Aut Aut è Andrea Biondi vibrafono + live electronics e Jacopo Ferrazza contrabbasso + live electronics. Il progetto scaturisce da affinità elettive maturate inconsapevolmente nell’arco di oltre 10 anni di amicizia e di musica condivise.
Aut Aut vuole essere un punto di vista trasversale sul significato di fare musica nel terzo millennio. Una personale ricerca sulla sottile linea della storia che ci rende “figli” di Perotinus e “padri” delle “macchine virtuali”, in una linea retta temporale che non ha soluzioni discontinuità. Aut Autpone attenzione particolare al’900 dal quale attinge con una lente d’ingrandimento, destrutturando ulteriormente quello che Ligety e Bartok maneggiavano, intorno al più ampio concetto di tonalità, utilizzando improvvisazione ed elettricità come elementi strutturali e significanti.
Aut Aut sente il bisogno di produrre una composizione, sia essa meditata o estemporanea, per ri-formalizzare il concetto di “opera d’arte totale” dove gli steccati delle categorie impongono soltanto illogiche restrizioni.
Aut Aut come flusso di coscienza… In questa metafisica della tecnologia, la macchina è separata dal corpo, la cultura dalla natura, e tutto ciò porta inevitabilmente al veloce perfezionamento delle tecnologie a discapito del lento cambiamento dell’uomo stesso che, nell’epoca odierna, si trova a dover fare i conti con la perfezione delle proprie creazioni e all’imperfezione della biologia che lo contraddistingue.
Calcolatori perfetti contro una mente più lenta, macchine ultrapotenti di fronte alla fragilità del corpo. L’uomo si vergogna della propria insufficienza al cospetto della straripante perfezione delle macchine che costruisce. La cultura supera la natura, come dice Anders… «La vita si adorna del lucente cellophane della “serena apparenza”» tanto più vige per l’arte il dovere inderogabile di «essere “seria”» Günther Anders.
Il primo singolo estratto dal progetto è “Groovy”, un brano che parte dall’idioma jazzistico dell’improvvisazione e si trasforma in un’elettronica contemporanea dal sapore “tribal”. Di “Groovy” è stato realizzato anche un videoclip in cui viene rappresentato, attraverso un lavoro di composizione e decomposizione di materiale reperito dal web, un mondo distopico e ricco di contraddizioni.
Il secondo singolo è “Tia Mak”, un brano molto diverso rispetto a “Groovy”. L’elettronica viene quasi abbandonata per fare spazio a un lungo assolo di piano dal gusto malinconico, che viene “assaltato” da un mood molto più rock. Con la stessa tecnica di “Groovy”, anche di “Tia Mak” è stato realizzato un video, in cui il pubblico viene guidato sullo stesso piano interpretativo degli artisti.