Sa Grutta de Santu Giuanni: la tomba dei giganti immersa nel verde di Gonnosfanadiga

La tomba dei giganti di San Cosimo, un complesso nuragico unico, con un corridoio funerario tra i più lunghi dell’isola e legami con la civiltà micenea

Sa Grutta de Santu Giuanni - Tomba dei giganti di San Cosimo a Gonnosfanadiga. ? Pietrino Mele | Nurnet

Sa Grutta de Santu Giuanni - Tomba dei giganti di San Cosimo a Gonnosfanadiga. ? Pietrino Mele | Nurnet

Tra profonde gole rocciose e un ecosistema mediterraneo, Gonnosfanadiga (SU) è un paese dal fascino speciale, non solo per la nascita in una delle terre emerse più antiche d’Europa, – si stima risalente a circa 300 milioni di anni fa – ma anche per la presenza umana costante, che ad oggi vanta tradizioni gastronomiche, pratiche religiose e pregnanti testimonianze storiche come la tomba dei giganti di San Cosimo.

Conosciuta anche come “Sa grutta de Santu Giuanni” (“La grotta di San Giovanni”), la tomba dei giganti di San Cosimo rappresenta un importante luogo archeologico per la Sardegna, in quanto costituisce una delle maggiori costruzioni megalitiche dell’isola. Proprio la denominazione “Grutta” farebbe infatti riferimento alla presenza di un profondo corridoio funerario, considerato tra i più lunghi finora censiti nella regione e parte di un complesso databile al periodo del Bronzo Medio, ossia tra XV e XIV secolo a.C.

Una datazione formulata sulla base di ritrovamenti effettuati, che furono possibili a seguito dellascoperta del sito dall’allora proprietario del terreno durante lavori di disboscamento. La rivelazione e i 6 vasi da lui stesso recuperati condussero nel 1981 il professore e archeologo Giovanni Ugas ad avviare operazioni di scavo, che portarono alla luce un intero complesso nuragico a cui si poteva originariamente accedere da un’imponente esedra, ossia uno spazio di forma semicircolare.

Deputato anticamente al rito dell’incubazione, – basato sul dormire in aree sacre per ottenere rivelazioni e benefici tramite gli antenati defunti – esso era lateralmente collegato a oltre 22 metri di camera funeraria da una piattaforma con massi di medie dimensioni, concepita per evitare infiltrazioni idriche e garantire stabilità strutturale. Una planimetria inoltre completata da un focolare a destra dell’ingresso e 3 aree adiacenti la camera, forse utilizzate come recinti per animali in epoca romana.

Un periodo a cui risalirebbe anche la consacrazione del luogo proprio a San Giovanni, in particolare per la correlazione tra l’orientamento dell’esedra e il giorno dedicato al battezzatore di Gesù. Come testimoniato da Sant’Agostino, infatti, già a partire dal V secolo d.C. il Santo veniva festeggiato dai cristiani il 24 giugno – data in cui secondo il calendario romano cadeva il solstizio d’estate e quindi la celebrazione del sole nascente a oriente – e il ritrovamento di reperti presso il complesso nuragico ha fatto pensare non solo che esso sia stato frequentato in età romana, ma anche che la localizzazione dell’esedra proprio verso est abbia portato i cristiani a intitolare il monumento al Battista.

Tale denominazione prevalse tuttavia solo fino al Medioevo, quando il posto iniziò a essere conosciuto anche in relazione a San Cosimo, per il quale in quel periodo era stata eretta una vicina chiesetta campestre.

Al netto del nome, è innegabile la grande ricchezza storica e archeologica restituita dal sito, sia dal punto di vista di manufatti e decorazioni, – tra cui spiccano, per esempio, recipienti di terracotta detti “olle”, vasi e ornamenti che hanno permesso di attribuire la datazione – sia strutturale, fattore evidente in circoli entro l’esedra forse identificabili come tracce di sepolture successive e di un’altra tomba dei giganti più ridotta.

Nel quadro non manca infine una dimensione socioeconomica, legata a rapporti con la civiltà micenea eattestabile in 67 grani di monili rinvenuti perlopiù integri sempre dall’Ugas. Dai colori e materiali variegati, – da grani in pastiglia verde acqua e turchesi a quelli in vetro, di forma schiacciata e con cromie quali nocciola, nero e azzurro – essi presentano caratteristiche assai suggestive e si ritiene possano essere parti di collane di provenienza elladica poste anticamente al collo di defunti, risalenti a un periodo tra 1400 e 1300 a.C.

“Sa grutta de Santu Giuanni” si trova in località San Cosimo a Gonnosfanadiga, nella provincia del Sud Sardegna. Per raggiungerla, è possibile percorrere la Strada Provinciale 126 che da Gonnosfanadiga conduce verso Guspini, prendere il primo bivio a sinistra e poi svoltare a destra verso Arbus. Dopo circa 2,5 chilometri si dovrà imboccare una strada sterrata, continuare per circa 300 metri, svoltare a destra e proseguire per altri 200 metri dopo i quali si giungerà a destinazione. Trattandosi di un sito non gestito, esso è liberamente visitabile.

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