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Pavoncelle e venature di legno: la cassapanca sarda che attraversa i secoli

Da scrigno per il corredo della sposa a prezioso elemento di design. Un viaggio alla scoperta di sa cascia, il mobile che custodisce l'anima e le tradizioni della Sardegna

di Raffaella Piras
5 Ottobre 2025
in Folklore & Tradizioni
🕓 4 MINUTI DI LETTURA
44 2
Cassapanca in noce, Matteo e Giampaolo Fronteddu di Dorgali. Foto Sardegna Artigianato | Pierluigi Dessì Confinivisivi

Cassapanca in noce, Matteo e Giampaolo Fronteddu di Dorgali. Foto Sardegna Artigianato | Pierluigi Dessì Confinivisivi

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Se nell’immaginario dei bambini un forziere custodisce il tesoro dei pirati, nella realtà scrigni, bauli e cassoni hanno da sempre avuto la funzione di contenere e conservare i beni più cari e preziosi delle famiglie.

In Sardegna, al Museo Archeologico di Cagliari, questo è testimoniato dalla presenza di un bronzetto di età nuragica – rinvenuto presso il nuraghe Lugheria di Oschiri e perfettamente conservato -, che riproduce un cofanetto che si regge su due coppie di ruote e si apre sollevando un coperchio con un manico. Si pensa che sia un prototipo di “sa cascia”, l’antica cassapanca di legno da molti considerata l’unico e autentico mobile tradizionale sardo.

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Si tratta di un capolavoro realizzato con arte, pazienza e tecniche che si tramandano di generazione in generazione dagli abili maestri artigiani che nei secoli sono stati capaci di creare manufatti unici, simboli della storia e della cultura dell’Isola.

Già in epoca medievale la cassapanca era presente nelle case di quasi tutte le famiglie sarde. Fungeva da contenitore in cui riporre un po’ di tutto, cibo, indumenti, armi, oggetti preziosi e suppellettili varie; inoltre, veniva spesso utilizzata come baule da viaggio in occasione delle sagre delle chiese campestri. Il suo impiego più importante, tuttavia, era quello di custodire il corredo della sposa, diventando parte integrante della dote e simbolo della ricchezza e dello status sociale della famiglia.

Proprio come il modello risalente all’epoca preistorica, sa cascia si apre dall’alto, con un coperchio a ribalta, ed è sollevata da terra grazie a due supporti sagomati. Viene realizzata per lo più in legno di castagno, anche se non mancano esemplari in noce o rovere.

È possibile distinguere principalmente due tipi di cassapanca sarda. La più conosciuta è quella barbaricina, che si presenta alta e stretta; vi è poi Sa Lussurgesa – così chiamata perché tipica del paese di Santu Lussurgiu – che ha invece una forma più bassa e lunga, caratterizzata da piedi scolpiti a forma di zampa di leone, ampie cornici alla base e due mensole intagliate alle estremità. In realtà esistono anche altre tipologie di cassapanche, caratteristiche delle diverse zone della Sardegna, in genere più semplici e di dimensioni inferiori, come quella proveniente dal Campidano.

Solitamente il legno viene lasciato al naturale, anche se non di rado le superfici vengono trattate con cera o oli capaci di valorizzarne le venature e proteggerlo dall’usura. Un tempo, però, le parti laterali della cassapanca venivano dipinte con sangue d’agnello, mentre “sa mosta”, la parte frontale, era spesso colorata con tinte vivaci, come il verde chiaro o il turchese. In epoca più recente si è diffusa invece l’abitudine di dipingerla di nero, ritenendo che questa fosse la tonalità originaria dei manufatti più antichi. In realtà, l’aspetto scuro non era dovuto a una scelta cromatica ma al fumo sprigionato dal camino e dalla cucina, che nel tempo tendeva ad annerire gli arredi.

Cassapanca in legno di castagno e tulipier, Antonello Puddu di Cagliari. Foto Sardegna Artigianato  |  Pierluigi Dessì Confini visivi
Dettaglio cassapanca in legno di castagno e tulipier, Antonello Puddu di Cagliari. Foto Sardegna Artigianato  |  Pierluigi Dessì Confini visivi
Bronzetto nuraghe Lugheria di Oschiri. Foto Museo Archeologico di Cagliari

Le cassapanche sarde rappresentano pezzi unici: possono essere lisce o intagliate ma tutte sono finemente decorate. Le decorazioni, presenti prevalentemente in sa mosta, sono costituite da immagini che rappresentano motivi geometrici o floreali, nonché disegni simbolici quali palme, clessidre, il sole o la pavoncella, che ricorre un po’ in tutto l’artigianato artistico della Sardegna. Questi intagli, non solo ne abbelliscono l’aspetto, ma hanno anche un significato emblematico, di solito di buon auspicio per la famiglia, invocando salute, prosperità e fertilità. Inoltre, il mobile viene ulteriormente impreziosito dalla padrona di casa (sa meri ‘e domu), che generalmente vi colloca sopra un copricassa (coberibancu) in tessuto, decorato con motivi che richiamano quelli presenti sul mobile.

Contraddistinta per la sua robustezza e qualità, la cassapanca sarda è un pezzo di arredamento ancora molto apprezzato, non solo per il suo valore artistico e culturale, ma per il fascino vintage che porta con sé. Questo la rende un elemento di design capace di integrarsi armoniosamente con i mobili più moderni, donando un tocco di autenticità e tradizione agli ambienti domestici, senza perdere la sua funzionalità che resta intatta nei secoli. Non sorprende quindi che alcuni artigiani continuino a praticare questa forma d’arte, pur con un mercato oggi più di nicchia, soprattutto a causa dei costi della lavorazione a mano.

Sa cascia occupa dunque ancora oggi un posto d’onore in molte abitazioni. A renderla così pregevole, oltre alla sua bellezza e al valore materiale, è soprattutto l’importanza affettiva. Come tutti gli arredi che resistono nel tempo, è una testimone silenziosa dei momenti più importanti della famiglia – nascite, feste, matrimoni -, racchiudendo al suo interno non soltanto gli oggetti più cari, ma anche ricordi e frammenti di vita.

Tags: artigianatoSardegnatradizioni
Raffaella Piras

Raffaella Piras

“Presentalo brevemente così che possano leggerlo, chiaramente così che possano apprezzarlo, in maniera pittoresca che lo ricordino e soprattutto accuratamente, così che possano essere guidati dalla sua luce”. (Joseph Pulitzer)

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  • 🎶 Pochi generi musicali hanno rappresentato così bene un’epoca come il Concerto Grosso, nato tra XVII e XVIII secolo e fondato sul dialogo tra solisti e orchestra. Ma la sua storia non si è esaurita con il Barocco: nei secoli successivi ha conosciuto sorprendenti rinascite, contaminazioni e reinvenzioni, arrivando persino a intrecciarsi con il rock. 
🎭 È proprio a questa straordinaria vitalità che la Cooperativa @teatroeomusica dedica la nuova edizione dei Salotti culturali del Teatro Verdi di Sassari. Quattro appuntamenti, dal 9 ottobre al 5 novembre, porteranno sul palco capolavori di Corelli, Stradella, Bach, Händel, fino alle riletture di Bloch, Bacalov e Schnittke, mostrando come un genere nato più di tre secoli fa riesca ancora a parlare al presente. 
Ogni concerto sarà introdotto da autorevoli voci della critica musicale – Andrea Ivaldi, Antonio Ligios, Maurizio Salvi e Sandro Cappelletto – che guideranno il pubblico nell’ascolto, insieme alla Teatro Verdi Chamber Orchestra e agli ospiti solisti. 🎻 
📰 Scopri di più sulla rassegna, tutti i dettagli sono nell’articolo completo su SHmag.it
  • 🦉🌙 Tra rapace notturno e strega, “Sa Stria” attraversa i secoli della tradizione sarda con un profilo ambiguo: presagi, cure popolari, paure collettive e un lessico di gesti codificati nel tempo. 
👁️‍🗨️ Le prime tracce affiorano già in età romana; nell’isola, la creatura entra nella cronaca orale: un verso acuto come avvertimento, lo sputo rituale per scongiurare la sventura, l’ombra sui tetti dei villaggi di pietra. 
🧵☕️ Attorno a lei ruotano diagnosi e protezioni: la “Sa Striadura”, il filo da imbastire che confronta apertura delle braccia e statura, le piume ridotte in cenere mescolate al caffè, il fumo che accenna una croce sul malato all’ultimo quarto di luna. 🌘 
🌸 Tra Gallura e Sassarese, la leggenda converge sulla donna-strega: unguenti di peonia, trance, metamorfosi, voli notturni che traducono l’inspiegabile in rito e linguaggio condiviso, tra brebus e antiche paure del malocchio. 🧿 
Un mosaico di mistero e memoria, dove la comunità tenta di ordinare l’ignoto con narrazioni, simboli e piccoli gesti apotropaici. Ce ne parla Chiara Medinas: l’articolo completo continua sul nostro sito web SHmag.it 👆🏻
  • 🌊 La Gallura torna protagonista mondiale del nuoto in acque libere! Per la terza volta consecutiva, Golfo Aranci ospita la Coppa del Mondo, organizzata da Acquatic Team Freedom in collaborazione con FIN Sardegna. Atleti da tutto il mondo sfideranno resistenza e tecnica in gare di 10 km, staffette e knockout, con paesaggi naturali mozzafiato e la fauna marina ad accompagnarli. 🏊‍♂️✨ 
📺 L’evento sarà trasmesso in diretta Rai, un’occasione unica per vivere da vicino lo spettacolo delle acque libere e scoprire la forza di uno sport che unisce l’agonismo alla promozione del territorio sardo. 
Scopri tutti i dettagli e le storie dietro questa grande manifestazione sul nostro sito ➡️ SHmag.it
  • 🏺🌿 Al MAP di Perfugas la conoscenza prende forma attraverso la sperimentazione. Il Museo Archeologico e Paleobotanico, gestito dalla cooperativa di servizi didattici Sa Rundine, è un punto di riferimento per la valorizzazione del patrimonio dell’Anglona e della Sardegna. Qui storia e natura si incontrano in un percorso che abbraccia milioni di anni: dalla foresta pietrificata risalente a 18 milioni di anni fa ai reperti archeologici che raccontano la vita dell’uomo dal Paleolitico al Medioevo. 
👩‍🏫👨‍🎓 Cuore pulsante del museo è l’attività didattica rivolta alle scuole. Un ricco calendario di laboratori trasforma gli studenti in protagonisti: dallo scavo simulato alle tecniche paleolitiche, dalla manipolazione dell’argilla alla tessitura, fino alla gamification con Escape MAP e giochi interattivi. Ogni esperienza diventa così un ponte tra passato e presente, capace di unire studio e divertimento. 
📸 Oltre alle esposizioni permanenti, il @map_perfugas ospita due mostre fotografiche: “La Sardegna oltre al mare” di @aless_arda e @fabrizio_bibi_pinna, e “Preziose Architetture del Paesaggio a bassissima entropia” di Giovanni Andrea Paggiolu. Racconti visivi che arricchiscono lo sguardo sul territorio e i suoi paesaggi. 
Un museo che non si limita a custodire la memoria, ma la rende viva e condivisa. 👉🏻 L’articolo completo su SHmag.it approfondisce tutte le attività e i progetti in corso.
  • 🌍 Nel cuore di Bari Sardo c’è un luogo dove arte, memoria e comunità si incontrano: il MAB – Centro d’Arte Contemporanea, nato nel 2024 e già punto di riferimento in Ogliastra. Qui la ricerca dialoga con il territorio, tra pratiche partecipative, linguaggi digitali e una rete di relazioni che unisce locale e globale. 
🖼 Dopo un anno di mostre e incontri – dalla fiber art di “Intricato” alla retrospettiva “Michele Mulas. Ritorno a Gardalis”, passando per “CIBARTI” e “Orizzonti – Impressioni dall’isola” – il @mabcentroarte presenta “Archeologia del presente – Corpo, materia, memoria”. Un percorso collettivo che intreccia scultura, pittura, fotografia e digitale per sondare i segni arcaici che abitano il contemporaneo: ferro, pietra, legno e cenere diventano tracce vive, mentre il digitale trasforma l’eredità in visione. 
🗣️ «La cultura è un mezzo di sviluppo delle comunità» afferma la direttrice artistica Nicoletta Zonchello, «vogliamo un luogo vivo, in cui arte e territorio si trasformano reciprocamente». 
📅 Inaugurazione: sabato 4 ottobre, ore 18:30. Visitabile dal martedì alla domenica, h 18–20. 
Scopri di più e leggi l’articolo completo su SHmag.it
  • 🏊‍♂️🚴‍♂️🏃‍♂️ 21 giorni, 21 Ironman consecutivi.  È la sfida che ha visto protagonista Gabriele Catta, 23 anni, atleta e studente universitario di Cagliari. Un’impresa di resistenza estrema che ha unito sport e solidarietà: ogni metro percorso è stato dedicato a chi affronta difficoltà silenziose, sostenendo ABOS e ADMISS. 💙  Numeri impressionanti raccontano il viaggio: quasi 80 km a nuoto, 3.780 km in bici e 886 km di corsa. Ma più dei dati restano le emozioni, gli abbracci e l’energia di chi ha seguito passo dopo passo questa avventura. Una storia di forza, condivisione e speranza da non perdere.  L’articolo completo con l’impresa di @gabriele_catta_01 è su SHmag.it.
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