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SIKI. La libertà di non crescere

di Marco Scaramella
25 Giugno 2018
in Musica, People
🕑 4 MINUTI DI LETTURA
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SIKI. La libertà di non crescere

Siki - Foto Valentino Congia

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Dopo due anni di assenza, i Sikitikis tornano con un nuovo lavoro, una nuova formazione e anche un nuovo nome: Siki. Il singolo Hai ragione anche tu, rilasciato lo scorso 13 aprile e disponibile su tutti gli store digitali, annuncia un nuovo album che arriverà entro fine anno, per Bianca Dischi e distribuito da Artist First. Il disco sarà seguito da un tour, che porterà i Siki in concerto, in giro per tutta l’Italia. Questo processo di rinascita ed evoluzione era già in atto, ed è stato, in qualche modo, annunciato dal precedente album Abbiamo perso, uscito nel 2016. Abbiamo fatto una bella chiacchierata con Alessandro Spedicati (alias Diablo) che ci ha raccontato qualcosa su questo nuovo corso artistico e sulla nascita dei Siki.

Quali sono state le tappe fondamentali dei Sikitikis?
La nostra è una storia quasi ventennale. Abbiamo iniziato nel 2000 come progetto di musica da sonorizzazione, all’interno del quale producevamo colonne sonore e musiche da film. Qualche anno dopo, nel 2003, abbiamo iniziato a lavorare prendendo una direzione più pop. Nel 2005, inizia la nostra vera carriera discografica: abbiamo fatto due dischi con Casasonica ed altri due dischi con Infecta che è un’etichetta indipendente. Ora, dopo aver fatto 500 concerti e 5 dischi, siamo arrivati a questo nuovo corso con un nuovo lavoro, in cui il nostro nome viene accorciato in Siki.

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Avete accorciato il vostro nome in Siki. Perché e perché ora?
Perché ci sembravano maturati i tempi per farlo. È una cosa che avevamo in progetto già da tempo, anche perché il nostro nome ci suonava un po’ complicato da pronunciare, quindi avevamo da sempre la voglia di semplificarlo. Abbiamo approfittato anche del fatto che, con l’ingresso di un nuovo elemento nel gruppo, è cambiato completamente il metodo di lavoro. Così, con il progetto che ha preso una nuova piega, abbiamo deciso che era giunto il momento che, anche il nome, rispecchiasse questo tipo di cambiamento.

Come è cambiato il modo di approcciare il vostro lavoro?
Se prima lavoravamo come una band vera e propria, con gli strumenti alla mano ed entrando in studio una alla volta, per lavorare ognuno sulla propria parte, oggi il lavoro è meno schematico e più organico. Si lavora completamente in box, esattamente come si produce l’hip hop o la musica elettronica. Si registra in tempo reale mentre si mixa. Oltre ad essere un lavoro più dinamico, moderno ed elastico, che dà la possibilità di cambiare arrangiamento in breve tempo, questo ci ha portato un suono più fresco e più attinente a quello che possiamo fare oggi.

In che modo i Sikitikis influenzano, oggi, i Siki?
Quello che unisce queste due fasi dello stesso progetto, è sicuramente la scrittura. Entrambe le fasi si sviluppano attorno alla creazione della forma canzone, che è la ricerca dell’equilibrio perfetto all’interno di quelli che sono le strofe ed i ritornelli. Ciò che unisce queste due fasi del nostro percorso artistico, quindi, sono sia la scrittura dei testi che il modo che abbiamo di approcciarci ad essa. Un altro elemento di unione, sta nel fatto che abbiamo sempre avuto un focus molto mirato sulla singola canzone. Ogni pezzo vive e viene sviluppato come un mondo a sé.

 

Siki – Foto Valentino Congia

 

Hai ragione anche tu è il primo singolo che annuncia il nuovo album. Di cosa parla e come nasce?
L’intenzione è di raccontare la mia generazione, quella nata negli anni ’70 e cresciuta negli anni ’80, che è una generazione alla quale è stato impedito di crescere. La nostra generazione in qualche modo non ha avuto i mezzi per assumersi delle responsabilità, come è stato per i nostri genitori o addirittura per i nostri nonni. Questo, come tutte le cose negative, ha avuto un risvolto positivo perché nel mio caso, e nel caso di molti come me, ho deciso di vivere libero senza il peso di certe responsabilità, assumendomene però delle altre, come quelle di scegliere di fare un lavoro creativo o autonomo. La volontà è quella di provare a realizzare i propri sogni, perché in qualche modo si avverte che non si ha nulla da perdere. Quindi questa ammissione di non essere cresciuti, e probabilmente di non crescere mai più, e di essere destinati in maniera definitiva a questa sindrome di Peter Pan, è l’argomento cardine. Per tutta la vita ci siamo sentiti dire che avremmo dovuto crescere, che eravamo troppo grandi per continuare a fare la vita che facevamo. Hai ragione anche tu è l’ammissione di questa verità: la nostra generazione è stata la prima ad acquisire la possibilità di non crescere, e noi l’abbiamo trasformata in un diritto, in una forma di libertà.

Ci son stati dei cambiamenti anche nella formazione. Cosa aggiungono al progetto?
Il cambiamento più importante è l’ingresso in pianta stabile di Samuele Dessì che è entrato come chitarrista però, pur essendo un musicista eccelso, è ancor più bravo come produttore. Questo non solo ha enormemente incrementato le potenzialità del progetto, ma ha anche permesso quel cambiamento nel modo di lavorare di cui parlavamo prima. Molti ci chiedono come mai nella foto siamo in tre, o che fine abbiano fatto gli altri membri storici. Diciamo che i tre elementi che si vedono nelle foto, sono quelli che lavorano concretamente alla produzione del disco, ma i musicisti che saliranno sul palco saranno molti di più, compresi Sergio (Sergio Lasi) e Zico (Enrico Trudu). Potrà accadere che se verrete a vedere tre concerti dei Siki la prossima estate, potrete vedere anche tre formazioni diverse.

Dacci qualche anticipazione sul nuovo album. Cosa ci dobbiamo aspettare?
L’unica cosa che posso dire è che mi viene voglia di farlo uscire con la copertina nera. Vorrei fare un black album. Vorrei che fosse senza un titolo e con una copertina impersonale, che restituisse questo modo un po’ fuorimoda di fare i dischi. Mi piacerebbe che uscisse in vinile completamente nero. Forse anche solo per il gusto di dire “l’ho fatto”. Per il resto, stilisticamente sarà un disco che, mi auguro, farà discutere chi ci conosce già, e che spero possa avvicinare al nostro mondo chi non ci conosce. Mi auguro che colpisca la pancia, al punto da spiazzare chi si aspetta qualcosa da noi. Sono disposto anche a scontentarlo.

Avete già in programma dei live?
Si, il 30 giugno ci sarà il recupero della serata del Poetto Fest. Poche ore dopo saremo a Borutta insieme ai Tamurrita.

Ringraziamo Alessandro Spedicati per la sua disponibilità, e vi ricordiamo che potete seguire tutti gli aggiornamenti riguardo i prossimi appuntamenti live o le news sull’uscita del nuovo album, sulla pagina Facebook.

Tags: Alessandro SpedicatiCagliarimusicaSIKI
Marco Scaramella

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