questi artropodi solitamente non circolano nei mesi invernali, perché si riparano dal freddo nascondendosi in profondità o sotto le pietre, riemergono però con l’arrivo del caldo, in ambienti ricchi di vegetazione e di animali, prediligendo stalle, pascoli e boschi.
Miti da sfatare
Contrariamente a quanto si possa pensare, le zecche non saltano e non volano ma si sporgono alle estremità delle piante in attesa del passaggio di un ospite al quale aggrapparsi, che rilevano grazie alle emissioni di anidride carbonica e di calore. Inoltre, il morso delle zecche non provoca dolore poiché la loro saliva contiene sostanze anestetiche.
Le cause dell’attuale proliferazione
Il caldo anomalo che ha caratterizzato il mese di maggio appena trascorso, un inverno particolarmente mite, la siccità, l’abbandono dei campi coltivati, l’emergenza rifiuti e la mancanza di manutenzione e cura del verde, che hanno determinato la maggior presenza di cinghiali e altra fauna selvatica nelle città, sono tutti fattori che hanno contribuito ad un ritorno allarmante di questi parassiti, con evidenti pericoli per la salute dell’uomo.
I casi in Sardegna e nel resto d’Italia
Una grande diffusione si sta riscontrando nel Nord Italia. Nella provincia di Verona le punture di zecche hanno causato 37 ricoveri, 23 solo nel mese di maggio. Ma anche in alcuni boschi e montagne del Piemonte ci sono zone infestate dalle zecche. Roma poi, dopo le invasioni di cinghiali, gabbiani, corvi, topi e blatte, ora sta facendo parlare di sé per l’invasione di zecche e pulci nei parchi pubblici.
Stanno suscitando clamore anche i recenti casi riscontrati in varie zone della Sardegna. A Sassari, una circolare dell’Istituto comprensivo San Donato annunciava la chiusura della scuola per la presenza di zecche all’interno dell’edificio, in modo da effettuare gli interventi di sanificazione. Sempre in città è scattata la polemica per la presenza di zecche anche presso i giardinetti del quartiere di Luna e Sole, molto frequentati dai bambini. Incontri poco graditi ci sono stati poi nei boschi. Una coppia di coniugi ha infatti segnalato di essere stata punta da zecche presenti nella Foresta Demaniale dei Sette Fratelli, nel comune di Sinnai, soprattutto nell’area picnic. Nel Capoluogo è stato invece prevalentemente il quartiere di Sant’Elia ad essere invaso dalle zecche, in particolare le aiuole di piazza Lao Silesu. I parassiti sono giunti fino all’interno delle abitazioni, rendendo così necessari gli interventi di disinfestazione del Centro Antinsetti della Città Metropolitana di Cagliari.
Misure di prevenzione
Esistono alcune semplici precauzioni utili da seguire soprattutto durante la bella stagione. Evitare le zone dove l’erba è molto alta, trattare gli animali domestici con appositi antiparassitari, indossare abiti chiari che rendano più facile individuare l’eventuale presenza di zecche nel corpo, così come coprire le parti del corpo solitamente più attaccate, in particolare gli arti inferiori e la testa, rappresentano accorgimenti che possono ridurre il rischio di incorrere in una puntura di zecca.
Anche se non tutte sono portatrici di infezioni, una volta individuata sulla pelle una zecca, è consigliabile rimuoverla prontamente, magari utilizzando delle pinzette, in modo da tirare via il parassita senza schiacciarlo. Subito dopo occorre disinfettare la zona della puntura con alcol e tenere d’occhio la parte del corpo interessata per alcuni giorni. La probabilità di contrarre un’infezione è direttamente proporzionale alla durata della permanenza di questo parassita sull’ospite. Ad ogni modo, la cosa migliore da fare è sempre contattare il proprio medico.
I rischi per la salute
Esistono tipiche patologie di cui le zecche possono essere veicolo di trasmissione. Alcune sono abbastanza comuni nel Mediterraneo e in Italia, come la Meningoencefalite da zecca, o Tbe, che porta febbre alta, mal di testa, mal di gola, stanchezza, dolori muscolari e articolari e, nei casi più gravi, disturbi del sistema nervoso centrale, la Borreliosi di Lyme, molto diffusa, che colpisce prevalentemente la pelle, le articolazioni, il sistema nervoso e gli organi interni, e la Rickettsiosi, che provoca una febbre esantematica.
In caso di comparsa di sintomi, una terapia antibiotica è generalmente risolutiva. Solo nel 5% dei casi, soprattutto in soggetti anziani o bambini, potrebbe esserci un pericolo di vita.