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Itinerari: Il massiccio del Monte Lerno

Un luogo incantato del Goceano nel Comune di Pattada

di Daniela Piras
16 Febbraio 2021
in Ambiente & Natura, Itinerari
🕓 4 MINUTI DI LETTURA
124 8
Foto Daniela Piras

Foto Daniela Piras

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Anticamente noto come Monte Lèrron, il massiccio del Monte Lerno si trova nella subregione storica del Goceano. La cima più alta che dà il nome al massiccio si erge a 1094 metri; altre vette oltre i 900 metri da annoverare sono Punta Balestrieri, Punta Selvapinta e Colzu Caddinnu. La superficie in cui si estende è di 2853 ettari e ricade nel territorio del comune di Pattada, cittadina a circa 65 chilometri da Sassari famosa per l’artigianato, la lunga tradizione legata ai metalli e al legno ma soprattutto per il caratteristico coltello a serramanico – sa resolza – realizzato con corna di muflone, bovine, caprine e ovine, ricercatissimo dai collezionisti di tutto il mondo.

Purtroppo, le indicazioni per arrivare a Monte Lerno non sono chiarissime, per cui è utile fare un piccolo sunto. La foresta è raggiungibile attraverso la strada provinciale 128 bis Ozieri-Pattada e la statale 389 Pattada-Buddusò. Arrivati a Pattada si deve percorrere la strada provinciale per Oschiri per una decina di chilometri e poi svoltare a destra; superato un ponticello di legno posto sul Rio Mannu, si giunge alla sede dell’Ente Foreste. Da qui la guardia invita a proseguire percorrendo una serie di tornanti che pian piano permettono di addentrarsi in un paesaggio montuoso estremamente affascinante. L’ecosistema è caratterizzato da numerosi boschi di leccio – il cui nucleo naturale si trova in località Sos Littos –, roverelle, agrifogli e querce da sughero, oltre che da un rigoglioso sottobosco nel quale si alternano citisi e ginepri. È presente poi la fitta boscaglia rappresentata dalla macchia mediterranea spontanea di erica arborea e corbezzolo. Osservando la foresta pare proprio che sia incastonata perfettamente nella natura e, allo stesso tempo, sospesa in un’atmosfera da sogno. Considerata tale bellezza, viene da chiedersi come mai questo luogo sia così poco battuto turisticamente, anche e soprattutto dai sardi. Quando si parla di monti in Sardegna si pensa immediatamente al Gennargentu, al Supramonte, al Corrasi e al Limbara ma a pochi verrebbe in mente di citare il Monte Lerno. Eppure è un luogo ideale per gli amanti della natura, per fotografi naturalisti, escursionisti o semplici ricercatori di relax.

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Nella storia recente la foresta è stata danneggiata da incendi che ne hanno deturpato l’aspetto, per cui si è corso ai ripari mettendo in atto interventi mirati di riforestazione. L’intera area è attualmente sotto la tutela del Demanio forestale, che ha impiantato nelle zone di rimboschimento cospicue formazioni di conifere e porta avanti un’importante opera di prevenzione antincendio. L’ente forestale ha fatto sì che nell’area venissero ospitate delle oasi di ripopolamento faunistico per mufloni e cervi sardi. I dati indicano che i mufloni sono circa 25-30, mentre i cervi censiti sono all’incirca 80. Tali specie rischiavano l’estinzione per cui si tratta di un’operazione molto importante per la loro tutela. Grazie a ciò, passeggiando lungo i viali della foresta, se si è abbastanza fortunati li si può scorgere tra il verde intenso degli alberi, allo stesso modo di cinghiali, lepri, asinelli e cavalli allo stato brado.

Foto Daniela Piras

La base del massiccio è ricoperta di piccoli laghetti artificiali: Sa Pedrosa, Sa Jone e Sos Vanzos sembrano dipinti con la tecnica dell’acquerello e costituiscono l’area in cui nidificano esemplari di avifauna acquatica, tra i quali i germani reali. Gli specchi d’acqua offrono loro rifugio stanziale e compongono l’habitat di diversi rettili e del merlo acquatico. Sulle vette è possibile osservare il volo di un falco, di un astore o di uno sparviero. Il lago maggiore ai piedi del monte è conosciuto come Rio Mannu e contribuisce alla creazione di un paesaggio da cartolina in cui la quiete invita ad ascoltare suoni altrimenti sconosciuti (o perlomeno dimenticati), come il gracchiare dei ranocchi.

La regione storica del Goceano è abitata fin da tempi remoti, a testimoniarlo è la presenza del Nuraghe Lerno, il più famoso del territorio, che si staglia sull’omonimo lago. Riscoperto recentemente, il sito è composto da un nuraghe principale e da costruzioni che lo attorniano: ciò fa presupporre che un tempo esistesse un importante villaggio comprendente anche un santuario.

Una visita merita anche Pattada, la piccola cittadina dal respiro medievale, dove si possono ammirare vicoli e strade acciottolate sulle quali si affacciano alcune palazzine in stile Liberty, alternate a case in granito con i tipici infissi in legno. La pratica della lavorazione del legno porta anche alla creazione di decorazioni tradizionali di mobili e, recentemente, anche alla realizzazione di strumenti musicali ad arco come violini, viole, violoncelli e contrabbassi degni della migliore tradizione della liuteria classica.

Foto Daniela Piras

Non solo artigianato: a Pattada sono infatti nati e vissuti esponenti illustri della poesia in lingua sarda, come Padre Luca Cubeddu, Pesuciu, Limbudu, Sini Ogana, Moro. Ciò le è valso l’appellativo di “Culla della poesia”.

Una zona della Sardegna che merita attenzione e che ha molto da offrire. Il massiccio del Monte Lerno è assolutamente da visitare e da valorizzare, anche incrementando i servizi (quasi inesistenti), in quanto è un territorio unico che offre paesaggi mozzafiato e atmosfere che rimandano a terre lontane e luoghi fiabeschi. Un’ultima informazione, utile agli appassionati di automobilismo sportivo: il territorio ospita dal 2004 una prova del Rally Italia Sardegna, tappa del World Rally Championship, su un circuito tra i più esaltanti del campionato.

Tags: GoceanoMonte LernonaturaPattada
Daniela Piras

Daniela Piras

Scrittrice e giornalista pubblicista. Il suo ultimo romanzo s’intitola “Un modo semplice”, è autrice di racconti e poesie. Oltre alla scrittura, le sue passioni sono la lettura, i viaggi, la musica, la fotografia e la cucina. Ama catturare immagini e storie e unirle con la fantasia.

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Autodidatta e visionario, nato nel 1904, Badas seppe interpretare l’evoluzione dei linguaggi artistici del suo tempo: dal rigore del Razionalismo al lirismo del Neoliberty, fino a un’intensa e personale pittura. La sua firma – spesso invisibile per questioni burocratiche – è in realtà ben leggibile in opere come il Sacrario dei Caduti, la passeggiata del Terrapieno o l’ingresso dei Giardini Pubblici. 
Negli anni ‘50, con il Padiglione Tavolara, toccò vette altissime nel dialogo tra arte, artigianato e architettura. E negli ultimi anni di vita, i suoi quadri rivelarono una sensibilità più intima, malinconica, quasi segreta. ✨ 
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  • 🎬 La Sardegna diventa set di un mondo post-apocalittico 🌍⛏️  Dune, nuraghi, miniere abbandonate, necropoli e pozzi sacri: “Milarepa”, il nuovo film di Louis Nero in uscita il 19 giugno, porta sul grande schermo un viaggio di formazione, redenzione e spiritualità... tutto ambientato tra alcuni dei luoghi più suggestivi dell’isola. 
🌿 La giovane Mila (Isabelle Allen), guidata da un guru interpretato da Harvey Keitel, affronta un duro percorso interiore che passa – letteralmente – per la Sardegna più misteriosa e simbolica: da Tuvixeddu al Pozzo di Santa Cristina, fino alle dune di Porto Pino. 
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  • 🗺️ Quali sono i luoghi più votati della Sardegna nel 12° censimento de I Luoghi del Cuore del FAI? 
📍 In cima alla classifica regionale c’è il Faro di Mangiabarche a Calasetta (SU), minacciato dall’erosione ma ancora simbolo vivo per la comunità e i viaggiatori.  🎨 Al secondo posto il Museo Diffuso Liliana Cano a Oliena (NU), un percorso d’arte tra le vie del paese che celebra la memoria e l’identità locale.  ⛪ Chiude il podio la Chiesa di Santa Croce a Bosa (OR), chiusa per criticità strutturali ma ancora al centro delle tradizioni della Settimana Santa. 
🔗 Scopri tutti i dettagli nell’articolo completo su SHMAG.it  Faro di Mangiabarche, Calasetta. 📷 Giuseppe Sanna | FAI
  • 🌿 Nel 2025 è scomparso Graziano Mesina, ultimo simbolo del banditismo sardo. Ma molto prima di lui, tra le pieghe selvagge della Sardegna dell’Ottocento, si aggirava un altro nome destinato a diventare mito: Giovanni Corbeddu Salis, il “Re della macchia”. 
Accusato (forse ingiustamente) del furto di un bue, scelse la latitanza e trasformò una grotta nel Supramonte nella sua casa per 18 anni. Da fuorilegge braccato a eroe popolare, Corbeddu è entrato nella memoria collettiva come un Robin Hood sardo: colto, devoto e spietato solo con chi riteneva disonesto. 
🐎 Uno degli episodi più celebri? L’assalto alla diligenza che trasportava il comandante dei carabinieri reali, lasciato “in mutande” dopo essersi vantato di aver debellato il banditismo nel Nuorese… 
Ma chi era davvero Giovanni Corbeddu Salis? Bandito, giustiziere o simbolo di ribellione contro l’ingiustizia? 
📍 La grotta che lo ospitò – oggi Grotta Corbeddu – è un sito storico e archeologico di valore straordinario: qui sono stati rinvenuti i resti umani più antichi di tutto il Mediterraneo insulare. 
🔍 Raffaella Piras ne ripercorre vita e mito in un approfondimento denso di storia, fascino e ombre. Leggi l’articolo completo su SHmag.it 
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  • 📸✨ A pochi giorni dalla Cavalcata Sarda 2025, arriva il primo volume dell’opera fotografica e storica di Francesco Merella, che ripercorre la storia della Sardegna dalla preistoria fino ai nostri giorni, con un focus speciale sulla tradizione della festa che ogni anno anima Sassari.  📚 “La Cavalcata Sarda e dintorni” raccoglie 380 pagine di immagini e testi, tra documenti storici, fotografie d’epoca e approfondimenti sulle maschere, i costumi e i prodotti tipici che fanno parte della sfilata. Non manca uno sguardo agli eventi collaterali, come le rassegne di canti e danze tradizionali a Monte d’Accoddi e in piazza d’Italia.  👤 Francesco Merella, fotografo sardo con una carriera di oltre 40 anni e riconoscimenti internazionali, firma questo progetto che vuole far vivere la Cavalcata tutto l’anno, almeno sulla carta.  📖 Curiosi di scoprire i dettagli? Leggete l’articolo completo di Marco Cau sul nostro sito 👉 SHmag.it  Riuscite a riconoscere alcuni dei costumi tradizionali nelle foto? Scrivetecelo nei commenti!  📸 @merellafrancescophoto  #CavalcataSarda #Sassari #TradizioniSarde #FolkSardo #MaschereSarde #CostumiTradizionali #tradizioni #sardegna #sardiniaexperience #sardegnaturismo #sardegnaisolamillevolti #sardegnadascoprire #sardiniaphotos #sardegnadafavola #photographersardinia #photography #NotizieSardegna #SHmag
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