“Tutto serve”. Queste due parole, che ritornano più volte nel nostro incontro con la cantante algherese Franca Masu, hanno un profondo significato. Costituiscono, infatti, una sorta di leitmotiv nella sua concezione della vita ed è per questo che abbiamo scelto di inserirle in apertura. Chiacchierare con Franca Masu, proprio come ascoltare una sua canzone, regala una serie di emozioni che nascono da quel mix di semplicità e meraviglia tipico di chi affronta l’esistenza alla maniera di un bambino. «Pensano tutti che io sia molto superba, inarrivabile, inavvicinabile», ci dice. «Che me la tiri molto, insomma. Invece non è così: credo anzi che se non ci si prendesse un po’ in giro la vita sarebbe una noia mortale, pesante e insopportabile».
Iniziamo a conversare in un caratteristico locale sui bastioni algheresi dove, naturalmente, è conosciutissima e molto ben voluta. Considerando dove abita, è praticamente di casa. Alcuni scatti rubati del nostro fotografo sembrano intimidirla ma per i vicoli pittoreschi e misteriosi della città vecchia, mentre parla della sua vita, ritrova tutta la sicurezza di una consumata artista da palcoscenico.
Prima di cantare hai insegnato. Com’è stato il passaggio da una professione all’altra?
È stato curiosamente naturale, se vogliamo dire così, perché durante il periodo dell’insegnamento cantavo già. A quel tempo facevo serate jazz. Con i musicisti abbiamo iniziato nel 1995 e io ho insegnato fino al 2003 tra Sassari, Porto Torres e Alghero. Andavamo a fare le serate ma poi era abbastanza difficoltoso tornare a scuola l’indomani mattina. Inoltre la mia passione per la musica era tanta, non mi abbandonava mai. Così, anche su suggerimento di mio marito, pensammo che era meglio lasciare il jazz per dedicarci a qualcosa di originale. Guardandoci un po’ intorno capimmo quanta ricchezza offriva il luogo in cui si viveva. L’algherese non lo parlavo per cui l’ho dovuto studiare; è stata una scommessa per me. Dico sempre che la considero una scommessa vinta sotto il punto divista del mio arricchimento personale, perché mi ha dato tantissimo e mi ha avvicinato molto al territorio, alla mia gente, all’habitat e a quella che è la cultura di questa città.
Ci sono momenti, situazioni e luoghi che ti ispirano maggiormente nel creare e nello scrivere?
Sì, ci sono certe ore del giorno, c’è il tramonto, c’è l’ora in cui esco per dedicare un po’ di tempo a me stessa e faccio una passeggiata lungo i bastioni… magari quando non c’è tanta gente. Anche per questo l’autunno è la mia stagione preferita e qua è abbastanza lungo. C’è una luce diversa, tutto prende un altro riflesso.
Quanto allo scrivere, lo faccio anche nei posti più impossibili. In aereo mentre viaggio, o magari mentre guardo un film e mi viene in mente una piccola cellula di idea che subito sviluppo assentandomi dalla visione. Ultimamente privilegio molto il momento della notte. Ad ogni modo ho pensato di sistemarmi una bella scrivania davanti alla finestra, visto che abito davanti al porto. Una bellissima fonte di ispirazione.
Ancora, se il musicista mi offre una piccola melodia, magari mettendo semplicemente insieme una progressione di accordi con la chitarra, la salvo nel telefono e la ascolto sempre, la canticchio e così mi viene, diciamo così, una suggestione visiva. In quella suggestione ambiento la canzone. Trovo molto simpatico il fatto che mio marito non capisca talvolta le canzoni che scrivo perché vorrebbe collocarle in qualche ambito, invece sono soltanto suggestioni che io vivo e adatto. Per questo ascolto ogni cosa. Tutto serve. Sono una grande osservatrice. Capita che, per caso, mi passi qualcuno accanto dicendo una frase: anche da quella piccola cosa parto per creare storie tutte mie.
C’è un aspetto privato della tua vita che ti va di condividere con noi?
La mia passione per la cucina. Se non avessi cantato avrei aperto una trattoria (ride). Si vede, infatti, che non faccio niente per tenermi in linea ma mi piace moltissimo anche solo l’atto di portare il cibo in tavola agli amici, di offrire qualcosa preparato da me. Lo vivo come un gesto d’amore, è più bello di una canzone. È una ricchezza infinita, un saper e poter inventare, anche al momento, un piatto per le persone che amo e che accolgo nella mia casa: per me è un gesto meraviglioso. Attraverso il cibo passano tante cose come il nostro capirci, l’intenderci, le attitudini che abbiamo. Intorno a un piatto nascono progetti, nascono idee nuove, anche dischi.
A proposito, che musica ascolta Franca Masu?
Ascolto un po’ di tutto sia perché, come ho detto, sono una persona molto curiosa e sia perché avendo dei figli giovani mi costringono a degli ascolti incredibili. Mia figlia trova certe novità discografiche che io non saprei neanche come definire, eppure devo ammettere che sono interessanti. Ogni settimana c’è qualcosa di nuovo e a lei, che è un’altra fagocitatrice di musica, non sfugge nulla. Mio figlio, invece, vive e lavora a Londra dove, oltre al suo lavoro di parrucchiere, fa proprio il musicista. Ho scoperto da poco che ha remixato sette brani miei in chiave techno. Non ho idea di che cosa ne sia uscito ma so che pensa di metterli online tra poco.
Quali sono i prossimi progetti musicali?
Intanto il grande concerto con Eugenio Finardi, il 29 giugno per JazzAlguer, il Festival ideato e diretto da Paolo Fresu che ci ha voluto proprio per questo incontro. Il concerto, infatti, si chiama non a caso “L’Art de l’Encontre”, ovvero l’arte dell’incontro tra jazz e canzone appunto. Tra i miei lavori e le canzoni di Eugenio si assisterà a una fusione tra due stili: a due mondi, due volontà, insomma a due modi di concepire la musica e le sonorità legando il tutto, naturalmente, a questa terra che sarà il trait d’union per noi. Una terra che ama molto Eugenio, che lo ospita ogni anno da tantissimo tempo, e con la lingua sarda che sarà anche una maniera per incontrarsi sul fronte lessicale attraverso alcuni dei suoi brani, ma preferisco non svelare quali. Sto anche cercando di convincerlo a cantare qualcosa in algherese per l’occasione.
Ho poi in programma alcuni concerti sparsi per la Sardegna nel corso di tutta l’estate.
Infine il disco nuovo, che è tutto nel mio cuore e nelle mie volontà. Le canzoni sono pronte e sono, secondo me, anche molto interessanti. Ho scritto diverse cose quest’anno, oltre al fatto che mi piacerebbe fissare anche un paio di cover nella memoria, diciamo così, della mia traiettoria musicale. Spero di riuscire a chiudere il discorso produzione con uno sponsor che sto veramente cercando perché c’è bisogno di un piccolo sostegno per la parte iniziale.