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Io Racconto: “Jack e il mistero della notte di Halloween” di Aurora Redville

di Aurora Redville
31 Ottobre 2020
in Libri
🕓 11 MINUTI DI LETTURA
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33
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Bentrovati amici lettori,

per il nostro appuntamento di #ioraccontoaSH vi propongo una storia a tema Halloween, stasera infatti sarà la notte delle streghe e per l’occasione ho coinvolto i miei bimbi per scrivere insieme una storia paurosa. Leggetela ai vostri figli, ai nipoti o agli amichetti, per prima cosa create l’ambiente giusto: luci soffuse, una bella tazza di tè e una bella colonna sonora, abbiamo scelto delle musiche tratte dal film The Fog di John Carpenter, sotto trovate la playlist.

Vi auguriamo una buona lettura e… dolcetto o scherzetto?

Buona lettura
Aurora Redville

Jack e il mistero della notte di Halloween

di Aurora Redville

Mi chiamo Amanda Blackwood e vivo in un piccolo quartiere della città di Portland, la mia casa è vicino a un fitto bosco di Abeti di Douglas, conosco il nome perché il mio papà è un grande amante della natura e cerca di insegnare a me e mio fratello Damien tutti i nomi in latino, è una noia mortale ma almeno abbiamo la scusa di stare insieme e imparare qualcosa.

La mia casa è una grande baita di legno, sembra la casetta delle fiabe se non fosse che di sera quando fa buio ho paura di uscire fuori da sola e portare il mio cucciolo di Jack Russell per la passeggiata, Damien ha due anni meno di me, io ne ho 9 e svolgo alcuni compiti che mi sono stati assegnati dalla mamma, portare fuori Jack o dargli da mangiare sono solo alcuni, ma perché vi racconto questo?

Halloween si avvicina e io ho paura, da tre anni infatti la notte del 31 accadono strane cose, se devo essere sincera già da una settimana prima… sì, da quando tutti gli abitanti del quartiere fanno a gara per decorare i portici delle loro case.

La nostra veranda è una delle più belle, abbiamo un campo di zucche proprio in un terreno a poche decine di metri da qui e la mamma ci aiuta a decorarle per giorni: occhi a triangolo, bocche spaventose, candele fatte a mano messe all’interno di ogni zucca per avere la certezza che stiano accese tutta la notte, è davvero una bella preparazione, purtroppo però so che anche quest’anno succederà qualcosa, e io ho paura perché sono solo una bambina e i miei genitori sono andati a fare un viaggio di lavoro in Alaska e non torneranno prima di due settimane.

Ci hanno lasciato con mia zia Dafne -la sorella di papà- lei è un tipo strano, indossa vestiti coloratissimi e passa otto mesi all’anno in India, è una specie di maga, dice che fa guarire le persone col potere della meditazione, ma tutte le volte che mi mette davanti ad una candela e mi dice di fissarla io mi addormento.

Damien invece quando lei viene a trovarci ha l’abitudine di scappare in mansarda, lì teniamo tutte le cose vecchie e anche i nostri giochi per le giornate piovose, l’Oregon infatti è uno degli stati più umidi e verdi grazie alle frequenti piogge, è anche per questo che alcuni giorni sono molto tristi, a me piace stare fuori a correre e girovagare nei boschi a caccia di folletti. Con mio fratello un giorno abbiamo sentito degli strani rumori che provenivano dai rami più alti e abbiamo visto degli strani esserini, mi piacerebbe tanto conoscerne qualcuno.

Adesso sono in casa davanti al caminetto acceso, e voglio raccontarvi quando tutto è cominciato.

Tre anni fa il 21 ottobre i miei genitori ci hanno regalato Jack! È un cagnolino un po’ vivace ma il veterinario sostiene che è una caratteristica della sua razza, era la settimana delle decorazioni e i nostri vicini lamentavano la sparizione di zucche, ragnatele, ragni e ogni genere di cose. Di notte spesso Jack abbaiava e io andavo a prenderlo al piano di sotto e lo portavo nel mio letto, si calmava solo così e io mi sentivo più tranquilla.

Da due anni le cose sono peggiorate, alcuni ladri si sono introdotti nelle case lungo la strada e hanno rubato il sacco dei dolcetti che i bambini avevano raccolto la sera del “dolcetto o scherzetto” è certo che lo scherzetto gliel’hanno fatto, ma adesso ho paura che entrino anche nella nostra casa visto che non c’è il mio papà.

Capita anche un’altra cosa strana: quando i ladri entrano nelle case si spengono tutte le luci del vialetto e in casa, e al mattino devono chiamare l’elettricista per sistemare le cose.

Stavolta avevo deciso di scoprire da sola chi sono i ladri, ma temo che ci sarà più controllo con la zia in casa, si sente responsabile e non ci lascia mai da soli. Dovrò assolutamente inventare qualcosa…

Sento un rumore alle mie spalle, mi volto e vedo Jack che scodinzolando mi raggiunge sul tappeto seguito da mio fratello.

“Che fai?” domanda Damien.

“Sto pensando a un piano per venerdì notte…”

“Ma è solo tra due giorni.”

“Appunto, devo pensare in fretta.”

“Qual è il piano?” mi fissa con uno strano luccichio negli occhi.

“Pensavo che dovremo fare tutto come al solito, uscire a fare dolcetto o scherzetto con la zia, tornare a casa e fare finta di metterci a letto e poi sgattaiolare fuori.”

“Mmm”

“Che c’è?”

“Come faremo a uscire? La zia si addormenta sempre sul divano fino a tardi.”

“Sì, può essere un problema, ma stavo pensando che nell’armadietto del bagno ci sono le gocce tranquillanti che prende la mamma quando ha mal di pancia, potremmo versarne qualcuna nella sua tisana della sera ed essere così sicuri che dorma.”

“Wow Amanda questa sì che è un’idea!”

“Così noi potremo travestirci, uscire e scoprire chi sono i ladri di caramelle che si aggirano nel nostro quartiere. Ma dovremo fare molta attenzione, la zia non deve sospettare niente altrimenti salta tutto il piano.”

“Ok, giuro che non dirò niente neanche ai miei amici.”

“Soprattutto ai tuoi amici, il ladro potrebbe essere uno di loro!”

“Io penso che siano almeno in tre, i sacchi sono pesanti e per trasportarli bisogna avere molta forza.”

“Mah forse hai ragione. Comunque ho pianificato tutto: usciremo alle nove di sera accompagnati dalla zia, per fare tutto il giro delle case ci vorranno almeno due ore, prevedo di rientrare per le undici e non più tardi, la zia è fissata per le ore di sonno, vorrà metterci a letto entro le undici e mezza.”

“Quindi vuoi uscire così tardi? Noi da soli?”

“Certo, non possiamo uscire prima. E poi ci accompagnerà Jack, lui ci proteggerà.”

“Ma non è un po’ piccolo?”

“Vedrai Jack se vuole può diventare un leone!”

Mio fratello si mette a fissare il nostro cane e poi esclama: “Sarà, ma io spero di non avere bisogno di lui…”

“Siamo d’accordo quindi, non parliamone più. Venerdì risolveremo il mistero.”

Giovedì pomeriggio lo passiamo a finire le decorazioni con la zia, ci chiamano anche mamma e papà, si raccomandano di fare attenzione e tenere a portata di mano le torce elettriche in caso di guasto dell’impianto. Zia Dafne li tranquillizza dicendo che ha già messo le torce sul tavolino nell’ingresso e conferma che noi siamo bravissimi.

Venerdì 31 ottobre.

Il grande giorno è arrivato e io sono molto agitata, siamo in ritardo sulla tabella di marcia.

Ho sistemato il portico, acceso le luminarie e le candele nelle zucche con l’aiuto di Damien ma zia continua a perdere tempo, ha preparato dei biscottini a base di zenzero da scambiare con gli altri bambini, ancora non ha capito che lo zenzero fa schifo!!

È proprio fissata, dice che fa bene e quindi bisogna mangiarlo. Quante storie. Così per guadagnare tempo cerco di truccarmi da sola ma lei interviene e si mette all’opera.

“Sarai una bellissima streghetta!” mi dice con occhi fieri.

E devo ammettere che è davvero brava, il trucco è fighissimo, sembro una vecchia strega. Damien invece è Frankenstein, è davvero orribile.

Usciamo di casa alle dieci, Jack è con noi, la zia ha truccato anche lui con un bel viola su tutta la testa, e dei finti tagli sul resto del corpicino. Andiamo subito alle case più lontane nella speranza che non siano già passati gli altri bimbi, suoniamo alla prima porta e i signori Brown e la loro figlia ci fanno i complimenti per il trucco. Purtroppo hanno finito le caramelle, c’era da aspettarselo. Senza perdere tempo trascino la zia nella seconda casa quella dei signori Smith si sono trasferiti qui da poco, stessa storia: caramelle finite. Loro però sono simpatici, ma Jack sembra contrariato perché si mette a ringhiare quando ci propongono dei mandarini e frutta secca.

Alla terza casa quella degli Stewart perdo le speranze, per fortuna è rimasto qualche marshmallow e dei cioccolatini a forma di teschio, li metto nella mia zucca ancora vuota e in cambio diamo qualche biscotto allo zenzero. Damien trova per terra un sacchettino di caramelle che probabilmente ha perso qualcuno ed è tutto felice. La zia perde tempo a dare la ricetta dei biscotti alla signora così noi due e Jack andiamo da soli a bussare alla porta della gigantesca casa dei Morrow.

Il loro portico è il più bello della strada, c’è una bara vera davanti alle scale, ragnatele bianche gigantesche e uno scheletro a grandezza naturale che continua a fare una risata agghiacciante, timorosa, busso alla porta.

Viene ad aprire Alister, è il bambino più antipatico del quartiere. Io e Damien lo odiamo quasi quanto sua sorella Gretchen, lei è convinta di essere la più bella, la più intelligente, la più meravigliosa della mia classe.

Alister ci guarda con aria di superiorità ingurgitando una gigantesca barretta al cioccolato, ha la faccia tutta sporca intorno alla bocca, è disgustoso.

“Che volete?” domanda strafottente.

“Dolcetto o scherzetto?” dice Damien.

“Mi dispiace ma abbiamo finito tutto proprio dieci minuti fa…” bugiardo!

Mentre continua a fissarci arriva la zia che tutta gioviale gli chiede qualche caramella per noi, ma ripete la stessa cosa che ci ha già detto. Così voglio punirlo: “zia ti sono rimasti i tuoi buonissimi biscotti?”

Lei si illumina: “certo tesoro! Che bella idea.” E senza dire altro porge la sua zucca piena di biscotti e glieli offre. Lui ne prende in mano tre e se li ficca in bocca, ma quando inizia a masticare vedo la sua espressione di disgusto e incredulità. Diventa tutto rosso, afferra la mia zucca con dentro il mio bottino e ci vomita i biscotti.

Mi metto a urlare per la rabbia, Jack si lancia sull’orlo del suo pantalone e inizia a mordere e tirare mentre Damien lo colpisce con la sua zucca sulla testa, la zia Dafne resta a bocca aperta e poi si mette a gridare pure lei.

“Basta, basta bambini!”

Arrivano anche i genitori di Alister che domandano cosa è successo mentre io gli stacco Jack dal jeans ormai strappato.

La zia racconta l’accaduto e loro si scusano con noi, Jack continua ad abbaiare furioso quindi ci allontaniamo, ho le lacrime agli occhi per la rabbia e Damien è dispiaciuto perché ha rotto la sua zucca sulla testa di Alister e ha perso tutte le sue caramelle.

È un disastro, le sue sono andate perse e le mie sono vomitate. Dovrò buttare tutto.

Jack è strano, cammina e ringhia allo stesso tempo non l’ho mai visto così arrabbiato. La zia ci riporta a casa senza dire una parola.

Quando siamo in salotto esclama: “quel bambino è un mostro! Ha vomitato i miei biscotti.”

“Ha vomitato sulle mie caramelle.” Aggiungo io.

“Ho rotto la mia zucca sulla sua testa dura.” Dice Damien divertito, e Jack lancia un ululato.

“Bambini mi dispiace così tanto, domani vi porterò Al paradiso della caramella (il nuovo negozio) e potrete scegliere tutto quello che volete!”

“Non importa zia, non è colpa tua.” ammetto.

“Adesso vi strucco e poi andiamo a dormire.” Sorride dolcemente, la zia è davvero buona.

La convinco a preparare la tisana e berla insieme sul divano, poi come d’accordo strizzo l’occhio a Damien che le chiede del miele e mentre va in cucina a prendere il barattolo io metto dieci gocce di tranquillante nella sua tisana.

È fatta! Bisogna solo aspettare che facciano effetto. Beviamo la tisana e poi andiamo nel nostro letto, spengo la luce e sotto le coperte accendo la mia torcia a led per leggere e non addormentarmi. Dopo mezz’ora di orologio mi alzo e in punta di piedi vado a chiamare Damien, è nel suo letto mezzo addormentato ma appena lo tocco scatta sull’attenti.

“Andiamo, prendi la giacca.” Dico sottovoce.

“Ok sono pronto.”

Quando scendiamo nel soggiorno la zia dorme sul divano e russa rumorosamente, mi avvicino per controllare e una bolla di saliva le esplode nella bocca, faccio un salto per lo spavento e lei quasi si sveglia, mi acquatto ai piedi del divano e Damien fa lo stesso, non deve assolutamente vederci. Si gira su un fianco e riprende a russare.

Chiamo Jack sottovoce ma non arriva, dev’essersi addormentato da qualche parte. Prendo la torcia blu sul tavolino e do la mia a Damien, senza fare rumore andiamo sul retro e usciamo dalla porta della cucina, la richiudo alle mie spalle e faccio un sospiro di sollievo.

“Ok andiamo.”

“Da dove cominciamo?” chiede mio fratello.

“Dalla casa dei Morrow, l’anno scorso non l’hanno svaligiata quindi è probabile che vadano lì.”

“Ok, andiamo.”

Passiamo dal bosco, è meglio non farci vedere sul marciapiede. Sento il mio respiro e quello di mio fratello, un silenzio quasi assoluto se non fosse per il suono inquietante della risata dello scheletro in lontananza. Se i miei genitori sapessero che siamo usciti di casa da soli, di notte… credo che ci metterebbero in punizione fino al diploma.

Passando davanti casa dei Brown sentiamo dei rumori sul portico e improvvisamente tutte le luci si spengono, Damien si spaventa e mi abbraccia così ci mettiamo dietro a un albero per osservare nell’ombra. Purtroppo, non si vede niente sentiamo solo dei passi vicini, punto la mia torcia ma è troppo tardi non riesco a vedere nessuno, è andato dietro la casa e si è disperso nel bosco.

Restiamo in attesa qualche minuto, ci spostiamo vicino alla casa dei Morrow che è ancora illuminata e poi sentiamo uno strano fruscio tra i cespugli, restiamo immobili, vediamo qualcosa di piccolo che si muove sul portico e poi improvvisamente succede la stessa cosa: le luci si spengono.

“Hai visto? L’ha fatto di nuovo, come facciamo a scoprire chi è? Siamo troppo distanti.”

“Damien te la senti di avvicinarti? Sono sicura che scapperà dal retro, ha fatto così anche prima.”

Purtroppo, arriviamo tardi, troviamo davanti alla porta sul retro delle caramelle sparse qui e là, probabilmente le hanno perse trascinando il sacchetto, sono tantissime e Damien ne prende qualcuna e la mette in tasca.

“Presto muoviamoci, andiamo a casa degli Stewart se non mi sbaglio sarà la prossima.”

Certo che è davvero strano, due delle tre case dove siamo passati sono state svaligiate. Avevano detto di non avere più caramelle invece… il mistero si infittisce!

Corriamo dagli Stewart e stavolta ci nascondiamo sul portico, da qui riusciremo a vedere il ladro.

Dopo circa dieci minuti perdo le speranze ma poi sentiamo un rumore: dei passi sul vialetto, stropiccio gli occhi perché penso di avere le allucinazioni…

Sto per chiamarlo ma Damien mi tappa la bocca: “shhh, aspetta vediamo che succede.” Annuisco e trattengo il fiato.

Sotto i nostri occhi Jack si avvicina alla gigantesca ciabatta dove sono allacciate tutte le luminarie e rosicchia finché un corto circuito fa saltare la corrente, poi al buio va sul retro, lo seguiamo facendo pianissimo, la luce della luna illumina tutto, si introduce nella casa dalla gattaiola della porta sul retro e dopo circa un minuto lo vediamo sgattaiolare fuori con il sacco delle caramelle. Con la bocca lo trascina dai lembi, è pienissimo ma lui riesce a portarselo via, semina qualche caramella lungo la strada e poi sparisce.

Io e Damien restiamo a bocca aperta per la scoperta e poi lo seguiamo, passa dal bosco e arriva fino a casa nostra ma anziché passare dalla sua gattaiola nella porta si dirige al portellone della cantina che è semi aperto e si intrufola.

Adesso abbiamo capito il suo modus operandi, bisogna scoprire dove mette le caramelle.

Entriamo nella nostra cantina ma stavolta voglio beccarlo in flagrante così accendo la luce e chiudo la porta alle nostre spalle. Sentiamo dei rumori ma non lo vediamo, seguiamo le tracce di caramelle sul pavimento e ci portano fino alla legnaia, lì dietro ben nascosto c’è Jack sopra quattro sacchi di caramelle.

Ci guarda con aria di chi la sa lunga e poi prende in bocca due caramelle e ce le porta.

Il mio cane è un genio!

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Aurora Redville

Aurora Redville

Scrittrice, bookinfluencer, blogger e autrice del romanzo “L'effetto Grant”. Nata e cresciuta in Sardegna, vive in Valsesia in una casa ai confini del bosco con il compagno, i due figli e il suo cane Ohm. Le sue più grandi passioni sono la scrittura, il mare, la pittura e il cinema. Tutto è possibile è il mantra che si ripete ogni giorno.

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