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Claudio Melis. Il cuoco sardo che ha conquistato il mondo

by Diego Bono
5 Aprile 2019
in Food, People
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In televisione, sui giornali, sul web, il mondo ha riscoperto un mestiere per molto tempo considerato distante, lontano o di nicchia, ma che in realtà presenta tutti gli stilemi delle arti più romantiche, e come tali trova forza nella genialità, nello studio, e nella creatività dei propri autori: è l’arte della cucina.

In Italia e all’estero uno dei più importanti creativi del settore è un sardo, Claudio Melis (Gadoni, classe 1972), un ragazzo che con le sue ricette eleganti e ricercate, minimali e innovative, ha incantato i più raffinati palati di tutto il mondo e servito personalità dal calibro di Bill Gates o dello scrittore gallese Ken Follett. Oggi lo chef nuorese possiede diversi ristoranti e vanta un curriculum di rispetto, ma la sua storia comincia molto prima, in un piccolo paese della Barbagia.

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Dopo essersi trasferito a Sassari per frequentare l’Istituto Alberghiero, Claudio partecipa a numerosi stage e grazie alle prime stagioni nella riviera il suo nome nasce e si diffonde come sinonimo di capacità e competenza. Proprio come una fiaba, durante un lavoro in Costa Smeralda un cuoco francese (capo pasticciere con Gualtiero Marchesi) vuole dare un’opportunità al giovane Melis, proponendogli la preparazione di una cena in quel di Milano, in un ristorante di alto livello, con menù di sette portate e una brigata di trenta persone. Una prova dura, ma che segna l’inizio della sua straordinaria carriera.

A soli 24 anni lo chef diviene capo di uno staff di sette persone in uno dei ristoranti più importanti di Parma (il Parizzi), ricevendo e difendendo la stella Michelin per due anni. Ma la sua ascesa professionale non è finita, e nel 2010 la sua passione lo porta sino in Arabia Saudita, in un hotel extra-lusso, quindi executive chef in un resort ad Antigua, cuoco personale per importanti personalità e corporate chef di una sontuosa struttura di Dubai. I ritmi di lavoro sono però al limite del possibile e i tempi sempre più serrati e insostenibili portano Claudio ad una nuova svolta nella sua carriera: tornare in Italia per fondare un proprio ristorante, con la sua visione e la sua idea di cucina.

Grazie al cognato dà vita a Zur Kaiserkron, locale riadattato da un palazzo seicentesco del cuore di Bolzano, a cui dedica anima e corpo e che, finalmente, lo fa sentire nuovamente appagato e soddisfatto, come dimostra la stella Michelin vinta ad appena un anno dall’apertura. Dal 2015 propone la sua cucina che definisce modern tradition, in cui, forte di quanto imparato nella carriera internazionale, unisce la semplicità e il minimalismo della modernità alla tradizione e classicità degli ingredienti italiani.

Abbiamo contattato lo chef Claudio Melis per porgli qualche domanda sulla sua arte culinaria e sulla sua incredibile carriera.

Salve Claudio, la ringraziamo per averci concesso un po’ del suo tempo, quindi, una domanda che sorge spontanea: come nasce il suo amore per la cucina?
Assolutamente per caso! Dopo essermi iscritto all’alberghiero di Sassari come alternativa al poco attrattivo Istituto Tecnico di zona e dopo le prime stagioni al mare è nata questa passione che tuttora mi accompagna.

Quali sono state le più grandi difficoltà e soddisfazioni della sua carriera?
Quello del cuoco è un lavoro di sacrificio, di tante ore in piedi, di assoluta fedeltà alla causa!
Ricordo bene quella volta che a Porto Rotondo, ancora ragazzo, il mio pasticciere francese mi fece dormire tutta la notte sullo zerbino fuori di casa perché avevo fatto le brioche troppo piccole!
Sicuramente le esperienze in Francia prima e da Gualtiero Marchesi poi sono stati momenti duri, così come le esperienze all’estero in un mondo nuovo come quello delle catene alberghiere, ma le soddisfazioni sono state tante, soprattutto l’apertura di In Viaggio a Bolzano, il nostro angolo gourmet che è andato ad affiancare il nostro bistrot Zur Kaiserkron, ma anche progetti interamente miei e dei miei soci Monica (mia moglie) e Robert (mio cognato).

In poche parole come descrive la sua cucina?
Una cucina che stimola palato, cervello e cuore. È importante per me l’acidità, fondamentale per creare gusto nel piatto e stimolare il palato, ma anche la ricerca del prodotto che ho imparato da mia madre che non faceva il minestrone se non aveva i fagiolini del vicino, le patate di quel dato appezzamento di terreno e così via.

Lei è uno chef rinomato in tutto il mondo, ma le sue origini sarde sono presenti anche nei suoi piatti. Qual è il suo rapporto con la sua Isola?
Il mio rapporto è sicuramente di forte legame sentimentale e caratteriale, forse il mio essere testardo e caparbio, qualità riconosciute in noi “Razza Sarda”, mi ha aiutato a tenere duro e pian piano a realizzare un sogno.

Può darci un piccolo scoop? Pensa mai di tornare in Sardegna e aprire un ristorante nella sua terra natale?
Ultimamente sto prendendo sul serio l’idea di farlo!

Vorrei salutarla con una domanda necessaria: cosa consiglierebbe ai ragazzi che ci seguono, che sognano di seguire le sue orme e che si vorrebbero affacciare a questo mondo?
Di valutare bene cosa vogliono fare, il cuoco per me è il lavoro più bello del mondo!
Ma non è per tutti, bisogna seguire la passione per la cucina senza scendere a compromessi.

Tags: BolzanoClaudio MeliscucinafoodZur Kaiserkron
Diego Bono

Diego Bono

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🎶 Il singolo, prodotto da Giovanni Bigazzi con la direzione artistica di Franco Fasano, fa parte del progetto “Giancarlo Bigazzi in Lounge”, un viaggio sonoro che unisce le generazioni e restituisce nuova luce a un repertorio indimenticabile. 🎷  Tutti i dettagli nell’articolo su SHmag.it.
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  • 🍂 L’autunno in Barbagia ha un cuore che batte forte a Gavoi. Dal 10 al 12 ottobre, il borgo si anima con la tappa di Autunno in Barbagia e il circuito enogastronomico "In Sas Cortes Gavoesas", un evento che intreccia tradizione e sapori in un’atmosfera unica. 
🍷✨ Cosa attende i visitatori? Un viaggio sensoriale tra le antiche corti aperte. Qui, degustazioni di vini e prodotti d’eccellenza come il Fiore Sardo si uniranno alle dimostrazioni degli artigiani, che sveleranno i segreti della panificazione tradizionale e della lavorazione del formaggio. Le strade risuoneranno dei canti dei tenores e delle esibizioni folk, in un’atmosfera che unisce comunità e ospitalità. 
Curioso di scoprire tutti i dettagli e il programma completo? Leggi l’articolo sul nostro sito web SHmag.it. 
📷 Scorci di Gavoi, su cocone cun foza e lo stampo microforato per la produzione del Fiore Sardo.
  • 🏛️✨ Alghero cambia volto e si trasforma in un museo a cielo aperto! È arrivato il BLOOP International Proactive Art Festival, il celebre evento nato a Ibiza che per la prima volta sbarca in Sardegna. Per tutto il mese di ottobre, le strade della città diventano il palcoscenico di un’esperienza unica e gratuita, che unisce arte, tecnologia e turismo sostenibile. 
📱🎨 Grazie a un’app innovativa con realtà aumentata, le opere dell’artista Amadama prenderanno vita direttamente sul vostro smartphone. Un percorso interattivo che invita a esplorare la città in modo nuovo, tra installazioni che si animano e una vera e propria caccia al tesoro digitale. 
Curioso di sapere come l’arte sta ridisegnando Alghero? 
Leggi l’articolo completo su SHmag.it per scoprire tutti i dettagli!
  • 🗝️ Non solo un mobile, ma un simbolo di memoria collettiva. In Sardegna, sa cascia� rappresenta il cuore della casa: cassapanca antica, scrigno di corredi e di storie tramandate per generazioni. 
Le sue origini risalgono all’età nuragica, come testimonia un piccolo bronzetto custodito al Museo Archeologico di Cagliari, che riproduce un cofanetto su ruote, antesignano della cassapanca sarda. 
✨ Realizzata in legno di castagno, noce o rovere, finemente intagliata e decorata con motivi simbolici come la pavoncella o il sole, sa cascia� è oggi un ponte tra passato e presente. Un capolavoro che racconta la storia, l’identità e l’arte di un’isola in cui la tradizione continua a vivere nel segno dell’eleganza. 
📰 Leggi l’articolo completo di Raffaella Piras su SHmag.it  📷 Sardegna Artigianato |  Pierluigi Dessì Confinivisivi
  • 🎶 Pochi generi musicali hanno rappresentato così bene un’epoca come il Concerto Grosso, nato tra XVII e XVIII secolo e fondato sul dialogo tra solisti e orchestra. Ma la sua storia non si è esaurita con il Barocco: nei secoli successivi ha conosciuto sorprendenti rinascite, contaminazioni e reinvenzioni, arrivando persino a intrecciarsi con il rock. 
🎭 È proprio a questa straordinaria vitalità che la Cooperativa @teatroeomusica dedica la nuova edizione dei Salotti culturali del Teatro Verdi di Sassari. Quattro appuntamenti, dal 9 ottobre al 5 novembre, porteranno sul palco capolavori di Corelli, Stradella, Bach, Händel, fino alle riletture di Bloch, Bacalov e Schnittke, mostrando come un genere nato più di tre secoli fa riesca ancora a parlare al presente. 
Ogni concerto sarà introdotto da autorevoli voci della critica musicale – Andrea Ivaldi, Antonio Ligios, Maurizio Salvi e Sandro Cappelletto – che guideranno il pubblico nell’ascolto, insieme alla Teatro Verdi Chamber Orchestra e agli ospiti solisti. 🎻 
📰 Scopri di più sulla rassegna, tutti i dettagli sono nell’articolo completo su SHmag.it
  • 🦉🌙 Tra rapace notturno e strega, “Sa Stria” attraversa i secoli della tradizione sarda con un profilo ambiguo: presagi, cure popolari, paure collettive e un lessico di gesti codificati nel tempo. 
👁️‍🗨️ Le prime tracce affiorano già in età romana; nell’isola, la creatura entra nella cronaca orale: un verso acuto come avvertimento, lo sputo rituale per scongiurare la sventura, l’ombra sui tetti dei villaggi di pietra. 
🧵☕️ Attorno a lei ruotano diagnosi e protezioni: la “Sa Striadura”, il filo da imbastire che confronta apertura delle braccia e statura, le piume ridotte in cenere mescolate al caffè, il fumo che accenna una croce sul malato all’ultimo quarto di luna. 🌘 
🌸 Tra Gallura e Sassarese, la leggenda converge sulla donna-strega: unguenti di peonia, trance, metamorfosi, voli notturni che traducono l’inspiegabile in rito e linguaggio condiviso, tra brebus e antiche paure del malocchio. 🧿 
Un mosaico di mistero e memoria, dove la comunità tenta di ordinare l’ignoto con narrazioni, simboli e piccoli gesti apotropaici. Ce ne parla Chiara Medinas: l’articolo completo continua sul nostro sito web SHmag.it 👆🏻
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