Viaggio nell’immaginario popolare dell’Isola con “Accabadora / Mito e Realtà – Storia e reperti di un ritrovamento”, interessante saggio firmato da Aldo Cinus, Roberto Demontis, Augusto Marini e Mariano Staffa, con la preziosa Introduzione di Gianfranco Tore, pubblicato da Isolapalma (2022) e vincitore del Premio Alziator 2022, che sarà presentato stasera alle 18:00 nel Fuaié del Teatro Massimo di Cagliari, nell’incontro con gli autori coordinato dal dottor Michele Boero, sotto le insegne di Legger_ezza 2023 / Promozione della Lettura – V edizione a cura del CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna in collaborazione con la Libreria Edumondo.
Una riflessione sull’enigmatica figura cui secondo la tradizione era affidato il compito di porre fine alle sofferenze terrene e ai tormenti di una lunga agonia, attraverso un preciso rituale, tra sacro e profano, e l’uso di specifici strumenti, su cui esistono precise testimonianze, anche relativamente recenti, oltre ai reperti materiali riconducibili a una pratica che nell’arcaica società agro-pastorale anticipa il tema delicato e attuale dell’eutanasia. Una donna in cui spesso si riunivano le capacità e le conoscenze della levatrice e quelle appunto de “s’accabadora”, ovvero “colei che finisce”, il cui intervento era richiesto in circostanze particolari, quando davanti a un male grave e incurabile, lo strazio si faceva intollerabile e porvi termine diveniva un atto di pietà.
«Da tempo ci domandiamo se il mito, la tradizione, il rituale de s’accabadura siano mai esistiti, questa nostra riflessione vuole portare qualche mattoncino verso l’esistenza di una reale tradizione di facilitazione del trapasso quando questo era particolarmente doloroso e difficile» – sottolinea Mariano Staffa.
«Allo stato attuale del dibattito appare complesso affermare con certezza assoluta l’esistenza de s’accabadura, ma è difficile pure negarlo. Nel profondo del cuore non credo sia così importante sapere se nel nostro passato sia esistita una simile pratica o se ne sia sempre stato coltivato il mito.Quello che è certo, senza il men che minimo dubbio, è che per oltre venticinque secoli si è favoleggiato sull’esistenza di particolari figure che agevolavano la morte non per cattiveria o per trarne qualche vantaggio, ma solo per misericordiosa pietà al fine di abbreviare la sofferenza peri-mortale».
L’idea di una sorta di “angelo della morte” in grado di far cessare il dolore, di permettere a una persona ammalata di scivolare quietamente nel sonno eterno, risponde a un’esigenza, quasi istintiva, da parte di chi patisce, imprigionato in un corpo, lo strazio inenarrabile e insopportabile o anche dei familiari davanti al lento e devastante progredire di una patologia senza speranza alcuna di guarigione.
Quasi una necessità dello spirito, quanto la sofferenza diviene insostenibile e inutile, come una “punizione”, ingiusta e crudele, come una proiezione delle torture dell’inferno, inventare una via di fuga che restituisca a chi patisce dignità e libertà: se poi realmente si sia cercato e trovato il mondo di spezzare gentilmente il filo della vita, è un’altra storia. Il dibattito è aperto e certamente questa incarnazione delle Parche, sacerdotessa di un culto segreto, in seno a una comunità avrebbe rivestito un ruolo particolare, anelata e temuta dispensatrice di pace.
“Accabadora / Mito e Realtà” rappresenta un ulteriore contributo a un dibattito ancora in corso tra gli studiosi, tra antropologia e medicina, documentazione storica e ricerca sul campo: un saggio utile per chi voglia confrontarsi con lo stato dell’arte e le diverse tesi su un argomento complesso, con intriganti rifrazioni letterarie, cinematografiche e teatrali, che ha forti attinenze con il presente.
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.