Jeremy Dutcher – il cantante Two-Spirit di formazione classica, compositore, attivista e membro di Neqotkuk (Tobique First Nation) nel Canada orientale – ha pubblicato il suo secondo album “Motewolonuwok”.
Two-Spirit, è il termine pan-indigeno per discutere le identità interconnesse e intersecanti di genere, sessualità e cultura per coloro che potrebbero altrimenti essere identificati sia come LGBTQ+ che come indigeni.
Il nuovo disco è stato anticipato dal singolo “Pomawsuwinuwok Wonakiyawolotuwok” – che si traduce in “Il popolo si sta ribellando” è una “canto di resistenza per tutte le voci”. Jeremy ha affermato sulla canzone e su come è nata: “Ispirato a una melodia tradizionale Wolastoq che viene ampliata, questa canzone avrebbe dovuto essere sul mio primo disco, ma non sono mai riuscito a trovare un modo per rendere giusto il ritornello. Volevo scrivere una canzone che fluisse tra la lingua wolastoqey e l’inglese, nella speranza di chiamare più persone possibili al tavolo a testimoniare l’ascesa”.
Il video che accompagna il singolo è stato diretto da tranquilo e Jeremy Dutcher durante il Tobique Neqotkuk Annual Pow Wow “in sostegno, collaborazione e celebrazione con le comunità Wabanaki”, dice tranquilo. “Riuniti su pellicola 16mm e in piena fioritura; la promessa di un futuro collettivo, la lingua wolastoqey, lo spazio Two-Spirit. Restituiteci la terra. È stato un onore essere tra i battiti del cuore delle vostre comunità”.
“Motewolonuwok” rappresenta un’esplorazione commovente e radiosa dell’indigenità contemporanea e del posto che lui occupa al suo interno, attraverso quello che è il suo lavoro più ampio finora.
Il nuovo album segna anche la prima volta che Dutcher scrive e canta anche in inglese. Un potente invito alla guarigione e alla comprensione collettiva: “Una lingua condivisa è un dono meraviglioso, con una ragione complessa”.
Queste nuove canzoni cantate in inglese sono un modo di rivolgersi direttamente ai nuovi ascoltatori mentre l’utilizzo della lingua madre è rivolto ai coloni, una linea di comunicazione diretta che cerca di trasmettere le storie di guarigione, resilienza ed emergenza della sua comunità a chiunque voglia ascoltare.
Le canzoni così reinterpretate catturano drammaticamente la bellezza della resilienza della comunità indigena al dolore e al trauma.
“Motewolonuwok” risuona di un’orchestrazione dinamica e della drammaticità intrinseca del pianoforte a coda, ricordando una lunga serie di artisti che hanno ribaltato l’establishment classico per offrire composizioni moderne: luminari come Julius Eastman, Perfume Genius, Arthur Russell, Beverly Glenn-Copeland e Merce Cunningham.
Più intimo ed espansivo di qualsiasi cosa Dutcher abbia creato prima, “Motewolonuwok” supera il confine tra narrazione e composizione sia come disco di protesta che come esplorazione di sé. Questo è pop sperimentale come medicina correttiva: un’esperienza provocatoria, curativa e queer che riempie ogni ascoltatore di potere e saggezza.