Una luce in mezzo alle onde del mare che guida e rassicura chi lo attraversa. Un luogo lontano dal resto del mondo, fatto di pace, solitudine e storie da raccontare da parte di chi, quelle acque, passa la vita a vegliarle.
Stiamo parlando dei fari, sentinelle silenziose e strumenti indispensabili per la navigazione, che restano immobili, insieme ai loro guardiani, a scrutare l’orizzonte infinito.
In Sardegna queste strutture si trovano, da nord a sud, lungo tutta la costa, su alte scogliere, promontori o isolette disabitate. Alcune sono ancora attive, altre sono state riconvertite per finalità turistiche, ma tutte restano un pezzo di storia dell’Isola e del suo indissolubile legame con il mare.
Nelle Bocche di Bonifacio, a illuminare lo stretto di mare, attraversato da forti correnti, che separa la Sardegna dalla Corsica, si erge il Faro di Razzoli. Situato sull’omonima isola dell’arcipelago de La Maddalena e attivato nel 1845, ospitava tre fanalisti con le rispettive famiglie. Divenuto poi inagibile, nel 1974 fu sostituito dall’attuale struttura in pietra grezza e automatizzato. È tuttora in funzione.
Tra i fari più importanti per la navigazione del nord dell’Isola, insieme a quello di Razzoli, spicca il Faro di Capo Testa, che sorge su un promontorio roccioso a poca distanza da Santa Teresa Gallura. Anch’esso attivo dal 1845, la sua luce è ben visibile sia dalle isole de La Maddalena che dalla Corsica.
Sempre in Gallura, a Golfo Aranci, a 342 metri sul livello del mare e di fronte all’isola di Figarolo, si erge sull’omonimo promontorio l’ex Semaforo della Marina Militare di Capo Figari. Costruito nel 1890, è entrato nella storia l’11 agosto 1932, quando Guglielmo Marconi lo scelse per il primo esperimento di radiocomunicazioni, inviando segnali a onde corte all’osservatorio di Rocca di Papa, vicino Roma, con l’ausilio della nave Elettra, in navigazione nelle acque di Golfo Aranci. Inattivo dal 2006, si progetta di trasformarlo in un hotel di lusso.
Dalla parte opposta, all’estremità nord-occidentale della Sardegna, sull’isola dell’Asinara, domina su un’altura il Faro di Punta Scorno. Realizzato nel 1854 e acceso per la prima volta nel 1859, ancora oggi, questa antica sentinella del mare guida le navi che attraversano il golfo fino all’approdo di Porto Torres.
Lungo invece la costa orientale sarda, in Ogliastra, a soli 3 km dalla suggestiva Arbatax, su un costone a 165 metri sul livello del mare si staglia il Faro di Capo Bellavista. Il suo nome deriva dalla straordinaria vista che offre, permettendo di scrutare il mare fino a oltre 45 km dalla costa. Costruito nel 1866 in sostituzione della torre di Largavista – che insieme alle torri di San Miguel e San Gemiliano, ancora oggi visibili, serviva a proteggere il territorio dalle incursioni dei pirati -, è ancora operativo.
Nella penisola del Sinis, a Cabras, a vigilare sul golfo di Oristano c’è il Faro di Capo San Marco, affacciato su una scogliera a strapiombo sul mare. Attivato nel 1924 e ancora oggi in funzione, fino al 2018 è stato custodito da Giuseppe Deriu, figlio di Elisabetta Deriu, la prima donna fanalista in Italia.
Nell’estremità sud-occidentale della Sardegna, sulle due isole principali dell’arcipelago del Sulcis, svettano altri due fari iconici.
Al largo di Sant’Antioco, nel territorio di Calasetta, si erge solitario sull’omonimo scoglio, il Faro Mangiabarche. Secondo una leggenda, il nome di questo faro sarebbe legato alla sorte sfortunata di numerosi marinai che hanno attraversato quel tratto di mare, considerato particolarmente insidioso. Costruito nel 1935, nonostante necessiti di una ristrutturazione, rimane uno dei fari più amati d’Italia. Nel 2025, infatti, si è classificato primo nel censimento nazionale del FAI tra i luoghi del cuore votati in Sardegna.
Sull’isola sorella di San Pietro, a Carloforte, sul promontorio di Capo Sandalo, domina il faro più a ovest d’Italia: il Faro di Capo Sandalo. Edificato nel 1864, la sua luce raggiunge le 28 miglia dalla costa, in direzione Gibilterra. Ancora attivo, è stato automatizzato da tempo.
Sempre nella zona sud-occidentale dell’Isola, nel comune di Domus de Maria, affacciato sul cristallino mare di Chia c’è il Faro di Capo Spartivento. Costruito nel 1866, oggi è stato trasformato in un raffinato resort di lusso.
Dalla parte opposta, nel comune di Villasimius, sull’isolotto disabitato dell’isola dei Cavoli, non lontano da Capo Carbonara, si trova il Faro dell’isola dei Cavoli. Realizzato nel 1858, oggi risulta ancora attivo e ospita un centro di ricerche della facoltà di biologia dell’Università di Cagliari.
E proprio a Cagliari, all’ingresso del suo meraviglioso golfo, nella panoramica baia di Calamosca, svetta il faro di Capo Sant’Elia, risalente al 1850. Poco più in basso, all’interno di un’antica torre di avvistamento aragonese, si trova la Stazione dei Segnali di Capo Sant’Elia. Divenuto caserma e ancora attivo, questo faro oltre a rappresentare un importante punto di riferimento per le imbarcazioni e le navi dirette al porto del capoluogo, svolge un ruolo strategico anche nel controllo del traffico aereo della “città del sole”.
