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Evoluzione di un incendio: dal fuoco alla ripresa

di Franca Falchi
5 Ottobre 2021
in Ambiente & Natura
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L’incendio è uno degli eventi più catastrofici che un ecosistema possa subire. Quando un territorio prende fuoco non è soltanto l’albero, l’arbusto, l’animale a scomparire, ma anche tutte le funzioni di regolazione dell’ecosistema di cui l’uomo stesso è parte integrante, oltre che beneficiario.

Il fuoco può dare luogo a un’ampia gamma di effetti sia a breve che a lungo termine. La scomparsa della vegetazione interrompe la produzione di ossigeno e l’emissione di vapore; le polveri non vengono trattenute e il vento non è più ostacolato, aumenta il dilavamento del suolo e l’evaporazione dell’umidità.

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Nei pendii, l’incendio aumenta il rischio di frane superficiali e smottamenti. Le piogge, non trattenute dalle piante, tendono a erodere il terreno e le acque scendono rapidamente verso valle, aumentando le portate di fiumi e torrenti e favorendo inondazioni.

In Italia, nell’ultimo decennio, sono stati colpiti da incendio circa mezzo milione di ettari, oltre il 6% della superficie forestale nazionale. Il danno economico è stato valutato in oltre un miliardo di euro all’anno limitando l’analisi a produzione legnosa, funzione ricreativa, tutela idrogeologica e servizio di stabilizzazione climatica. Il numero di incendi in Sardegna è nell’ordine di dieci volte maggiore di quello riscontrato nel resto d’Italia, mentre la superficie percorsa totale la supera per valori compresi tra sei e dieci volte.

Altra conseguenza del fuoco è il trasferimento all’atmosfera di una porzione significativa di circa 200 composti (metano, idrocarburi, monossido e biossido di carbonio, ossidi di azoto e particolato), che derivano dai processi di combustione incompleta della cellulosa e della lignina, ai quali si aggiungono resine e olii contenuti in varia misura nella vegetazione e nel suolo che possono causare cambiamenti nello stato chimico dell’atmosfera. Alcuni dei gas prodotti sono direttamente implicati nelle trasformazioni ambientali note come global change, partecipando all’effetto serra.

Gli effetti sulle comunità animali sono sia diretti che indiretti. Quelli diretti derivano dall’azione delle fiamme e della temperatura e si manifestano con modalità di risposte dipendenti dal grado di mobilità degli animali. Gli animali mobili possono fuggire nelle aree limitrofe prima dell’arrivo delle fiamme ma quelli immobili, che non hanno zone di rifugio, sono destinati a soccombere.

Gli incendi incidono in modo drammatico sul ciclo riproduttivo degli animali, in quanto appare evidente che se l’adulto può trovare una via di fuga, le cose stanno diversamente per cuccioli, nidiacei e ancora per le uova nei nidi che non avranno scampo. Le fiamme, indirettamente, modificando il paesaggio fanno venire meno, anche in seguito, gli habitat necessari alla riproduzione, le cavità ove nidificare o le tane dove poter partorire e allevare i piccoli oltre che le molteplici fonti di nutrimento. Senza fiori mancano gli impollinatori, di conseguenza gli insettivori, ma anche gli erbivori e i predatori.

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La vegetazione erbacea ha un immediato picco durante tutto il primo anno successivo all’incendio, soprattutto in aree con incendi frequenti, che genera una uniformità di paesaggio a discapito della biodiversità. Le bonifiche necessarie stravolgono completamente l’intero ecosistema e il cambiamento del microclima, l’innalzamento dell’escursione termica, la ventosità e la modificazione dell’umidità al suolo rendono la ricolonizzazione estremamente lenta e difficoltosa.

Un primo apporto nutritivo per la ripresa è rappresentato dalle carcasse animali e vegetali che apportano sostanze al suolo e attirano decompositori e necrofagi. I rapaci, che in genere si salvano facilmente dalle fiamme, hanno anch’essi difficoltà: non trovando prede si cibano dei pochi piccoli mammiferi o rettili scampati al fuoco, limitandone fortemente la presenza.

L’andamento della ripresa vegetale ha una grande influenza sul ripopolamento della fauna. I primi colonizzatori sono i decompositori, che favoriscono il ripristino del suolo. La crescita dei primi germogli induce la presenza di insetti, piccoli insettivori, erbivori e infine grandi predatori. Gli erbivori in genere, subiscono un drastico declino nell’immediato ma temporaneo: potrebbero essere eliminati nel caso di fuoco intenso ma la modifica del paesaggio in vegetazione erbacea li induce a ripopolare per primi l’area. La presenza di grandi erbivori però, a sua volta, influenza lo sviluppo vegetale, gli arbusti maggiormente appetiti subiscono un forte rallentamento favorendo la crescita di specie meno gradite.

In passato, a un incendio, seguiva spesso una fase di rimboschimento nella quale si privilegiavano specie vegetali a maggior rapidità di crescita, anche se non autoctone. La grande diffusione dei boschi di conifere è dovuta principalmente a questo genere di intervento. Con gli anni si è visto però che tale scelta comportava troppe modifiche sostanziali, il suolo avvelenato dal rilascio di sostanze tossiche cambiava drasticamente il paesaggio con perdita di biodiversità.

La recente tendenza è ora volta alla cura di una ricrescita spontanea che privilegi specie preesistenti e salvaguardi gli apparati radicali scampati al fuoco. Ciò fa in modo che si sviluppi una vegetazione di specie pirofite (la cui germinazione è stimolata dalle alte temperature), quali il cisteto, le numerose specie erbacee con bulbi e rizomi sotterranei e quelle con grande capacità pollonifera. Questo poi evolverà in macchia a corbezzolo e erica mettendo le basi per il successivo sviluppo del bosco originario. Il processo di ripristino ha una durata di circa un ventennio per la gariga o la macchia mentre occorre aspettare almeno 35 anni per poter godere di nuovo del bosco.

Un immenso patrimonio ambientale può andare in fumo in poche ore.

Tags: ecosistemafaunaincendionaturapirofitevegetazione
Franca Falchi

Franca Falchi

“La creatività è contagiosa, trasmettila”. Scrittrice, blogger e illustratrice, crede fermamente in questo principio di Einstein e i laboratori creativi di lettura e scrittura sono il suo mezzo preferito di contagio per adulti e bambini. La passione per la natura l’ha portata a vivere nella periferia di Sassari tra alberi e animali ma si dedica assiduamente anche al sociale e al volontariato. Scrive da sempre, collabora con blog e riviste, ha pubblicato due libri di narrativa per ragazzi e diversi racconti in antologie.

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Le sue origini risalgono all’età nuragica, come testimonia un piccolo bronzetto custodito al Museo Archeologico di Cagliari, che riproduce un cofanetto su ruote, antesignano della cassapanca sarda. 
✨ Realizzata in legno di castagno, noce o rovere, finemente intagliata e decorata con motivi simbolici come la pavoncella o il sole, sa cascia� è oggi un ponte tra passato e presente. Un capolavoro che racconta la storia, l’identità e l’arte di un’isola in cui la tradizione continua a vivere nel segno dell’eleganza. 
📰 Leggi l’articolo completo di Raffaella Piras su SHmag.it  📷 Sardegna Artigianato |  Pierluigi Dessì Confinivisivi
  • 🎶 Pochi generi musicali hanno rappresentato così bene un’epoca come il Concerto Grosso, nato tra XVII e XVIII secolo e fondato sul dialogo tra solisti e orchestra. Ma la sua storia non si è esaurita con il Barocco: nei secoli successivi ha conosciuto sorprendenti rinascite, contaminazioni e reinvenzioni, arrivando persino a intrecciarsi con il rock. 
🎭 È proprio a questa straordinaria vitalità che la Cooperativa @teatroeomusica dedica la nuova edizione dei Salotti culturali del Teatro Verdi di Sassari. Quattro appuntamenti, dal 9 ottobre al 5 novembre, porteranno sul palco capolavori di Corelli, Stradella, Bach, Händel, fino alle riletture di Bloch, Bacalov e Schnittke, mostrando come un genere nato più di tre secoli fa riesca ancora a parlare al presente. 
Ogni concerto sarà introdotto da autorevoli voci della critica musicale – Andrea Ivaldi, Antonio Ligios, Maurizio Salvi e Sandro Cappelletto – che guideranno il pubblico nell’ascolto, insieme alla Teatro Verdi Chamber Orchestra e agli ospiti solisti. 🎻 
📰 Scopri di più sulla rassegna, tutti i dettagli sono nell’articolo completo su SHmag.it
  • 🦉🌙 Tra rapace notturno e strega, “Sa Stria” attraversa i secoli della tradizione sarda con un profilo ambiguo: presagi, cure popolari, paure collettive e un lessico di gesti codificati nel tempo. 
👁️‍🗨️ Le prime tracce affiorano già in età romana; nell’isola, la creatura entra nella cronaca orale: un verso acuto come avvertimento, lo sputo rituale per scongiurare la sventura, l’ombra sui tetti dei villaggi di pietra. 
🧵☕️ Attorno a lei ruotano diagnosi e protezioni: la “Sa Striadura”, il filo da imbastire che confronta apertura delle braccia e statura, le piume ridotte in cenere mescolate al caffè, il fumo che accenna una croce sul malato all’ultimo quarto di luna. 🌘 
🌸 Tra Gallura e Sassarese, la leggenda converge sulla donna-strega: unguenti di peonia, trance, metamorfosi, voli notturni che traducono l’inspiegabile in rito e linguaggio condiviso, tra brebus e antiche paure del malocchio. 🧿 
Un mosaico di mistero e memoria, dove la comunità tenta di ordinare l’ignoto con narrazioni, simboli e piccoli gesti apotropaici. Ce ne parla Chiara Medinas: l’articolo completo continua sul nostro sito web SHmag.it 👆🏻
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📺 L’evento sarà trasmesso in diretta Rai, un’occasione unica per vivere da vicino lo spettacolo delle acque libere e scoprire la forza di uno sport che unisce l’agonismo alla promozione del territorio sardo. 
Scopri tutti i dettagli e le storie dietro questa grande manifestazione sul nostro sito ➡️ SHmag.it
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👩‍🏫👨‍🎓 Cuore pulsante del museo è l’attività didattica rivolta alle scuole. Un ricco calendario di laboratori trasforma gli studenti in protagonisti: dallo scavo simulato alle tecniche paleolitiche, dalla manipolazione dell’argilla alla tessitura, fino alla gamification con Escape MAP e giochi interattivi. Ogni esperienza diventa così un ponte tra passato e presente, capace di unire studio e divertimento. 
📸 Oltre alle esposizioni permanenti, il @map_perfugas ospita due mostre fotografiche: “La Sardegna oltre al mare” di @aless_arda e @fabrizio_bibi_pinna, e “Preziose Architetture del Paesaggio a bassissima entropia” di Giovanni Andrea Paggiolu. Racconti visivi che arricchiscono lo sguardo sul territorio e i suoi paesaggi. 
Un museo che non si limita a custodire la memoria, ma la rende viva e condivisa. 👉🏻 L’articolo completo su SHmag.it approfondisce tutte le attività e i progetti in corso.
  • 🌍 Nel cuore di Bari Sardo c’è un luogo dove arte, memoria e comunità si incontrano: il MAB – Centro d’Arte Contemporanea, nato nel 2024 e già punto di riferimento in Ogliastra. Qui la ricerca dialoga con il territorio, tra pratiche partecipative, linguaggi digitali e una rete di relazioni che unisce locale e globale. 
🖼 Dopo un anno di mostre e incontri – dalla fiber art di “Intricato” alla retrospettiva “Michele Mulas. Ritorno a Gardalis”, passando per “CIBARTI” e “Orizzonti – Impressioni dall’isola” – il @mabcentroarte presenta “Archeologia del presente – Corpo, materia, memoria”. Un percorso collettivo che intreccia scultura, pittura, fotografia e digitale per sondare i segni arcaici che abitano il contemporaneo: ferro, pietra, legno e cenere diventano tracce vive, mentre il digitale trasforma l’eredità in visione. 
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📅 Inaugurazione: sabato 4 ottobre, ore 18:30. Visitabile dal martedì alla domenica, h 18–20. 
Scopri di più e leggi l’articolo completo su SHmag.it
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