Compiremo, questo mese, tre passi nel mistero. Ci muoveremo lungo la penisola seguendo un itinerario molto particolare che ha per filo conduttore l’alchimia.
Antesignana dell’odierna chimica secondo alcuni, scienza dei folli per altri, l’alchimia ha lasciato dietro di sé, nei secoli, luoghi enigmatici e ricchi di fascino capaci di rendere edotti su un altrove forse non troppo distante e non solo orientato – almeno letteralmente – a trasformare il piombo in oro.
Se passate da Napoli consigliamo di spendere il giusto tempo per una visita al Museo Cappella Sansevero, un piccolo gioiello racchiuso nella città antica che custodisce oggi l’eccezionale lascito del suo eclettico proprietario, Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero. Molto versato nell’Arte Regia, il principe conosceva formule e composti chimici oggi perduti che regalavano particolare qualità ai colori e ai materiali impiegati per la realizzazione di opere d’arte di grande suggestione giunte fino a noi. All’interno del museo sono incantevoli le statue, i dipinti e le simbologie che circondano il visitatore. Tra le opere più note ricordiamo il Cristo velato – realizzato nel 1753 dallo scultore Giuseppe Sanmartino – famoso per il velo trasparente, anch’esso scolpito, che avvolge la statua; e le Macchine anatomiche. Su queste, ancora oggi si discute come sia stato possibile realizzarle: sono, infatti, una riproduzione dettagliata fin nei minimi particolari del sistema cardiocircolatorio di due individui, uomo e donna. Una conoscenza per l’epoca impensabile.
Siamo nella seconda parte del 1600, invece, quando a Roma viene realizzata la Porta Alchemica. Pare, in realtà, che fossero cinque, tutte situate all’interno della Villa Palombara purtroppo demolita sul finire del 1800. Quella visitabile oggi presso i giardini di Piazza Vittorio è quindi l’unica sopravvissuta. Si tratta di una finta porta incastonata su un blocco roccioso e recante, sugli stipiti, simboli e scritte utili all’iniziato per progredire nel suo percorso di ascesi. In effetti, tutta la villa rappresentava un itinerario ricco di simboli e massime filosofali di cui la porta costituisce oggi una ridottissima summa. Tra le leggende sorte intorno a questo luogo ricordiamo quella di un ospite del marchese Palombara che, adepto della scienza misteriosa, una mattina attraversò la porta sparendo per sempre.
Approdiamo infine al nord, in una città definita magica per tradizione: Torino. Al centro di svariate correnti esoteriche, e ricca di monumenti dalla simbologia massonica e occulta, si può dire che questo luogo mantenga fede a un’importante massima dell’alchimia: “come in alto, così in basso”. Non solo in superficie sono infatti custoditi i tesori e i misteri di Torino, ma anche nel sottosuolo. Le Grotte Alchemiche, tra mito e reali ambienti sotterranei, sono da tempo oggetto di indagine e speculazione tra gli appassionati. Si tratta, in pratica, di tre luoghi che permetterebbero il passaggio da questo piano dell’esistenza a uno superiore. Qui sarebbe nascosta la pietra filosofale, vero oggetto di ricerca da parte di tutti gli alchimisti, capace di donare l’immortalità. A Torino i passaggi sotterranei non mancano, realizzati attraverso i secoli per i fini più diversi, e una parte di questi è aperta al pubblico per la visita.