I Nakhash nascono nel 2014. Si incontrano ad un bar di Asti e decidono di dar vita al progetto: portare sui palchi i loro inediti. Nel primo anno di vita vincono il San Jorio Festival, seguito da un primo tour sui palchi di Collisioni, Asti Musica, Hiroshima Mon Amour e Viper. Attraverso l’Emergenza festival si presentano sul palco dell’Alcatraz come una delle migliori quattro band italiane nella musica emergente.
Seguono collaborazioni importati, fra queste il lavoro con Stefano Verderi, chitarrista delle Vibrazioni, e da qui il passaggio all’italiano. Si delinea un sound grezzo, l’anima è rock, sporcata da contaminazioni pop, alt e indie, testi evocativi e introspettivi, narrazioni in soggettiva che giocano sulla provocazione. A marzo 2020 esce Iconoclasta, presentata alla scena torinese e primo passo di un progetto che ha preso vita attraverso la collaborazione con Fabrizio Panebarco della Pan Music Production.
I Nakhash sono: Elisabetta Rosso: voce, chitarra ritmica, synth; Riccardo D’Urso: chitarra solista, seconde voci; Simone Bussa: basso; Leonardo Rigamonti: batteria.
Melancolia ha origine durante il primo lockdown. Nasce, come dichiara la band “un po’ come tutti gli altri pezzi, da una specie di mal di pancia che deve essere tradotto in qualcosa da concreto, così chitarra in mano si butta giù il riff e i primi stralci di testo”. “Il sound rimane grezzo, le atmosfere tarantiniane. Il testo vuole raccontare una situazione in modo estremamente personale. La reclusione diventa il tema centrale, e abbiamo voluto rappresentarla a modo nostro. Non ci sono mascherine o canti dai balconi.”
“Personalmente” dice Elisabetta “ho sempre avuto problemi con i vincoli e la pandemia è stata anche da questo punto di vista una prova, Melancolia la racconta. Ma racconta soprattutto il desiderio di libertà, di trasgressione, macchiato inevitabilmente dalla malinconia, intesa proprio come quell’umore nero opprimente. Da qui l’idea del videoclip di diventare zebre per rappresentare visivamente la dicotomia, fra il desiderio: il bianco, i progetti, la fuga, la libertà, e il nero: quella malinconia di cui si parlava prima. Tutto diventa un racconto di possibilità, un modo per fuggire alla noia con un tono un po’ irriverente che alla fine appartiene al nostro universo“.