Tra verità e finzione, in un gioco di specchi fra vita e arte, Benedicta Boccoli e Lorenza Mario interpretano le “Preziose Ridicole” della celebre commedia di Molière, nella mise en scène firmata dall’attore e regista algherese Stefano Artissunch (che veste i panni del presentatore): la pièce ambientata nell’Italia degli Anni Quaranta, dove Caterina e Maddalena sono due stelle del varietà, ammirate e applaudite protagoniste di uno spettacolo in stile “Café Chantant”, debutta in prima regionale mercoledì 11 gennaio alle 21 al Teatro Comunale “Akinu Congia” di Sanluri, per approdare giovedì 12 gennaio alle 21 al Cine/Teatro “Olbia” di Olbia, venerdì 13 gennaio alle 21 al Padiglione Tamuli alle ex Caserme Mura di Macomer, sabato 14 gennaio alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania e infine domenica 15 gennaio alle 21 al Teatro Civico di Alghero sotto le insegne della Stagione 2022-2023 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna.
Focus sulle storie personali e sulla difficile carriera delle due moderne “eroine”, che cercano di affermarsi grazie al loro talento e alla loro bravura, oltre allo charme e all’innegabile bellezza, conquistando le luci della ribalta e l’affetto del pubblico: i loro “numeri” sono apprezzati perché divertenti e coinvolgenti, ma la competizione è durissima, gli spettatori e gli impresari si dimostrano spesso volubili, mentre si afferma sempre più il linguaggio del cinema, la decima musa, la nuova arte del Novecento. Nel trasportare la fortunata farsa del grande commediografo francese nella temperie culturale, politica e sociale di Roma, sullo sfondo della Seconda guerra mondiale, Stefano Artissunch si avvale di un meccanismo metateatrale, mettendo a confronto le ambizioni di due giovani provinciali, attratte dall’eleganza e dai fasti del bel mondo nella Parigi di Luigi XIV e i sogni di gloria di due soubrettes. La crudele beffa ordita da due spasimanti respinti, i quali si vendicano facendosi scherno delle due ingenue fanciulle e del loro tentativo di imitare la ricercatezza del vestire e del parlare delle grandi dame, diventa spunto per una gustosa parodia che mette in luce il genio di Molière, brillante artefice di un teatro innovativo, con il superamento delle maschere e dei caratteri della Commedia dell’Arte. Nella sua versione delle “Preziose Ridicole”, Stefano Artissunch invece punta i riflettori sul colorato mondo del varietà, per raccontare la vita quotidiana, le illusioni e il disincanto, i piccoli e grandi trionfi delle due due protagoniste – come di tanti giovani e meno giovani accorsi nella capitale e nelle grandi città con la speranza di raggiungere il successo, ieri come oggi.
Sotto i riflettori due artiste poliedriche e affermate showgirls come Benedicta Boccoli e Lorenza Mario prestano volto e voce a Caterina e Maddalena, in una pièce che alterna frammenti dello spettacolo e momenti “privati”, in un ideale viaggio dietro le quinte tra polvere di stelle e un pizzico di malinconia: una drammaturgia impreziosita da canzoni d’epoca, da “Milord” a “Ma L’Amore No”, “Maramao Perché Sei Morto” e “Amore Baciami”, che compongono la colonna sonora di un affresco del Belpaese, per un omaggio a grandi maestri, da Molière, con “L’impromptu de Versailles”, a Louis Juvet. Tra parole e note, monologhi e dialoghi, indimenticabili melodie e danze seducenti, “Preziose Ridicole” pone l’accento sul dilemma tra l’essere e l’apparire, quanto mai attuale nell’era dei social media, in cui ciascuno è chiamato a tenere una sorta di “diario in pubblico” e curare con attenzione e rigore la costruzione della propria “immagine”.

«Il preziosismo è stato un movimento sociale, morale e letterario della prima metà del XVII secolo» – ricorda Stefano Artissunch nelle sue Note di Regia: «stanche dell’impoverimento della lingua e dei costumi, le donne della nobiltà e dell’alta borghesia si incontravano nelle loro camere da letto, poi nei salotti, per parlare di letteratura, sentimenti e per condividere le loro produzioni letterarie». Tra le figure di spicco di questa corrente, che conteneva in nuce una visione protofemminista, come forma di riscatto contro le limitazioni imposte dal rango e dalle convenienze, accanto a Catherine de Vivonne marchesa de Rambouillet, creatrice di uno dei primi salotti letterari, la scrittrice Madeleine de Scudéry, nota con il soprannome di Saffo, promotrice di incontri raffinati e conversazioni erudite frequentati da illustri letterati e filosofi come Charles de Sainte-Maure, duca di Montausier; François de La Rochefoucauld; Madame de La Fayette e Marie de Rabutin-Chantal, marchesa de Sévigné; Valentin Conrart; Jean Chapelain, accanto allo storico Paul Pellisson e al ministro Simon Arnauld de Pomponne. Nelle sue “Preziose Ridicole”, Stefano Artissunch si confronta «con il tema del preziosismo che oggi definirei “la ricerca ossessiva dell’essere alla moda”, ma anche con la genesi del ridicolo in teatro; nonostante il titolo, questa ridicolaggine non è circoscritta al genere femminile ma riguarda anche tutti coloro che provano a “farne parte”, quindi Mascarillo, Jodelet e in qualche modo anche Gorgibus».
Tutta la spumeggiante “leggerezza” del varietà e la verve delle due soubrettes fanno di “Preziose Ridicole” una commedia brillante e godibile in cui – si legge nella presentazione – «si insinua una riflessione critica su un periodo difficile dell’Italia negli anni del secondo conflitto mondiale, con una società anestetizzata dalla propaganda che non si accorge che qualcosa di distruttivo è alle porte». Nel contrasto tra la drammaticità di quel che accade fuori e la vivacità di uno spettacolo d’intrattenimento, si rinnova la magia del palcoscenico, quella sospensione del tempo per cui è possibile abbandonare per un attimo problemi e preoccupazioni e lasciarsi ammaliare da una performance maliziosa e divertente, ma anche struggente o poetica.

«La messa in scena si allinea con il testo di Molière» – spiega Stefano Artissunch: «il Prezioso è Lo Spettacolo, “Lo Show” dove comici e cantanti provinciali lottano per essere all’altezza delle proprie ambizioni e per mostrare il sogno che li abita. Gli attori della vicenda sono tutti perdenti e fanno tenerezza per la smania di rimanere empatici con i personaggi che portano in scena. Questa loro ostentata empatia li conduce in realtà in una dimensione drammatica-ridicola per loro ma molto divertente per il pubblico che ride della situazione insostenibile e della sua risoluzione. Come non cogliere in tutto ciò il parallelismo con la nostra società dove i social network offrono a tutti l’opportunità e l’illusione di essere al centro di un mondo, suscitando un interesse sia pur fugace e delle reazioni senza i quali “non esisterebbero”».
«Una società delle apparenze» – conclude il regista – «dove “le persone di qualità sanno tutto senza aver mai imparato nulla”, ovvero credono di sapere ed è questo l’errore. Caterina e Maddalena attraverso il voler essere artiste esprimono il legittimo desiderio di emancipazione ed il pubblico, come spettatore di un reality-show, prova affetto per queste ragazze animate dal desiderio di apparire per esistere ma comunque profondamente fragili, umane e sempre alla ricerca di conferme-riconoscimenti, perché vittime delle loro personalità non delineate».
Una celebre commedia secentesca diventa così il “pretesto” per un moderno divertissement, un travolgente gioco metateatrale e per una riflessione sul ruolo degli artisti, sul “sacro fuoco” che li anima, la passione e l’entusiasmo oltre al coraggio e alla determinazione necessari per intraprendere una carriera nel mondo dello showbiz, alla corte del Re Sole come nella Roma della prima metà del Novecento o alle soglie del Terzo Millennio, sugli “obblighi” della civiltà dell’immagine come sul rapporto fra teatro e società.