Un viaggio nella Germania nazista attraverso gli occhi di Rosa Sauer, una donna costretta a mettere a rischio la propria vita ogni giorno per proteggere quella del Führer. “L’Assaggiatrice di Hitler”, spettacolo diretto da Sandro Mabellini e ispirato al romanzo “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino, arriva in Sardegna nell’ambito della Stagione di Prosa 2024-2025 del CeDAC.
La pièce porta sul palco la storia di dieci donne scelte per assaggiare i pasti destinati a Hitler, un incarico che le pone in una posizione ambigua: sfiorano il privilegio pur essendo costantemente esposte alla minaccia della morte. Il testo, curato da Gianfranco Pedullà e dalla stessa Postorino, esplora il senso di adattamento forzato a un’esistenza sospesa tra paura e sopravvivenza, in un contesto in cui la guerra e le discriminazioni modellano ogni aspetto della quotidianità.
Sul palco, Silvia Gallerano e Alessia Giangiuliani danno voce ai tormenti delle protagoniste, accompagnate dalla musica dal vivo di Marlene Fuochi alla fisarmonica. Le atmosfere dello spettacolo sono scandite dalle musiche originali di Francesco Giorgi, con il contributo del light designer Gianni Pollini e del sound designer Jacopo Cerolini. La scenografia è firmata da Giovanna Mastantuoni, mentre i costumi portano la firma di Veronica Di Pietrantonio.
La tournée sarda debutterà martedì 11 febbraio alle 20:30 al Teatro Comunale “Akinu Congia” di Sanluri, per poi proseguire mercoledì 12 febbraio alle 20:30 al Teatro Massimo di Cagliari, all’interno della rassegna “Il Terzo Occhio”. Giovedì 13 febbraio sarà la volta del Teatro San Giuseppe / Teatro Bocheteatro di Nuoro alle 20:30, mentre venerdì 14 febbraio lo spettacolo andrà in scena alle 21 al Cine/Teatro “Olbia” di Olbia. L’ultima tappa sarà sabato 15 febbraio alle 21 al Teatro San Bartolomeo di Meana Sardo.
Attraverso il racconto di Rosa Sauer, lo spettacolo restituisce uno spaccato della Germania sotto il regime nazista, dove la quotidianità si intreccia con il terrore. In una realtà segnata dalla guerra, il gesto più semplice, come portare il cibo alla bocca, si trasforma in un atto di estrema precarietà.