Dall’artigianato all’agricoltura, Pabillonis (SU) è un paese dal terreno ricco di risorse, dove gli abitanti respirano aria di saperi legati a diverse attività, tra cui anche quella della lavorazione della terracotta. Che siano grandi, piccole o di forma particolare, le creazioni delle mani che modellano accrescono costantemente la nomea del centro, che proprio per questa dedizione è oggi noto anche come “bidda de is pingiadas”, ossia “paese delle pentole”.
Eloquente e incisiva, l’espressione “bidda de is pingiadas” si riferisce a una lunga tradizione del paese di Pabillonis, ossia quella della lavorazione dell’argilla.Attiva fin dal XIX secolo, nel tempo tale pratica è diventata marchio identitario del centro sia per la qualità dei manufatti commercializzati in tutta l’isola sia soprattutto per le tecniche adottate e sperimentate dagli esperti vasai detti “sos pingiadoixus”.
Che fossero tegami, pentole o stoviglie, in passato il lavoro de sos pingidoixus seguiva un canonico procedimento, inaugurato dall’estrazione del materiale in aree come quella di Dom’e campu, vicino al fiume che attraversa il paese. Una volta fatta asciugare e prelevata, prima di passare al tornio l’argilla veniva miscelata con “sa terra de orbezu” – terra messa a bagno il giorno precedente –e un altro composto finissimo detto “sa terra de pistai”. Prodotti in grande quantità, i pezzi ottenuti venivano quindi agitati sul fondo dopo l’evaporazione dell’acqua (“amonai”), muniti di manici, rifiniti nei bordi (“cundrexi”) e sottoposti in seguito a prima cottura in forno. Della durata di un’intera giornata, a questa fase succedevano infine la smaltatura e la seconda infornata, che terminava dopo circa 2 giorni.
Un processo meticoloso, che fin dai primi anni del ‘900 poteva contare su 20 artigiani esperti e che durante il Secondo Conflitto Mondiale conobbe il suo periodo più fiorente.Se al tempo il compito di produrre era in mano a figure più formate nell’ambito, – ritenute le uniche a poter soddisfare il bisogno isolano di stoviglie – la distribuzione dei manufatti era invece generalmente competenza femminile,incaricata della vendita porta a porta. Nel tragitto che iniziava a notte fonda, le donne trasportavano un massimo di 3 serie di pentole,ciascunacomposta solitamente da “Sa prima” o “pingiada manna” (“La prima” o “pentola grande”), “Sa secunda” o “coja duus”, “Sa terza” o “coja tres”, “Sa quarta” o “coja cuàturu” e infine un’altra più piccola detta “Sa quinta” o “coja cincu”, aggiunta solo su richiesta.




Con un impegno instancabile la produzione del paese si ritagliò un ruolo economico e anche storico, che ancora oggi malgrado il rischio di oblio sopravvive in botteghe artigiane come quella di Mimma Mugnai.In confidenza col tornio fin dall’età di 14 anni, dopo aver respirato la tradizione per tanto tempo l’artista ha deciso nel 1990 di mettersi in proprio e attualmente contribuisce a recuperare la pratica in diversi modi come dimostrazioni o laboratori. Altro caso rappresentativo è quello di Giampaolo Porcu, attivo da più di 40 anni e ormai solido punto di riferimento nell’ambito della lavorazione ceramica. Oltre alle pingiadas, particolarmente interessante è l’abilità nel realizzare ciotole dette “sciveddas” e i cosiddetti “tianus”, tegami in terracotta sottoposti a una prima cottura di 8-10 ore e poi ricotti dopo esser stati immersi in un composto a base di piombo e silicio.
Esempi per mantenere vivo questo sapere, rafforzato ulteriormente anche dalla presenza del Monumento delle Pentole “Is Pingiadas” realizzato dall’artista locale tziu Giovanni Floris e voluto dall’amministrazione nel 1985 per ricordare gli artigiani che in passato hanno contribuito alla notorietà di Pabillonis. A questo suggestivo omaggio si affianca inoltre uno spazio espositivo all’interno della Casa Museo nel cuore del paese,restaurata dal Comune e deputata ad accogliere mostre o eventi legati alle tradizioni pabillonesi. Costituita da 2 piani, la struttura si presenta come una casa campidanese in terra cruda e custodisce una collezione di manufatti che narrano l’evoluzione artigianale ceramica.
La Casa Museo si trova in vicolo Torquato Tasso 7 a Pabillonis, nella provincia del Sud Sardegna. Per avere informazioni su orari, giorni di visita ed eventuali prenotazioni da effettuare, è possibile chiamare il numero 070.93529200 o scrivere all’indirizzo di posta elettronica [email protected].
































